LTDL 2017. POZZATO: «La gamba c'è». AUDIO

PROFESSIONISTI | 23/02/2017 | 08:32
Filippo Pozzato è arrivato davvero a un soffio dalla vittoria nella tappa che aveva segnato sul proprio calendario, quella più lunga del LTdL 2017, da Jerteh a Gerik per 208 km con due impegnative salite. Una caduta al km 0 l’ha penalizzato (oltre che ferito al volto e alla mano), ma il morale è risollevato per aver avuto conferma di una condizione già buona e in crescendo.

Lo abbiamo intervistato pochi minuti dopo la fine della frazione. Il viso ancora ferito e sanguinante soprattutto sul mento, la mano tumefatta e gonfia in corrispondenza dello scafoide. Qui sotto le sue risposte, a fondo articolo il file audio da ascoltare.

La tappa è partita poco bene, ma è finita un po’ meglio

«Sì, non proprio benissimo. Purtroppo la caduta non ci voleva, ho la mano gonfia e spero non ci sia niente di rotto. Ero in fondo al gruppo per non rischiare niente, credo avessi soltanto quattro corridori dietro: quello 3 metri sulla mia sinistra deve aver preso con la ruota un occhio di gatto a bordo strada e ha perso la presa sul manubrio entrandomi in pieno sulla ruota anteriore. Non mi sono nemmeno accorto di cadere».

Sei ferito sul volto

«Sì, ho preso una bella botta in testa e per 20 minuti non ero proprio lucidissimo. Ho battuto anche il mento, ma soprattutto la mano che mi fa più male proprio dove c’è lo scafoide che mi ero già rotto. Però non dovrebbe essere niente di grave. L’importante è però che di gambe stia bene: ieri, dopo il lungo viaggio, non ero al meglio, ma oggi mi sentivo molto meglio».

Raccontaci la corsa di oggi e la volata

«Probabilmente serviva una corsa più dura per le mie caratteristiche però va bene, ci sono altre sei tappe e spero di poter fare qualcosa di buono. Non volevo fare la volata, perché sapevo che McCabe e Gibbons erano più veloci di me. Volevo partire ai -700 metri perché mi ero informato in ammiraglia sul finale e il massaggiatore me l’ha descritto alla perfezione. La UHC è stata molto brava, perché ai -1300 metri si sono messi a tirare molto forte e non c’era spazio per tentare. Gli ultimi 400 metri erano leggermente in discesa e per fortuna avevo il rapporto giusto perché avevo montato il 54 che era perfetto per questo sprint. Ai -150 ho affiancato McCabe, lui mi ha portato verso la transenna e, anche se non ho frenato, ho tentennato un attimo perché non sono coraggiosissimo su questi finali e sono stati alla fine quei 10-15 centimetri che mi sono mancati sul traguardo. Ma ci sta, sono più veloci di me, l’importante era esserci perché so che sto bene ma devo ritrovare confidenza con il finale, con tutta la tensione per tenere le ruote. Dunque va bene così, vediamo il lato postivo».

A questo punto puoi fare un pensierino alla tappa “regina” del LTdL dato che la salita non è durissima e può adattarsi alla tua attuale condizione?

«Mi hanno riferito che la tappa non è durissima, io credo che i favoriti sono i due colombiani della Androni, in Argentina andavano davvero forte. Proverò, non mi precludo niente, ma vincere in salita sarebbe difficile perché non sono ancora al 100% e non sono come quando arrivai secondo dietro Di Luca al Giro del Lazio su quell’arrivo in sù. Rimarrò con i piedi per terra e cercherò di fare qualcosa di buono nelle altre tappe, magari cercando un attacco all’ultimo km, mi piacerebbe davvero, per prendere più confidenza visto che negli sprint ho un po’ di paura e negli ultimi anni non li faccio più. Ma la gamba c’è ed è la cosa più importante».

Da Gerik, Diego Barbera

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