CASO SONNIFERI. Corsetti: Non è un problema del ciclismo

PROFESSIONISTI | 29/12/2015 | 13:22
Anche Roberto Corsetti, medico che ha scelto di dedicarsi in toto al ciclismo e che è stato per lunghi anni responsabile medico della Fassa Bortolo prima e delle varie Liquigas poi, ha accettato di riflettere sul "caso sonniferi" e di condividere i suoi pensieri con tuttobiciweb.

«Ho letto con stupore l'intervista al dottor Massimo Besnati. E lodico perché in 16 anni di attività nel mondo del ciclismo ho seguito tanti, tantissimi atleti ma non ho mai avuto a che fare con casi di abuso di benzodiazepine. Ovviamente mi sono posto delle domande, ho cercato di ripercorrere tutti i casi e le statistiche per cercare delle risposte. E credo di non essermi dovuto confrontare con casi simili perché la propensione dei medici italiani e dei team italiani è sempre stata quella di dare grande importanza al problema del sonno e del riposo e di aver sempre proposto ai miei atleti rimedi vegetali e alternativi, come melatonina o tisane. Nel finire delle grandi corse a tappe, lo sappiamo bene, riposare diventa sempre più importante e sempre più difficile, ma non ho mai fatto ricorso a benzodiazepine. Ecco il motivo del mio stupore».

Come affrontare il problema?
«In maniera scientifica, quindi cercando di stabilire innanzitutto se il problema è tale o meno. Intanto, non si può circoscrivere il problema al ciclismo, ma bisogna procedere con uno stiudio per capire se nello sport, tra i ragazzi di età compresa fra i 18 e i 35 anni, vi sia una percentuale maggiore di assunzione di questi farmaci rispetto alla popolazione "normale". Ragionando per ipotesi, una volta accertata la presenza del problema, la soluzione è semplice: con la presenza forte e credibile di un medico sportivo all'interno del team, il problema si può affrontare. Ma serve un medico preparato, appassionato, dedito al 100% alla sua attività, quindi molto presente nel contatto quotidiano con l'atleta, capace di individuare ogni piccola variazione nella personalità e nello status dello sportivo, perché sappiamo che il benessere fisico passa attraverso quello psichico. E capace di spiegare che l'assunzione di benzodiazepine è una scelta folle, soprattutto per atleti che praticano sport di resistenza, perché crea danni intossicazione epatica. Tornando allo studio, come AIMEC lo proporremo all'Uci, alla ADF e di conseguenza anche alla WADA».

Come avrebbe affrontato il caso Paolini?
«Intanto premetto che non voglio entrare nel merito, che stimo Besnati e che auguro a Paolini di poter tornare presto nella famiglia del ciclismo. Se mi trovassi alle prese con un caso di questo genere, non ho dubbi: parlerei con il mio tem manager e gli spiegherei come l'atleta sia da giudicare idoneo. Tra medico e team manager deve esserci fiducia e stima reciproca: sono sicuro che se avessi parlato in questi termini a Ferretti prima e ad Amadio poi, la loro risposta sarebbe stata "procedi pure"».

Cosa si può fare di più?
«Il dottor Simonetto nel suo intervento ha giustamente parlato dell'ingresso di nuove figure nel mondo del ciclismo, tutte in qualche modo legate alla sfera della salute dell'atleta. Bene, io credo che il dialogo tra queste figure sia importante, ma altrettanto lo sia l'ordine. E questo lo si può ottenere attraverso la presenza di una figura che coordini, una figura che può essere rappresentata solo da un medico sportivo preparato, uno specialista dedito al 100% al suo lavoro. Ma consentitemi una conclusione...».

Dica.
«Bisogna avere grande attenzione nell'utilizzo delle parole, dobbiamo stare attenti a non fare passare il messaggio dello sport in generale, e del ciclismo in particolare, come ambienti in cui sonniferi e alcool spadroneggiano. Le famiglie devono capire che lo sport continua ad essere il mezzo migliore per tenere lontani i loro figli da fumo, alcool e altri problemi».



Paolo Broggi
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COMMENTI
Sempre la soita storia...
29 dicembre 2015 15:22 runner
Tutte le scuse sono buone per cercare di riabilitare Paolini che, ricordiamolo, prima di essere trovato positivo, era stato indicato da Cassani e da tutti come ESEMPIO da seguire per i giovani...
E' stato uno smacco troppo grande per tutti, vero? Ed allora tiriamo in ballo ogni scusa possibile! Ed ecco spuntare la storia, piuttosto inverosimile (come peraltro fa chiaramente intendere il dottor Corsetti in questo articolo)dei sonniferi.
Insomma, sempre la solita storia:figli e figliastri. Scommettiamo che tra un po' di tempo riabiliteranno Paolini consentendogli di rientrare a "testa alta" nel mondo del ciclismo?
Insieme ai vari Riis, Vinoukourov e tanti altri.
Alla faccia dei tanti bei discorsi su "facciamo piazza pulita!", "via chi è stato coinvolto in vicende di doping!" ecc...
Tanto, poi, una scusa la troviamo sempre.
E' la nostra solita ipocrisia...

Figli e figliastri
30 dicembre 2015 00:22 IngZanatta
Anche io noto sempre più spesso che nel ciclismo italiano esistono figli e figliastri. I nomi dei primi due figliastri che mi vengono in mente? Rebellin e Ballan. Con tanti giovani che non trovano una squadra, spero vivamente che a Paolini non sia concesso di tornare alle gare e che il suo posto sia preso da un corridore senza contratto.

Commenti penosi
30 dicembre 2015 10:55 Bartoli64
Egregi runner e IngZanatta,
esprimere un parere in democrazia è diritto di tutti, per questo farò anch’io altrettanto esprimendo un mio parere sui Vs. (vomitevoli) post.

Vedete, nel giudicare una persona si DEVE tener conto anche della sua storia (un Giudice penale direbbe dei suoi precedenti), ed i precedenti di Luca Paolini parlano di un corridore dal comportamento professionale assolutamente esemplare nonché di un Uomo “vero”!

Qualche esempio? Beh, potrei partire già dal Mondiale U23 vinto da Giordani e dove, pur essendo il più veloce del gruppetto in fuga, corse appresso anche alle mosche pur di coprire la fuga vittoriosa del suo compagno di Nazionale, tutto ciò passando per il successo di Bettini alla Sanremo ed alle sue tante partecipazioni al Mondiale Professionisti dove ha sempre fatto (egregiamente) il suo dovere ed anche di più.

Non farò (bontà mia) alcun paragone con l’inCERAto a voi tanto caro perché sarebbe davvero impietoso, sia per il soggetto in questione (già al centro di vicende di doping ancor prima delle Olimpiadi di Pechino), sia per voi che dimostrate di sapere assolutamente NULLA dell’Uomo e del Corridore Luca Paolini.

In ogni caso tranquilli, nessun figlio e figliastro, poichè non penso che Paolini possa mai tornare alle corse con un numero attaccato sulla schiena, anche perché il suo lo ha già abbondantemente fatto senza aver assolutamente il bisogno di invecchiare sopra una bici.

Bartoli64

Velo pietoso
30 dicembre 2015 12:38 runner
Caro Bartoli 64,
ormai ti conosciamo molto bene.
Non meriti più repliche, in qutno cerchi sempre e solo "rissa" con commenti e provocazioni che lasciano il tempo che trovano.
Divertiti da solo.

Poverino, ti sei offeso?
30 dicembre 2015 12:59 Bartoli64
Beh, a me non me ne freg@ unca caro runner!

Dici che cerco solo rissa e provocazioni, mah!
Magari quelle sono prerogative degli "ultras" come TE! (e il velo pietoso andrebbe steso sui tuoi post da FAZIOSO e INCOMPETENTE).

Piuttosto, vedi di commentare le cose nel merito (se sei capace) e non con la solita lagna del "figli e figliastri" alla quale non dà credito nessuno.

Stai bene così...

Bartoli64

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