«Torno sempre volentieri a Bologna», dice Fabio Aru, immerso nei vecchi
ricordi degli amici radunati al Tramvia di Casalecchio da Andrea
Cevenini, il gioielliere-tecnico che l’ha fatto decollare nel cross e
poi convinto a diventare ciclista di strada. Una trentina di persone a
tavola per salutare il vincitore della Vuelta, che sotto le Due Torri
aveva promesso di tornare dopo il secondo posto al Giro e invece si è
presentato dopo esser entrato per la prima volta in un albo d’oro che
conta. «Ancora non me ne rendo conto, ho quasi duemila mail da leggere:
lo farò in vacanza...», scherza Fabio, di ritorno dal Mugello dove ha
omaggiato i compagni che l’hanno accompagnato nell’impresa in Spagna. A
Casalecchio si presenta intorno alle 19,30, con la fidanzata Valentina,
per salutare e abbracciare chi lo ha aiutato o soltanto incoraggiato nel
periodo bolognese: ci sono Primo Franchini col fratello Livio, Paolo
Malini che gli faceva da meccanico e tanti altri. E pure Olivano
Locatelli, tecnico che lo ha lanciato da dilettante, col quale rivive
quel periodo e quegli insegnamenti che oggi permettono ad Aru di tornar
qui, in perfetto relax, a godersi il bello del successo.
a. cos.
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