PROFESSIONISTI | 01/02/2017 | 12:40 Con una decisione che ha sorpreso i suoi stessi colleghi (da lungo tempo è prezioso collaboratore dei nostri Roberto e Luca Bettini) e i molti team con cui collabora - decisione tipica di un tipo estroso come lui - il fotografo Graham Watson ha deciso di chiudere la sua carriera al seguito delle gare del grande ciclismo professionistico. Per oltre 30 Graham ha raccontato con le sue immagini le corse in giro per il mondo, in sella alla sua moto ha vissuto momenti esaltanti e tragici nel cuore del gruppo, ha immortalato campioni e imprese.
Divertente il saluto che Graham ha postato su internet e che vi proponiamo: «Non sono più un fotografo del ciclismo. Dopo 45 anni di professione e 38 di ciclismo, il Tour Down Under è stata la mia ultima corsa. Avevo detto che avrei smesso a 60 anni e così ho fatto. Perché a sessant’anni mi resta la possibilità di scoprire altre cose nella vita. Sono in pensione, vi scrivo seduto sul nostro terrazzo che domina la baia di Tasman a Nelson, Nuova Zelanda, un bicchiere di Sauvignon Blanc in mano, del tutto in pace con il mio nuovo stile di vita.
Dal momento in cui ho colto, con un colpo fortunato, Eddy Merckx sugli Champs Elysees nel 1977 - un colpo che ha aperto la mia carriera e mi ha permesso di vincere un piccolo premio in unconcorso indetto da quello che oggi è Cycling Weekly - all’'attacco con cui Richie Porte ha vinto il Tour Down Under in Willunga Hill, la mia carriera è stata una lunga, ininterrotta, divertente, indimenticabile, emozionante. Ho fotografato Bernard Hinault, Laurent Fignon, Greg Lemond, Stephen Roche, Eric Vanderaerden, Pedro Delgado, Robert Millar, Sean Kelly, Phil Anderson, Mario Cipollini, Miguel Indurain, Tony Rominger, Bjarne Riis, Laurent Jalabert, Jan Ullrich, Chris Boardman, Erik Zabel, Marco Pantani, Stuart O'Grady, Johan Museeuw, Lance Armstrong, Paolo Bettini, Robbie McEwen, David Millar, Tom Boonen, Fabian Cancellara, Cadel Evans, Mark Cavendish, Alberto Contador, Bradley Wiggins, Vincenzo Nibali e Chris Froome...
Chi è stato il mio ciclista preferito, spesso mi chiedono? Io dico Sean Kelly. E poi Indurain è venuto vicino, davanti a Fignon, Ullrich, Armstrong, Delgado e Wiggins. Sì, Wiggins, il più enigmatico di tutti, ma di gran lunga il ciclista di maggior talento che abbia mai fotografato. E in pista? Come scegliere tra Danny Clark, Connie Paraskevin, Tony Doyle, Erika Salumae, Koichi Nakano, Lutz Hesslich, Sergei Kopylov, Urs Freuler, Michael Hubner, HH Oersted, 'Eki' Ekimov, Jens Feidler, Bruno Risi, Shane Kelly, Jens Lehmann, Florian Rousseau, Felicia Ballanger, Marty Nothstein, Arnaud Tournant, Chris Hoy, Victoria Pendleton, Anna Meares, Laura Trott e Jason Kenny? E allora dico le donne: Connie Carpenter, Jeannie Longo, Leontien Van Moorsel, Nicole Cooke, Elizabeth Armitstead e - senza dubbio la più grande di tutti - Marianne Vos.
Mi mancheranno le gare, ma non tutte. Mi mancheranno le classiche come la Omloop, Strade Bianche, E3, Wevelgem, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia. Ma mi mancheranno anche le corse a tappe, soprattutto la Parigi-Nizza, il Giro, Vuelta, Romandia e Svizzera. Il Tour no, è diventato un colosso claustrofobico che non è più divertente. Più che le gare, penso che mi mancherà il divertimento del pianificare il viaggio, delle avventure, della ricerca di un buon pasto e del buon vino, l'intimità di una serata passata con autisti e motociclisti, o il cameratismo con i colleghi quando la pioggia ci bersaglia e tutti abbiamo lasciato la mantella e le protezioni per le macchine in albergo. Se ho seguito alcuni dei più grandi campioni lungo tutta la loro carriera, smetto senza sapere dove arriveranno Esteban Chaves, Caleb Ewan o Fabio Aru, o quale dei fratelli Yates arriverà più in alto. Sarà Dan McLay il prossimo Cavendish, riuscirà Boonen a vince il quarto Fiandre o la quinta Roubaix? Può Ian Stannard rovinare il sogno di Boonen a Roubaix? Sarà meglio che esca a comprare un televisore decente ...
Devo dire tanti grazie a cominciare da John Wilcockson, decano del giornalismo in lingua inglese, poi Rupert Guinness, William Fotheringham che è diventato il nuovo Wilcockson. Grazie ai tanti organizzatori che ho incontrato, in particolare Jean-Marie Leblanc, a tutti i miei motociclisti - dal proprietario di un mattatorio fiammingo a un parrucchiere spagnolo, un ufficiale italiano, un tassista francese, un detective della polizia australiana, un allevatore di asini basco, un agente di California Highway Patrol (patatine!), fino a Walter Conte, Luke Evans e Serge Seynaeve che meritano il più grande elogio in quanto non devve essere stato facile pilotare sessantenne convinto di sapere tutto. Ma niente di tutto questo sarebbe stato possibile se i ciclisti non avessero fatto quello che hanno fatto e reso il mio lavoro molto più piacevole. Sentirò sicuramente la mancanza. GW».
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Dal 1988 la maglia iridata di campione del Mondo, dal 1993 al 2017 la maglia rosa del Giro, dal 2017 la maglia roja della Vuelta, dal 2022 la maglia gialla del Tour, dal 2018 la Trek (prima Segafredo poi Lidl)...
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Bravo GW