| 02/12/2006 | 00:00 Ci sarà un «fil rouge», un filo rosso che legherà la prossima corsa rosa. Rosso come le famose camice di Garibaldi, l’eroe dei Due Mondi, che contribuì ad unificare l’Italia, e rosso come la Ferrari, che l’Italia l’ha fatta conoscere in ogni angolo del mondo.
Nascerà questo pomeriggio il Giro d’Italia numero 90, a Milano, nell’elegante scenario del teatro degli Arcimboldi (diretta tivù su Rai tre dalle 16.45). Partirà da Caprera in Sardegna, il prossimo 12 maggio, con una breve cronosquadre di 24 chilometri. Si arriverà a Milano il 3 giugno, con una passerella finale, preceduta dalla decisiva cronometro Bardolino- Verona, che metterà la parola fine alla contesa rosa, prima dell’applauso finale all’ombra del Duomo.
Ma andiamo per ordine, quindi torniamo in Sardegna, dove il Giro correrà le prime tre tappe, seguendo quel filo rosso che sarà il colore dominante della corsa rosa. Sarà un Giro che ricorderà Garibaldi, del quale ricorrono i 200 anni dalla nascita. Ma sarà anche un Giro targato Ferrari, tanto è vero che una tappa terminerà all’interno della pista di Fiorano Modenese, per celebrare i 60 anni del primo modello marchiato con il cavallino rampante.
Il Giro parte con una suggestiva e spettacolare cronosquadre: accadde già a Palermo nel ’54, quando vinse alla grande la Bianchi di Fausto Coppi in maglia di campione del mondo, il quale però perse alla fine la corsa rosa a beneficio dello svizzero Clerici. Si partì con una cronosquadre anche nell’82 da Milano. Vinse la Renault di Bernard Hinault, che poi vinse quell’edizione a mani basse.
In Sardegna il Giro ci resterà altri due giorni, con le tappe di Tempio Pausania-Bosa di 203 chilometri e la Barumini-Cagliari di 195 chilometri.
Dalla Sardegna alla Campania. La carovana raggiungerà via nave Salerno, mentre i corridori si imbarcheranno in aereo. Giorno di riposo il 15 maggio per smaltire il trasferimento e la corsa riprenderà il 16 con la Salerno- Santuario di Montevergine di 158 chilometri, primo arrivo in salita.
Sempre nel nome di Garibaldi il Giro farà tappa a Teano, da dove partirà la quinta frazione che si concluderà a Frascati dopo 172 chilometri. Poi in sequenza la Tivoli-Spoleto (181 km), la Spoleto-Scarperia (239), la Barberino-Fiorano (194) e la Reggio Emilia-Lido di Camaiore (182) prima della decima tappa, la Lido di Camaiore-Santuario di Nostra Signora della Guardia (230 km), con un bel arrivo in salita: 9 chilometri con pendenze anche del 14%.
Da Serravalle Scrivia a Pinerolo (192): 11° tappa, prima della Scalenghe-Briancon (163) che proporrà il Colle dell’Agnello (cima Coppi con i suoi 2.744 metri) e il mitico Izoard.
Il giorno dopo cronoscalata: da Biella a Oropa, 13 chilometri che lasceranno il segno, soprattutto perché si faranno sentire anche i chilometri della difficile tappa del giorno prima.
Quattordicesima tappa, da Cantù a Bergamo (181 km) con il colle San Marco, antipasto del primo tappone dolomitico in programma domenica 27 maggio: Trento-Tre Cime di Lavaredo, con il Passo Giau, il San Pellegrino e il Tre Croci. Il giorno dopo, lunedì 28, secondo e ultimo giorno di riposo. Si riprendere il 29, con la Agordo-Lienz (Austria) di 196 chilometri. Il giorno seguente altra tappa da far tremare i polsi: da Lienz al Monte Zoncolan (146 km), dieci chilometri dal versante ancora più duro di quello affrontato nel 2003 (vittoria di Simoni in maglia rosa, quinto Pantani, ndr). Da Udine a Riese Pio X (182km); Treviso-Terme di Comano (178 km), prima della cronometro finale che deciderà le sorti di questo Giro d’Italia numero 90. Da Bardolino a Verona, 42 chilometri contro il tempo. Il giorno seguente, da Vestone a Milano, 181 chilometri, per la passerella finale.
Sarà un Giro duro, selettivo, ricco di trabocchetti, che piacerà molto ai passisti scalatori: come Ivan Basso, l’ultimo vincitore della corsa rosa. I chilometri a cronometro (saranno in totale 79) si faranno sentire ma non saranno determinanti. Ben più influenti dovrebbero risultare le cinque tappe di montagna, e i quattro arrivi in salita. In pole position, assieme al vincitore dello scorso anno vanno inseriti i nomi anche di Gilberto Simoni, Damiano Cunego e Paolo Savoldelli. Il problema però non è quale Giro sarà, ma chi lo correrà e in che stato verserà da qui al prossimo mese di maggio questo sport, capace di farsi del male come pochi (Operacion Puerto, Pro Tour e Dna), capace di non capire la gravità del momento come nessuno.
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