TUTTOBICI | 22/01/2016 | 08:11 Problema di natura etica chiuso e intanto dilatato in una domanda: il dilagare ormai ufficiale del doping in tanto sport può fare un qualche piacere a noi ciclofili, per anni e anni oggetto di derisione e disapprovazione, per non dire criminalizzazione in quanto tutti complici delle nequizie chimiche dei nostri cari puzzapiedi su due ruote? Per riassumere e chiarire: in questi ultimi mesi il mondo tutto dello sport ha dovuto arrendersi a quella che per noi era un’evidenza da tempo. Il doping è dappertutto, e se il doping non risulta è solo perché non c’è serio antidoping. Che sia l’iniziativa individuale di un Alex Schwazer davvero de noantri(a dispetto del nome di sound germanico), che sia il lassismo nei controlli di una federazione e magari anche di quella italiana di atletica, che sia il doping di stato, di regime, di governo, comunque di massa dell’atletica russa, che sia il non doping ufficiale, salvo piccole smagliature, del calcio che fa finta di essere pulito e adotta i mutandoni perché non si notino le cosce abnormi dei giocatori, insomma sempre la chimica pervade, invade, condiziona, decide. E attenzione: sempre più si pensa, purtroppo giustamente, alla punta dell’iceberg, visto che ad esempio nell’atletica c’è una nazione di miracoli in pista, la Giamaica, tutta sospettata, e che ad esempio non si vuole pensare al doping in certi sport (dal tennis alla formula 1) perché lì si pensa “oltre”, alla droga, specialmente alla cocaina.
Scoprendo tante cose illecite in tanti posti dello sport (quello poi di vertice, che è didascalico, nel senso che mostra, ma purtroppo anche didattico, nel senso che insegna), nessuno ha pensato di dover chiedere scusa al ciclismo per averlo lungamente messo da solo nell’aula degli accusati, dei processati, o dietro le sbarre dei carcerati. Nessuno ha pensato di dover riconoscere al ciclismo certe funzioni discutibili ma innegabili, ad esempio quella di essere stato il parafulmine, con il suo persino ingenuo attirare le saette, di tanti altri sport, e di avere funzionato presso i moralisti da facile, vergognoso shampoo delle coscienze. Adesso, se non altro, dicendo doping non si pensa soltanto a chi va in bicicletta.
E siamo alla domanda che ha dato lo spunto a questo articolo. Dobbiamo, noi del ciclismo, essere contenti di come si stanno evolvendo le cose? Passo alla prima persona singolare. Devo limitarmi a fornire il mio parere, non ho nessun titolo per parlare a nome di altri, tanto più che sull’argomento-doping sono spesso andato controcorrente (anche ultimamente per il caso Armstrong, quando invece di scandalizzarmi bellamente, comodamente, intensamente, e in vasta e qualificata compagnia, ho detto e scritto che se esiste un prodotto che fa compiere certe imprese di vita atletica ad un ex malato grave di tumore, questo prodotto deve essere dato quando non addirittura imposto a vecchi, bambini, malati ecc., e non invece demonizzato e vietato come brutto e cattivo e addirittura criminoso). Il mio parere è che bisogna essere tristi e addolorati, per tutto lo sport come per il ciclismo. Ma attenzione: non tristi e addolorati perché il doping è diffuso, o almeno non solo per quella ragione e comunque per quella meno che per altre ragioni.
Tristi e addolorati perché: a - si registra la nascita e la crescita e la diffusione e la persistenza di una vasta ipocrisia, spesso complice di irregolarità per non dire di delitti, visto che di doping in certi sport è o era persino proibito parlare, onde non essere accusati di iconoclasi, intanto che si assiste al decadimento continuo di regole morali che si chiamano impegno massimo, lealtà, rispetto delle regole, insomma quelle cosucce etiche tipiche teoricamente dello sport; b - si procede comunque sempre con molta ignoranza del problema, che non è di pasticche presunte magiche, ma di incapacità psicologica di dare il meglio di se stessi senza aiuti chimici (spesso limitati al solo effetto placebo, dunque tutto fumo e niente arrosto); c - si perde, con l’inseguimento ad una chimica spicciola e ormai superata, la visione scientificamente vasta e futuribile dell’insieme, cioè dell’avvenire di un uomo che sta, con la sua stessa scienza, scoprendo nuovi traguardi (chiamiamoli così) per il suo essere, il suo divenire.
Il punto c necessita di spiegazione immediata. Voglio dire che siamo ormai alla vigilia (o già dentro, ma ci vuole tempo per capirlo bene) di nuovi interventi sul corpo o meglio nella intera vicenda biologica dell’uomo: trapianti, clonazioni, ingegneria genetica, tanto per dire, tanto per dare i primi spunti. Fra poco il doping di adesso farà sorridere, come ormai fa sorridere quello romantico delle simpamine, delle efedrine, delle amfetamine. Questo mentre la cosiddetta scienza dell’alimentazione ci riempie l’organismo di cibi che sono probabilmente più dannosi di tutto il doping usuale, cibi che sono droghe, che sono veleni. A pro di quei pochi padroni economici del mondo che sanno già adesso come vestiremo, cosa canteremo, quali giochi cretini faremo nei prossimi anni, e ovviamente sanno anche come saremo fatti grazie al cibo che ci appiopperanno.
Un grande bel artico .però una parte di colpa la possiamo dare a chi vende i giornali .per un ciclista viene scritto tre pagine al giorno per un mese invece per un atleta qualunque un mini articolo invisibile .domanda di chi e la colpa ? Non e che si ha paura di scrivere la verità?
22 gennaio 2016 13:58gianni
Una prosa sempre molto coinvolgente quella di G.P.O., e convincente. Chissà se un libero giornale italiano avrà mai il corraggio di pubblicare un articolo di questo tono?
saluti
gianni cometti, cureggio (Novara)
x blardone
22 gennaio 2016 18:49siluro1946
Il problema è sempre lo stesso, nel ciclismo come nella vita di tutti i giorni, "forti con i deboli e deboli con i forti". Pensi cosa succederebbe se venisse squalificato un calciatore di serie A, sollevazioni di massa e assalto ai laboratori di analisi garantiti, ed è difficile pensare che giovani ragazzi, ricchi e coccolati, siano tutti virtuosi, basta frequentare alcuni locali a milano per capire le contraddizioni.
Gian Paolo Ormezzano
23 gennaio 2016 12:00Monti1970
Sei il numero 1 !!! Grande!!!
Per poter commentare i post devi esser registrato.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.
Tadej POGACAR. 10 e lode. Ha un conto in sospeso, dopo essere rimasto in mezzo a quei due, che poi alla fine se lo sono lasciati anche alle spalle. Voleva la maglia rosa subito, alla prima tappa della sua prima...
Pogacar doveva essere e Pogacar è stato: tappa e maglia. Così in attesa di parlare con Mario Cipollini per vedere a chi dare la zampata di tappa (un’idea io l’avrei, vediamo se il capitano sarà d’accordo), è meglio fare due...
Dice Beppe Conti dal palco Rai: “Non commettiamo l'errore clamoroso di dire Giro finito”. Caro Beppe, c'è sempre un cretino che commette certi errori clamorosi. Eccomi qui, pronto a commettere l'errore clamoroso. Giro finito. Però voglio essere ancora più preciso:...
Anche oggi, come ieri, Filippo Fiorelli si lancia nella fuga di giornata composta da cinque attaccanti e vince sia il traguardo volante che il traguardo dell'Integiro. Grazie ai risultati odierni, il palermitano si porta in vetta alla classifica a punti...
Soddisfazione dell’associazione partigiani per l’impresa di Pogacar nell’attesa tappa di Oropa: in fondo lo sloveno si è esibito in un’inedita versione di ‘A Biella, ciao’. La Rai comunica che il foglio scritto a biro col nome Fabretti, apparsa sabato dietro...
Il “vecchio” Alexander Kristoff colpisce ancora. Il trentaseienne campione della Uno-X Mobility ha messo la sua firma sulla Elfstedenrunde Brugge. Nella corsa belga, Kristoff ha regolato allo sprint un plotoncino di nove corridori con il belga Jarno Van de Paar (Lotto...
Il cinquantasettesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona JAkub Mareczko. L’atleta della Corratec Vini Fantini si è imposto sul traguardo di Viale Po a Cremona con uno sprint imperioso, deciso negli ultimi metri con Simone Buda (Solme Olmo) ed Alessio...
Il sigillo del campione, più forte della sfortuna. Tadej Pogacar mette la firma sulla seconda tappa del Giro d'Italia, rimedia ad una foratura con annessa scivolata, attacca a 4 km dalla conclusione e arriva tutto solo ad Oropa per la...
Volata di forza di Arnaud De Lie nel Tro-Bro Leon, da Le Carpont Plouguin a Lannilis do 203 chilometri, che si è svolto sulle strade di Francia. Il belga della Lotto Dstny, al bis stagionale dopo la Famenne Classic, ha...
Con la vittoria di Joseph Pidcock, fratello di Thomas, nella quinta e ultima tappa, da Pamiers a Saint-Girons, si è chiusa la 46sima edizione della Ronde de L'Isard di classe 2.2 che ha visto il trionfo finale dell'olandese Darren Van...