Chiappucci: il film su Marco? Preferisco i miei ricordi

| 06/02/2007 | 00:00
«Ho trovato il film su Pantani molto garbato, anche l'attore scelto per interpretato riscontra molto il tipo che era Pantani, l'ho trovato un bell'esempio di come si può fare del buon cinema». Il presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco, promuove a pieni voti il tentativo fatto dal regista e sceneggiatore Claudio Bonivento di ricostruire la figura umana e sportiva di Marco Pantani nel film tv 'Il Pirata', trasmesso ieri in prima visione su Rai Uno. Insieme a quello del presidente federale, la pellicola (in cui Pantani è interpetato da Rolando Ravello) ha riscontrato anche il favore del grande pubblico. Oltre 5.5 milioni di spettatori, con il 20.97% di share (il dato più alto per la prima serata di ieri) hanno ricordato il 'Pirata' davanti alla televisione. «Ho apprezzato la garbatezza con cui è stata affrontata la questione». spiega Di Rocco all'AdnKronos. L'esclusione dal Giro del 1999 dopo la tappa di Madonna di Campiglio, inevitabilmente, rappresenta lo snodo centrale del film. «Madonna di Campiglio è veramente l'episodio che ha provocato la svolta - conferma il presidente -. Lui si sentiva davvero perseguitato». Claudio Chiappucci, compagno di squadra di Marco Pantani negli anni dell'esplosione di Pantani e uno dei ciclisti che più gli rimase vicino, non ha invece voluto vedere il film. «Io lo voglio ricordare come ciclista, come lo hanno mostrato in televisione non mi interessa -spiega 'El Diablo' a 'Blogosfere Sport e motor'-. Abbiamo passato parecchi anni nella stessa squadra e anche in camera insieme. I contrasti con lui ci sono stati per colpa di altre persone e anche della stampa che molto spesso ci metteva uno contro l'altro. Ai giornalisti piaceva fare duellare due ciclisti come noi. Comunque io ho i miei ricordi di Marco. Ricordi belli e veri che porto nel cuore». Anche Chiappucci ricorda un Pantani troppo solo negli ultimi anni prima della tragedia. «È stato un grande corridore, è arrivato a risultati incredibili nonostante i brutti incidenti che lo hanno visto protagonista. Lui era forte, ma il vero male di Marco è non aver mai avuto degli amici veri. È rimasto isolato. Non aveva vicino le persone giuste per uscire dai suoi problemi. Poi dopo la sua morte si sono tutti messi a urlare che qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa. Dopo la sua morte sono usciti tantissimi libri sulla sua vita, adesso anche il film. È triste dirlo, ma Marco da morto fa lavorare e guadagnare molto».
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