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PROFESSIONISTI | 20/05/2016 | 07:35
E’ tutta un’altra storia, soprattutto un’altra altimetria, rispetto alla tappa di ieri con il tedescone André Greipel che a Bibione ha firmato un altro potente sprint - il terzo vincente di questo Giro - chiudendo con abilità e autorità la porta in faccia al piccolo Caleb Ewan che cercava un varco alle transenne, “fra maglia e pelle”, come scriveva il grande Mario Fossati. A questo punto, con le montagne all’orizzonte, anche Greipel, con indosso la maglia rossa di leader della classifica a punti, saluta e se ne va. Non è bello, proprio no. Parafrasando Humphrey Bogart nella scena finale di un notissimo film, si potrebbe dire “E’ il ciclismo moderno bellezza”, così come la neutralizzazione dell’ultimo giro del circuito di Bibione dove, invece della temuta pioggia, c’era, anche se pallido, il sole. Mah…. E questo deciso senza consultare “esperti” in meteorologia che abitano la cabina di commento tv. Scherziamo.

E’ quella di oggi una tappa tutta friulana lungo strade e luoghi per la gran parte ancora inesplorati dal ciclismo e dalla corsa rosa. E’ una frazione che chiamerà tutti al massimo impegno - e non solo i corridori - per la natura altimetrica, e pure planimetrica, del tracciato che è stato proposto da Enzo Cainero, il promoter sportivo friulano, grande appassionato di ciclismo, agli organizzatori della corsa rosa.

E’ una tappa nelle Prealpi Giulie che non concede respiro, né in salita, né tantomeno in discesa e di pianura, in questa frazione, praticamente non c’è traccia se si eccettuano le zone negli immediati dintorni di Cividale del Friuli. E’ una giornata da ciclismo antico, vecchio, nella migliore accezione del termine.

Non si prospettano quote elevate nei quattro GPM che, in successione, caratterizzano la frazione tracciata fra le valli del fiume Natisone ma sono tutte salite – e discese, anche e soprattutto con varie strettoie negli abitati – arcigne, veramente impegnative per pendenze e susseguirsi di curve che pure il Garibaldi descrive, testualmente, con “tappa di montagna estremamente impegnativa…. con in sequenza 4 GPM con pochi tratti di recupero…..con carreggiata ristretta, innumerevoli curve sia a salire, sia a scendere”. La distanza, in compenso, è relativamente breve: 170 km.

Palmanova, la partenza, e la vicina Cividale del Friuli, arrivo, sono le due città che entrano per la prima volta nella particolare geografia del Giro d’Italia.
Palmanova è la città “stellata”, a nove punte, per la morfologia che le deriva dalla sua natura di “città-fortezza” della Repubblica di Venezia, fondata nel 1593, rimanda ancora visivamente alle caratteristiche della sua fondazione anche dopo vari rimaneggiamenti. Presenta molteplici motivi d’interesse fra i quali il Civico Museo Storico Militare.

Subito dopo il via s’incontrano San Giovanni al Natisone e poi l’Abbazia di Rosazzo, all’inizio delle colline della zona collinare del Collio che richiama pregiati vini, e quindi il primo passaggio da Cividale del Friuli. Sempre lungo il Natisone, il fiume principale della zona, si supera San Pietro al Natisone e da Savogna iniziano le danze. C’è la salita al GPM di 1^ cat. a m. 985 di Montemaggiore – o monte Matajur – lunga km. 8,300 con dislivello di m. 773, media del 9,3 e massima del 15%. Il nome della montagna si lega anche a fatti d’arme della prima guerra mondiale, dove, fra l’altro, un allora giovane tenente, Erwin Rommel poi approdato alla storia nel secondo conflitto mondiale, mostrò le sue peculiari doti strategiche e tattiche con un’azione nel corso della tragica battaglia della ritirata italiana del 1917 della vicina Caporetto.
E’ da ricordare che vari tratti del percorso sono lungo il tracciato di antiche strade militari.

Si affronta la discesa su Cepletischis e poi altro GPM di 2^ cat. a Crai, m. 813, introdotto dal passo S. Martino con pendenze anche al 16% e dopo la discesa su Clodig, c’è un altro notevole strappo per giungere poi ai m. 813 di Crai. Su strada in pratica sempre in discesa, si ritorna a Cividale del Friuli per raggiungere poi Attimis. Poco dopo si prospetta un altro GPM di 1^ cat. ai m. 910 di Cima Porzus. Sono 8,800 km. di salita caratterizzati da pendenze fino al 16%, la media è dell’8. Il luogo ricorda tragici e dibattuti episodi legati alla lotta partigiana del 1945. La discesa conduce a Canali di Grivò e subito un’altra risalita ai m. 682 di Valle, GPM di 2^ cat. con un dislivello di m. 481, pendenza media prossima all’8% e punta del 13% a circa metà salita. Segue l’inizio dell’ultima e impegnativa discesa verso l’arrivo che dista circa 14 km. Gli ultimi cinque chilometri discendono dolcemente, quasi un falsopiano, al traguardo, nella nobile Cividale del Friuli, dal 2011 inserita fra i patrimoni mondiali UNESCO. Una storia con testimonianze architettoniche e culturali che partono dai romani, per continuare con i longobardi e arrivare ai giorni nostri. Un simbolo della città è il notissimo e ardito Ponte del Diavolo sul fiume Natisone.

Il territorio delle Valli del Natisone riserverà piacevoli sorprese paesaggistiche e anche enogastronomiche che richiameranno anche molti originari dei luoghi al “Fogolar Furlan” che è sempre nel loro cuore.
Una tappa che offre motivi di molteplici interessi e suggestioni che sul piano ciclistico dovrebbe proporre alla ribalta su questo percorso, quali interpreti corridori della serie “only the brave”, coraggiosi e determinati con i pretendenti al successo finale chiamati al confronto diretto in una tappa altamente impegnativa che anticipa le Dolomiti. I giochi si fanno duri e difficili e i duri sono qui attesi alla prova.

Giuseppe Figini

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