LA LAMPRE, I CINESI, LE BICI COLNAGO E LE VERITA' DI SARONNI

PROFESSIONISTI | 02/09/2016 | 09:06
La Lampre cinese? È di Mauro Gianetti. No, è di Beppe Saronni che però nel frattempo butta un occhio anche al Bahrain che è pur sempre cosa sua. No, con la squadra di Nibali non c'entra niente, ha solo ceduto il contratto di Merida. Neanche questo è vero: Merida  ha voluto andare dal principe e si è portato dietro Brent Copeland. Calma ragazzi, non avete capito un H, Saronni ha fatto tutto ma molla tutto e tutti: non sarà né da una parte e né dall'altra, se ne starà a casa sua. E la Lampre? La Lampre smette, no va avanti, forse si ridimensiona, anzi no va avanti ma al piccolo trotto. Insomma, in questi giorni si è detto e scritto di tutto e di più, e dire che con una nota ufficiale la società di Giuseppe Saronni - si proprio lui - aveva annunciato urbi et orbi la sponsorizzazione da parte di un fondo cinese. La società è sua e a gestirla sarà lui con il suo staff e la struttura che ha da tempo, da anni. E se la montagna non va da Maometto, Saronni va in Gazzetta dello Sport: per spiegare come stanno le cose. Una volta per tutte. Ecco alcuni passaggi importanti di una pagina tutta da leggere.

«Dobbiamo essere bravi a utilizzare le risorse straniere per portare avanti programmi che riguardano il ciclismo italiano», spiega e aggiunge: «Chiamiamola Tj-Lampre, anche se il primo nome verrà definito più avanti». La Lampre-Merida era l’ultimo tricolore - scrivono di fatto Luca Gialanella e Ciro Scognamiglio che hanno accolto e raccolto il pensiero del campione del mondo di Goodwood -: il marchio della famiglia Galbusera resterà come secondo nome e le biciclette saranno di Ernesto Colnago, anche se manca ancora l’ufficialità. Colnago nel ciclismo come Ferrari nell’auto, marchi globali, simbolo di perfezione e stile. Saronni e il costruttore di Cambiago, insieme già ai tempi della Mapei.

E alla domanda come è nato questo progetto, ecco la risposta:  «Hanno un obiettivo ben preciso: riportare i cinesi in bicicletta. Dovunque vai ci sono fiumi di macchine, top car occidentali, e copie perfette alla cinese. Devono risolvere i problemi dell’inquinamento, l’obesità che sta crescendo, il traffico impressionante. Stanno studiando migliaia di chilometri di piste ciclabili. Con Lampre sono ormai una decina d’anni che siamo presenti in Cina, abbiamo avuto il primo ciclista cinese e il primo di Hong Kong, il nostro abbigliamento è cinese (Champion System, ndr). Da anni siamo ritenuti un partner affidabile, c’è Mauro Gianetti che ha ottimi rapporti in Cina, e quando il governo ha lanciato questo programma sociale ci è stato proposto di collaborare».

E ancora: «È il governo che decide tutto: nel nostro caso, il ministero dello sport. Noi non abbiamo trattato direttamente con gli sponsor, ma con la società Tj sport, che è un fondo creato apposta per raccogliere risorse economiche per finanziare il progetto. Al signor Li Zhiqiang (imprenditore immobiliare, 302/a persona più ricca della Cina, ndr) è stato dato l’incarico di gestire il fondo. Tenete presente che in venti giorni sono stati raccolti 120 milioni di euro e tra le aziende del fondo ci sono Alibaba, J-one (3800 negozi di abbigliamento), Wanda Sport (proprietaria di Infront, che gestisce i diritti TV del calcio italiano e sta entrando nel ciclismo). C’è la corsa a sponsorizzare la nostra squadra. Se ho venduto la mia società di gestione ai cinesi? No. Nessuna vendita in atto, anche se può essere una eventualità futura. La società di gestione continua a esistere come prima e i cinesi entrano soltanto come sponsorizzazione. La struttura della squadra non cambia, io resto il punto di riferimento manageriale. Progetto quadriennale, perché tra gli obiettivi ci sono le Olimpiadi di Tokyo 2020. E mantenendo la nostra società abbiamo la certezza della licenza WorldTour, saremo tra le prime 16 del ranking, e manterremo tutti i contratti con quei corridori che avevano già firmato. Ulissi e Rui Costa hanno rinnovato».

a cura della redazione di tuttobiciweb.it
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COMMENTI
ai media, incluso Tuttobiciweb
4 settembre 2016 16:10 angelofrancini
Parto nel riconoscere i grandissimi meriti della Famiglia Galbusera per il grande attaccamento che ha dimostrato nei confronti di questo sport: tutti noi amanti di questo sport gli dobbiamo un grandissimo grazie.

Però mi sia consentito non concordare con quanto scrivono Gialanella e Scognamiglio sulla Gazzetta: la CGS Cycling Team AG, ossia Lampre-Merida, non è l’ultima società italiana del World Tour.
La Lampre Merida non è più una società sportiva italiana da quando (2007 mi pare) ha fatto la scelta di trasferire la propria sede sociale prima a Lugano, Canton Ticino, poi a HEIDEN, nel Cantone di Appenzeller, sempre in Svizzera.
Non lo è, ne può esserlo, per un semplice motivo, derivante dallo Statuto FCI, che recepisce la Legge istitutiva del CONI e lo stesso Statuto del CONI:
Statuto FCI - Art. 4 Gli Affiliati
comma 4. Le società e le associazioni sportive possono stabilire la loro sede ai fini dell'ordinamento statale in ognuno degli Stati membri della Unione Europea, purché, ai fini del riconoscimento, la sede sportiva sia stabilita nel territorio italiano.

L’UCI può anche avere regole che consentono ai Gruppi Sportivi di scegliere di appartenere alla Federazione nazionale del Paese del loro sponsor principale o di quella del paese della maggioranza dei suoi corridori: però queste regole non hanno il potere di modificare le Leggi di un Paese.
La conferma arriva dall’ultima Assemblea elettiva della Lega Ciclismo Prof dove, la GCS Cycling Team – Lampre Merida, non aveva diritto di voto poiché la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea e quindi non è affiliata alla FCI.

Come non concordo con le dichiarazioni di Saronni: lui è l’uomo “Azienda Lampre” che mantiene i contatti con la CGS Cycling Team, il cui Team Principal è Brent Copeland.
Ma Beppe non è più un tesserato, Lampre Merida, da almeno un paio di stagioni.

Mi chiedo perché il mondo dei media, a tutti i livelli, insista nel diffondere notizie che non hanno alcun fondamento, facendole nel contempo assurgere nell’opinione pubblica a verità.
Forse perché si vuole coprire qualcuno che non vuole che si scopra che, dal 2005, il ciclismo professionistico italiano vive una conduzione di assoluta e totale illegittimità: ma prima o poi dovrà rispondere di questi fatti.

Ed in questi misteri, o meglio questi falsità, rientra anche, forse in modo primario, il mancato indennizzo alla Famiglia per la scomparsa nel giugno 2005 del povero Alessio GALLETTI: ma la responsabilità è di chi ha permesso quella e di chi permette questa illegittimità.
Sempre lui: l’apicale…….

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