IO FAREI GIUSTIZIA

TUTTOBICI | 21/11/2015 | 00:36
Ogni tanto viene doverosamente, umanamente nonché periodicamente vo­glia di porsi una domanda: cosa fa­rei se mi fosse concesso un atto (o an­che più di uno, ad esempio un paio o un terzetto di atti correlati) di potere assoluto? Un gio­co che magari non è soltanto un gioco.

Io per esempio sono quasi sicuro che sciuperei l’opportunità eventualissimamente offertami, non dan­dole il giusto peso, quasi fos­se uno scherzo, una seduzione fur­betta del caso per testarmi, e anziché chiedere la fine dell’ingiustizia nel mondo, e già che ci siamo anche quella della prepotenza e della fame, chiederei ma­gari la fine (sportiva, solo sportiva per carità) di una certa squadra di calcio, e di riflesso di tanto calcio. Penserei che in fondo il dio che mi ha fatto l’offerta del potere assoluto, sia pure transitorio, può soddisfarmi senza problemi, visto che mica chiedo troppo…

Se ci penso sopra, addirittura arrivo a decidere personalissimamente che, sempre per far le cose presto e be­nino, chiederei di tornare in­dietro a quando, da un’ogiva di un tempio indiano a Dehli, mi ritrassi allorché, là in basso, quel mendicante che aveva appena fatto ballare per me il suo povero orso ammaestrato alzò gli occhi a chiedermi una misera moneta (correva, correva troppo il 1962, per me giovane pieno più di scoperte che di riflessioni). Io non avevo spiccioli, e allora optai per ritrarmi e sparire alla sua vista, ma feci in tempo a cogliere lo sguardo, persino più malinconico che deluso, di quel poveretto, ed è come se lui continuasse a guardarmi, lo giuro.
 
Non escludo che, dotato di potere assoluto e avendo un po’ di tempo per pensare e intanto avvertendo che, se esagero nella richiesta chiedendo ad esempio di cambiare il mon­do, rischio di essere accusato di megalomania, nonché di presunzione di sapere chiaramente cosa è bene e cosa è male, e di perdere magari l’offerta, mi sistemo nei miei territori abituali di lavoro e chiedo che il ciclismo abbia finalmente giustizia.

Giustizia perché? Ma Dio Santo (direi proprio così, alla divinità in questione), il ciclismo soffre di decadenza, di vetrina (non tanto di pratica) perché autosputtanatosi con la faccenda del doping, quando ha eseguito su se stesso quelle operazioni etico-chirurgiche, con costi altissimi e dolorosissimi, che nessun altro sport si è auto inflitto. Perché diventato sfogatoio delle ipocrisie altrui e anche parafulmine della dose normale di sdegno tipica degli umani e da esso tutta assorbita. Perché ha su­bìto ma anche si è dato controlli persino feroci (a parte il ca­so Armstrong, dove però sono sta­ti testati prodotti che forse sa­rebbe bene dare a malati e vecchie e bambini perché crescano forti vincendo tanti Tour de Fran­ce di seguito). Perché i polpacci di un giocatore di calcio di adesso sono grossi come le cosce dei loro omologhi di una volta, e credere che sia tutta palestra è da idioti puri e vili. Perché noi del ciclismo ne abbiamo abbastanza di quella benevolenza farisaica che parte dal “poverini con quel che faticano” e finge di sdegnarsi per i guadagni sardanapaleschi di campioni di discipline tutto sommato poco impegnative quando non anche cretine.

Perché non me ne frega niente dei risvolti ecologici che pure raccomandano il ciclismo e lo preservano da una decadenza assoluta, quando poi in vetrina ci sta male, come un abito goffo esposto fra capolavori della haute-couture, e ci sto male pure io. Perché la vetrina non è tutto ma è tanto, specialmente per chi deve spiegare il ciclismo a otto nipoti malati di ve­trinismo soprattutto calcistico. Perché con le ultime scoperte - ma guarda un po’ - l’atletica leggera appare più dopata chimicamente del ciclismo, e il calcio ap­pare dopato economicamente co­me nessun altro sport al mondo. Perché - cosa mia, ma peggio per gli altri  - il ciclismo sa di Toro, se proprio dobbiamo parlare di calcio, come mi ha detto, all’età di tre anni, Matteo Ormezzano televedendo la tappa de Tour all’Alpe d’Huez e assistendo bea­to e intanto eccitato al fluire di auto, moto, pedoni con e senza bandiere, bici di amatori, monopattini ed elicotteri, udendo il clangore di un traffico inusuale, con colori mai visti prima, in quello che è il più grande stadio all’aperto del mondo (la sua fra­se: “Nonno, questo è tutto Toro”).
 
Sciuperei l’occasione? For­se sì, ma che bello che bel­lo che bello, come diceva Nino Frassica, un genio che sa far ridere sempre, venti e passa anni senza cambiare intanto che intorno cambia il mondo, ma per fortuna regge un certo umorismo lunare. Sciuperei l’occasione ma farei contento qualche mio ami­co, persino qualcuno che è su con me ospite di questa stessa pubblicazione, e sono certo che l’indiretto ma sicuro ridimensionamento del calcio avrebbe, alla fin fine, anche un particolare ri­sultato chiaro e sincero: quello di fare apparire più grande il mio Toro. Anzi, ormai il Toro di Mat­teo. Che non è il calcio tutto ma è assoluto naturale e vivacchiamento artificiale, in un mondo che ti sta troppo largo o troppo stretto (la stessa cosa, perché ti trovi sempre male).

Gian Paolo Ormezzano, da tuttoBICI di novembre
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COMMENTI
21 novembre 2015 11:21 drinn
GRAZIE PAOLO e MATTEO

Roberto Damiani

MASSONERIA DEI MEDIOCRI E DEI MASCALZONI
21 novembre 2015 12:10 ewiwa
Ammazzano il ciclismo che è sport vero dove si fatica da matti (con doping o senza doping…..sì si deve dire )ma è sport che esalta la folla ...folla perbene che non fa mai "casino"dove ognuno è libero di tifare per chi vuole e mai il vicino ti aggredisce a bastonate ovvero a revolverate e dove l'ordine pubblico non è un problema….. bastano due poliziotti per arginare un sano entusiasmo.
Non come il calcio che ad ogni partita sembra di andare alla guerra con migliaia di poliziotti anche malmenati da veri delinquenti armati….e tutto questo comporta anche spese ingentissime che paghiamo tutti noi poveri cittadini
E poi leggiamo quali sport questa massoneria di mediocri protegge…. sport esaltati e dopati ed anche olimpici..... perfino il tiro con l'arco anche lui "baciato " dal doping...che vergogna!!!!!!.
Dopo l'affare Russia che è uguale a l'affare Armstrong e che è di sicuro uguale a l'affare calcio…..e così via…… dimostra che si buttano montagne di soldi per una lotta al doping che invece questi mascalzoni permettono e proteggono....fossi l'associazione dei ciclisti dopo l'affare Russia mi rifiuterei di fare alcun controllo fino a quando non si vedrebbe uno straccio di provvedimento verso tutti quelli che per anni ed anni hanno fatto la bella vita alla faccia degli atleti di serie B...
Io qui ho scritto sempre di doping a due velocità: protetto e permesso per chi dicono loro ovvero “ i ricchi” e violento per gli atleti di serie B ovvero ” i poveracci”
Ho anche sempre detto allora DOPING LIBERO PER TUTTI….alla luce dei nuovi fatti eclatanti e gravissimi era una frase avventata?

Doping libero frase avventata? Più che altro un vera "deficientata"!
21 novembre 2015 22:29 Bartoli64
Caro ewiwa,
che il ciclismo sia sport di serie "B" oppure povero è una favoletta alla quale non crede più nessuno. Di povero qui c'è solo il tuo pensiero, la tua cultura sportiva e purtroppo anche il tuo senso sociale.

Nell'era dei Murdock, degli sceicchi e dei nuovi magnati dell'Est che - proprio in questo sport - investono decine e decine di milioni di euro, e dove un solo motorhome ne costa più di 500mila, non si capisce proprio dove si possa giustificare tanta povertà.
Una cosa del genere non la dichiarerebbe neppure un evasore fiscale totale!

L'era del professionista che si esprmeva a "ciao mama" è bella che finita almeno 20/25 anni fa, ed oggi un professionista di un team WT gira il mondo in lungo ed in largo parlando bene almeno 2 lingue, e lo sa benissimo anche l'eccelso Dr. Ormezzano che, bontà sua, ogni tanto ci delizia con questi articoli sprecando però la sua magnifica penna nel decantare un'innocenza e una genuinità che il ciclismo non ha più dai tempi in cui era ancora un giovane cronista, e così l'esercizio dell'evidenziare come gli altri sport di vertice siano ben peggio del ciclismo diventa davvero stucchevole (anche in periodi come questo dove non si ha molto da scrivere sul mestiere delle due ruote).

Ovvio che poi esistono realtà minori come le Continental e le Professional, ma esistono così come nel calcio ci squadre di serie inferiori che disputano campionati inferiori; ma neanche qui troviamo quell'ambiente "popolare" e "schietto" rispetto al ciclismo delle pay-tv e dei petroldollari se è vero com'è vero che l'anti-doping seguita a colpire duro specialmente nel ciclismo "minore" che non può permettersi sistemi dopanti più sofisticati come quelli che quasi certamente usa (anche negli altri sport chiaramente) chi ha più soldi.

Ovvio anche che, di fronte a tanta disponibilità finanziaria e conoscenza scientifica, ci si attendano risultati che siano proporzionati allo sforzo finanziario di chi investe, ed ecco perché il doping è ancora presente, troppo presente, in questo sport e quasi certamente con tecniche d'avanguardia che (forse) scopriremo solo tra anni.

La cosa però che non cambia tra ogni sport, dal più povero al più ricco, è il messaggio che lo sport HA e DEVE continuare a dare, specialmente verso i più giovani, e che è un messaggio di lealtà, di salute, di gioia, di vita; cioè l'esatto contrario di quello che, invece, il DOPING e tutte le altre forme di dipendenza, se non proprio di schiavitù, da sostanze chimiche e droghe varie rappresenta.

Ecco perchè la tua frase- caro ewiwa - non solo è una frase avventata... E' UN'AUTENTICA DEFICIENTATA!!

E vergognati di quello che - per l'ennesima volta - hai scritto...

Bartoli64

PER BARTOLI 64
23 novembre 2015 17:20 ewiwa
Ti qualifichi sempre per quello che sei ovvero una povera persona arrogante, maleducata e penosa

Caro ewiwa ti assicuro...
23 novembre 2015 19:12 Bartoli64
... che in confronto a te io sono da Premio Oscar in tutti i campi!

Quanto alla pena che ti devo dire?
Se avessi un pò di senno dovresti provarne prima di tutto per te, oltre che per quello scrivi.

Tapino...

Bartoli64

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