INIZIATIVE | 15/09/2016 | 08:04 Sono pipistrelli e ricci, falene e lucciole, ma a due ruote. Sono notturni e nottambuli, fuori orario e anche un po’ fuori, ma a pedali. Sono quelli delle ore piccole ma non dei minuti contati, quelli che amano il buio anche oltre la siepe, quelli che non amano stare sotto i riflettori, al massimo sopportano le lucine intermittenti. Sono quelli delle “bike nights”.
Pedalate notturne non competitive sulle vie ciclabili italiane: quest’anno, per la terza edizione, il calendario proponeva cinque tappe. Alle prime tre, Ferrara-Lido di Volano (18 giugno), Bolzano-Lago di Resia (9 luglio) e Udine-Alpe Adria (20 agosto), hanno partecipato più di mille ciclonotturni, i prossimi appuntamenti sono Verona-Riva del Garda (24 settembre) e Milano-Arona (8 ottobre).
“Cerchiamo di promuovere un modo di vivere il rapporto con la bici libero da vincoli spaziotemporali – spiegano i coraggiosi organizzatori di Witoor -. Andare in bicicletta quando si ha voglia, magari anche di notte, appunto, in posti dove di solito si prenderebbe la macchina per andarci (da una città al mare, per dire). Senza pensare a quanto tempo si impiegherà, cercando di farlo in compagnia”.
Una volta le notti in bicicletta erano un’anormale normalità. Il primo Giro d’Italia scattò dal rondò di piazzale Loreto, a Milano, il 13 maggio 1909 alle 2.53, quando è ancora più notte che alba. E nei velodromi le Sei Giorni prevedevano rigorosamente che un corridore di ogni coppia in gara continuasse a girare, a bordo pista, con il tempo neutralizzato e le palpebre, a volte, mezze abbassate, mentre il suo compagno tentava disperatamente di chiudere almeno un occhio in una cabina. Poi le notti in bicicletta sono diventate una devianza, una follia, un tentativo di suicidio. Ora rappresentano una diversità, anche una curiosità, forse già una moda e una tendenza, se non addirittura una filosofia o uno stile. E più passano le notti, più si moltiplicano i nottambuli. Forse perché ci siamo tutti rassegnati: sconfiggere l’insonnia è impossibile, ma accompagnarla e guidarla può essere un vero piacere. “La nostra passione – giura Simone Dovigo di Witoor – non dorme mai”.
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