L'ORA DEL PASTO. Metti una cronosquadre

STORIA | 16/10/2015 | 08:06
Metti una domenica di ottobre, un ottobre fuori tempo, fuori registro, che sa di maggio o di settembre, solare luminoso limpido eppure pungente vivace vivo, e orobico.
Metti 17 chilometri lungo un lago, il Lago di Endine, stradali, nel senso di statali ma anche provinciali, mossi movimentati mobili, e orobici.

Metti 350 amatori e 120 ex professionisti, di cui 108 in bicicletta e gli altri 12 a piedi, totale 370 corridori, che divisi per quattro o cinque fa un centinaio di squadre, perché quella che si corre è una cronosquadre, ed è orobica.

Metti che questa cronosquadre sia la decima volta che si disputa, l’idea è di Ennio Vanotti, bergamasco di Almenno San Salvatore, professionista dal 1978 al 1990, gregario, ma di quelli di lusso, e orobico.

Metti che alle otto di mattina sia già tutto pronto, che alle otto e mezzo il piazzale vicino al campo sportivo sia già pieno, che alle nove scatti il primo quartetto, che alle undici scatti l’ultimo, che ci siano quelli che la fanno a tutta e quelli che la fanno a metà gas, e quelli che la fanno per gioco, per compagnia, per allegria.

Metti che fra gli ex ci sia anche Bruno Zanoni, che corre con la maglia nera, perché
nel 1979 conquistò il 111° nonché ultimo posto al Giro d’Italia, e per onorare la maglia nera, una volta Zanoni si è fermato con la sua squadra durante la cronosquadre, è entrato in un bar, ha ordinato un cappuccino e lo ha bevuto in santa pace, poi è risalito in sella, ha pedalato fino al traguardo e si è confermato buon ultimo, ed è orobico.

Metti che fra gli ex ci sia anche Tommi Prim, svedese ma in versione orobica, Tommi con la i, Prim anche se è arrivato due volte secondo al Giro d’Italia, la settimana precedente ha fatto l’Eroica, percorso da 137 chilometri, qui corre con una bici eroica perché è la sua Bianchi del 1986 con gabbiette, fili esterni e cambio al telaio, prima della partenza si accorge di aver rotto un raggio e allora lo attorciglia a un altro raggio e poi smolla il freno posteriore perché la ruota è sbirola, pronti-via via a tutta, a più di 40, anzi, 45, molla tre poderose spinte a un compagno in difficoltà, che dopo 12 km non ne ha più, si sfila e si stacca, e quel compagno sono io.

Metti poi una grande festa, Zandegù che canta, Gimondi (orobico!) che sorride, Motta che ringrazia, la Canins che illumina, Boifava che pedala, Cheula che s’impegna, Caccia che raddoppia, tutti che mangiano e bevono, tutti che ricordano il passato e progettano il futuro, poi tutti che progettano il passato e ricordano il futuro, perché sono tutti un po’ sottosopra dalla felicità.

Metti che questa cronosquadre, grazie agli sponsor, grazie al volontariato, grazie alle quote (15 euro per amatore), abbia raccolto 3 mila euro da devolvere all’associazione Terre d’Europa, che si occupa del doposcuola per ragazzi down dai nove ai 14 anni.
Insomma: metti il ciclismo, quello di una volta, quello di adesso, quello di sempre.

Marco Pastonesi
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