L'ORA DEL PASTO. Fausto e un ricordo sempre vivo

STORIA | 02/01/2016 | 09:19
Sei rantoli, raccontarono, poi più nulla. Era il 2 gennaio del 1960, erano le otto e quarantacinque del mattino, era l’Ospedale di Tortona. Era scavato, spiritato, sfinito. Era, spiegarono, giallo come un limone. E aveva i capelli diritti.

In quell’istante, con Fausto Coppi morì anche un po’ del ciclismo
. Lui lo aveva proiettato dal medioevo all’era scientifica, se non ancora tecnologica: allenamento, alimentazione, abbigliamento, ma anche economia e commercio, poesia e letteratura, e un vertice di popolarità mai più raggiunto, neppure sfiorato. La notizia esplose alla radio, la processione – amici, sportivi, corridori, giornalisti – iniziò, e da allora non si è mai più esaurita.

Così, ogni 2 gennaio, anche oggi, l’anniversario della morte del Campionissimo si trasforma nel 2 novembre del ciclismo: come se si ricordassero tutti i corridori, come se si celebrassero tutte le corse, le imprese, le storie, come se si rinnovasse un patto di solidarietà o alleanza, come se la memoria di ieri servisse ad accendere le competizioni di domani. Il primo giorno del calendario a due ruote. E Castellania, un borgo in cima a una collina, in questi giorni spesso un paesaggio fra le nuvole, ritorna il centro, il cuore, l’anima di un mondo rotondo, silenzioso, semplice. Una Betlemme. Gli appassionati come pastori, le biciclette come pecorelle.

Alle 10.30 la Messa nella chiesetta, adiacente al mausoleo con le tombe di Fausto e Serse Coppi e alla cappella con le maglie e le fotografie. Poi la consegna dei premi “Welcome Castellania”, riservati ai giornalisti sportivi e stavolta destinati a Vittorio De Benedicts (Il Secolo XIX), Giovanni Scaramuzzino (Radio Rai) e Franco Bocca (La Stampa). Quindi l’esposizione, nella sala consiliare del Comune di Castellania e a cura del Comitato Colli di Coppi (organizzatore della “Mitica ciclostorica”), dell’ultima bici di Coppi, una Fiorelli Coppi costruita da Faliero Masi nel 1959 e ritrovata a Milano da Giampaolo Bovone, con cui il 4 novembre 1959 Fausto corse il Trofeo Baracchi in coppia con Louison Bobet: un telaio 58 ½ per 57 centimetri, identico a quello di un’altra bici, considerata gemella, ma nella versione da pista.

E non è tutto: l’esposizione e la vendita di libri di ciclismo antichi, fuori catalogo e da collezione, cartoline e figurine, fotografie e autografi; la possibilità di sostenere il programma radiofonico (Rai 2) “Caterpillar” per candidare la bicicletta come Premio Nobel per la pace 2016; la presentazione del “Calendario di Fausto Coppi”, a cura di Beppe Conti, con il ricavato in beneficenza, e quella del “Libro dei libri”, censimento bibliografico su Fausto Coppi a cura di Ezio Zanenga; e alle 16, nel Museo dei Campionissimi a Novi Ligure, l’inaugurazione della mostra “Pazza bici”, innovazioni e prototipi per una vita su due ruote, aperta fino al 6 marzo.

Marco Pastonesi
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