VISCONTI. «L'avevo promessa a Unzue»

PROFESSIONISTI | 20/09/2016 | 18:30
Thomas ha sei anni, sette a novembre, gli occhi svelti, i capelli tagliati alla moda, le caviglie sottili. Corre. Anche in bici. E gli è perfino successo, qualche volta, di tagliare il traguardo per primo. A suo padre, che in bici corre da quando era piccolo come lui e che da allora non ha più smesso, dice sempre: “Fa’ come fa Nibali”. E, per essere più chiaro, aggiunge: “Vinci”.

Thomas è il figlio di Giovanni Visconti, che da sempre sta a Nibali – con le dovute proporzioni – come Bartali stava a Coppi, come Gimondi a Merckx, come Saronni a Moser. Stavolta, vinta la prima delle due tappe del Giro della Toscana, Giovanni ha preso in braccio Thomas e gli ha sussurrato: “Finalmente ce l’ho fatta”. E poi gli ha domandato: “Sei contento?”. Thomas tratteneva, a fatica, lacrime dolci di gioia.

Le vittorie di Visconti hanno un dono raro: sono indimenticabili. “E’ la mia seconda del 2016 dopo la Klasika Primavera de Amorebieta lo scorso 10 aprile, ma la prima vera perché conquistata sulle mie strade, fra i miei tifosi, con la mia famiglia, davanti ai miei figli”. Sentita fin dalla mattina: “Al ds Unzue avevo promesso che gli avrei regalato una soddisfazione prima della fine della stagione, e non finisce qui”. Maturata durante la gara: “Volevo fare gli ultimi 20 km alla maniera del vecchio Visconti, all’attacco, con grinta. E se mi fosse andata male, pazienza, almeno avrei fatto divertire i miei amici”. Voluta ai -25 dall’arrivo: “Sulla salita dei papi, Aru davanti, Bennati, Colbrelli e io dietro, in quel momento ho pensato che fosse la volta buona”. Cercata ai -20: “Quando sono scattato sul Montevettolini, sapevo che Bennati e Colbrelli sono più veloci di me”. Tentata ai -1200 metri: “Ma senza successo”. Ritentata ai -800 metri: “Sapevo che se si coglie l’attimo giusto, mentre gi altri si guardano, si studiano, si controllano, si può guadagnare quel tanto da arrivare al traguardo”. Goduta sulla linea: “E’ un risultato che mi cambia la vita. Dà un senso a questo anno e la fiducia per il prossimo”. Il prossimo anno, per la felicità di Thomas, da correre in squadra proprio con Nibali: “Ma con la possibilità di essere leader qualche giorno in qualche corsa”.

Visconti è uno capace di guardarsi dentro: i cinque anni nella Movistar (“Ci sono stati momenti più o meno felici, ho perduto l’abitudine alla vittoria, mi sono adattato al ruolo di gregario, ma ho avuto il privilegio di correre con grandi campioni, come Quintana e Valverde”), le prospettive mondiali (“Io, se fossi Cassani, in Nazionale non mi porterei. In Qatar non mi si addice il percorso né il vento, ci vogliono corridori di peso, e qui sia Bennati sia Colbrelli mi hanno impressionato”), il Lombardia (“Corsa bella, dura, storica. Mi piace”). E poi? E poi, forse, bisognerebbe sentire i desideri di Thomas.

Marco Pastonesi

 

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