GIRO D'ITALIA | 31/05/2015 | 20:05 di Pier Augusto Stagi -
Beppe MARTINELLI. 9. Non so se hanno un’ammiraglia per due, per me la vettura targata Astana è guidata da Shefer ma diretta da Martino. Altrimenti spiegatemi perché quando c’è da mandarlo a quel paese la colpa è del tecnico bresciano e se c’è da fare dei complimenti allora quelli devono andare al tecnico kazako. Troppo comodo signori. Lo ripeto ancora una volta, visto che siamo anche stati i primi a segnalarvelo: se Aru ha finito il Giro, il merito va al tecnico bresciano che in almeno tre occasioni ha evitato che questo accadesse. Il capolavoro? Nella tappa di La Spezia, dove fa saltare per aria tantissimi pretendenti alla maglia rosa. Quindi, chi ha voglia di dire che la tattica Astana è stata folle e suicida, si informi perbenino prima di esprimere giudizi.
Fabio ARU. 10. Per come ha disputato il Giro e in che condizioni fisiche l’ha corso, al ragazzo sardo non si può dire assolutamente nient’altro che bravo. Ha 24 anni, e negli ultimi due Fabio è salito sul podio del Giro. Terzo e secondo. Due tappe quest’anno, una l’anno scorso. Una maglia bianca di miglior giovane in questa edizione. Cose da Pantani.
ASTANA. 9. Hanno reso la corsa dura, la più dura possibile, unico modo per mettere in crisi quello là. Dovevano lasciare il peso della corsa alla Tinkoff? Bravi, e secondo voi il team di Oleg se lo sarebbe preso quel peso? Con un Contador così, che le pezze le sa mettere a regola d’arte da solo, il team di Bruno Cenghialta non avrebbe mosso un solo dito. I kazaki sapevano benissimo che non ci sarebbe stata trippa per gatti e giocando di rimessa anche loro avrebbero portato ancor più in carrozza lo spagnolo. Gli Astana hanno scelto la strada più complicata e tortuosa, quella della battaglia, costante e reiterata. Hanno annientato la concorrenza russa, hanno fatto prendere paura allo spagnolo, ma non si devono rimproverare di nulla.
Alberto CONTADOR. 10. Per uno come lui bisognerebbe usare solo superlativi, per come ha corso, per come ha gestito la corsa, per come ha attaccato e per come si è difeso. Con una squadra lillipuziana, lui ha ricoperto la parte del gigante.
TINKOFF. 5. Non è il caso di infierire e apparire sgradevoli, hanno fatto un giretto sottotono.
Carlos BETANCUR. 5. Partito molto male, poi migliora, ma non tanto da lasciare un segno. Non tanto da portarsi a casa una vittoria di tappa.
ANDRONI GIOCATTOLI. 7. Fanno la loro sporca figura, con i loro mezzi, le loro velleità, con l’umiltà di chi sa di non poter competere ad alti livelli, ma di mettere sempre in strada alto rendimento. Alto gradimento.
Marco BANDIERA. 7. Si vince la personale classifica degli uomini in fuga, Gp Pinarello. Lotta per i traguardi volanti. Sventola la bandiera Androni. Sventola Bandiera.
BARDIANI CSF. 6,5. Quest’anno non era assolutamente facile trovare varchi per andare in fuga o vincere tappe. Basta chiederlo ad uno come Giovanni Visconti che non è propriamente un pivellino. La sfida tra gli Astana e Contador era troppo sentita e serrata. Corsa troppo controllata, troppo chiusa e ingabbiata, per questo Roberto Reverberi e Mirko Rossato devono ritenersi soddisfatti. Sono l’unica squadra “Professional” invitata a questo Giro capace di vincere una tappa con Nicola Boem a Forlì. Nonostante questo, parafrasando indimenticabili professori del liceo: i ragazzi potevano dare qualcosa di più.
Damiano CARUSO. 7. Sufficienza piena, pienissima per il 27enne ragazzo ragusano. Nono un anno fa alla Vuelta, 8° quest’anno al Giro. Il ragazzo sta entrando nella fase della maturità e anche questo buonissimo piazzamento ne è la dimostrazione. Otto alla squadra e al suo fuoriclasse Philippe Gilbert, che questo Giro l’ha onorato con due strepitose vittore (Vicenza e Verbania), arrivando a Milano.
CCC SPRANDI. 5. All’esordio in un Grande Giro la formazione diretta da Gabriele Missaglia fa quello che può. Forse, come ho già avuto modo di dire, fa il suo esordio in uno dei Giri più duri, corso dall’inizio alla fine con un agonismo incredibile. Sylvester Szmyd fa quello che può: cioé molto poco.
ETIXX. 6. E’ tra le squadre che vincono il premio della sfortuna. Perdono subito Serry, poi Rigoberto va in affanno per una bronchite che lo fa soffrire come non mai. Il colombiano finisce in crescendo, ma non è sufficiente per arrivare a vincere una tappa. Quella la regala alla fine un pistard, Iljo Keisse, che vince a due passi dal Vigorelli. Davide Bramati, alla fine, può anche lui sorridere.
Fdj. 5,5. Geniez arriva nella top ten, la squadra non era proprio da buttare, anche se l’impressione che abbiamo avuto è che qui sia venuta per fare il minimo sindacale.
IAM. 5,5. Fa qualcosa Clement, fa qualcosa Chavanel, lo stesso Reichenbach. Perde per infortunio lo sfortunatissimo Pelucchi, ma una squadra così ben attrezzata e ben organizzata poteva fare qualcosa di più.
LAMPRE. 8. Non ha l’uomo classifica e lo capisce in pratica subito: Niemiec non è in condizione. In verità a Sanremo i Lampre capiscono anche che non sarà il loro Giro, disputando una cronosquadre da dimenticare. Potrebbero battere il record di chilometri da fermi, tanto vanno piano. Invece alla faccia di tutti, Orlando Maini – avvilito come pochi – riesce a tirare su il morale della sua truppa e infila la bellezza di quattro vittorie di tappa con Polanc, Ulissi e doppietta di Modolo. Non male.
LOTTO SOUDAL. 6. Si vince una tappa con Greipel, sfiora la top ten con Monfort e Van den Broeck. Non è male, ma neanche il massimo.
MOVISTAR. 8. Tra le squadre più brillanti in assoluto. I suoi lottano dall’inizio alla fine. Con Giovanni Visconti, che si porta a casa anche la maglia azzurra dei Gran Premi della Montagna. Con Intxausti, che si vince la tappa di Campitello Matese. Con Andrey Amador, che resta giù dal podio, ma il suo quarto posto è tanta roba.
NIPPO-VINI FANTINI. 6. Se ci fosse un premio per la sfortuna, la formazione di Francesco Pelosi sarebbe certamente in corsa. Lo scattante Colli viene messo KO da un fotografo impiastro. Cunego va all’attacco nella tappa di Verbania per centrare la top ten, centra invece un tombino finendo così all’ospedale con la clavicola rotta. Squadra giovane, squadra inesperta: alla fine fa quello che può.
ORICA GREENEDGE. 6,5. I canguri vincono la cronosquadre e una tappa (Sestri Levante) con Matthews. Quattro giorni in rosa con Gerrans, Matthews e Clarke. Non hanno l’uomo per la classifica, ma loro confondono il Giro con la Tirreno-Adriatico: li vediamo per una settimana poi ricompaiono come cambioruote (do you remember Clarke-Porte?). Sfacciati.
SOUTHEAST. 5,5. Matteo Busato arriva secondo a Forlì. Poi qualche fuga, qualche tentativo. Pochino pochino.
CANNONDALE GARMIN. 8. Parte molto male, poi si riprende. Il segnale più bello arriva da Davide Formolo che vince a La Spezia. Ryder Hesjedal si rende invece protagonista di un recupero in classifica eccezionale: quinto posto finale, con due secondi posti nelle tappe regine di Cervinia e Sestriere. Molto bravo.
TEAM GIANT-ALPECIN. 3. Il primo suo corridore è lo svedese Tobias Ludvigsson ad oltre 4 ore: imbarazzante.
Team KATUSHA. 7. I russi attaccano, lottano, animano soprattutto l’ultima settimana di corsa, in particolare con Yuri Trofimov (10° nella generale) e Ilnur Zakarin, che vince anche la tappa di Imola.
TEAM LOTTO JUMBO. 8. Squadra completa, una delle migliori di questo Giro. Bravi con Moreno Hofland, bravissimi con l’indomito Steven Kruijswijk.
TEAM SKY. 6,5. Alla fine, anche nelle difficoltà, il team britannico ha il grande merito di salvare tutto il salvabile. I british vincono una tappa con Viviani a Genova e ottengono un buonissimo sesto posto con il Ceco Leopold Konig. Animano la corsa con Kiryenka, Nieve e Siutsou. Dopo la clamorosa “debacle” di Porte, hanno la forza di rinascere dalle ceneri.
TREK FACTORY. 6,5. Fanno classifica con Fabio Felline, che fa anche vedere qualcosa di molto buono. Lottano con Giacomino Nizzolo fino alla fine per la maglia rossa. E la vince.
Mauro VEGNI. 8. Giro bello ed emozionante. Giro duro e vibrante. Bravo lui a disegnarlo, bravissimi i corridori ad interpretare nel modo più giusto e corretto questo spartito. Bravi soprattutto a suonarsele di santa ragione, alla faccia del “fair-play” di cui non sentiamo la mancanza. Peccato solo per quei 59 chilometri a cronometro di Valdobbiadene, anche se resto convinto che sarebbe cambiata di poco la musica, e per il Mortirolo al martedì. Senza queste due cose, il direttore del Giro meriterebbe un 10 pieno.
GIORNALISTI. Tutti rimandati, al prossimo Giro. È l’augurio più bello che possa fare a loro e a me stesso.
Non sono d\'accordo con il voto alla Giant Alpecin. È vero, non hanno combinato molto, ma sono stati molto disponibili con le telecamere concedendo numerose interviste. Solo non capisco come mai Degenkolb e Dumoulin rispondessero a tutte le domande dei giornalisti parlando dei loro capelli...
prima di scrivere faccia la giusta analisi... e non insegua le sue simpatie
1 giugno 2015 08:38limatore
nel giudicare una team intero , penso che il paragone siano gli altri team. A parte Astana chi è andato meglio di Tinkoff Saxo? La televisione in sala stampa c'era? Adesso se la Tinkoff Saxo non era la seconda miglior squadra mi può venire a dire che era una squadra lillipuziana. Come al solito giornalista=analisi da bar.
SQUADRE
1 giugno 2015 12:11fulvio54
In linea di massima sono d'accordo con le valutazioni espresse. I polacchi della CCC Sprandi avrebbero potuto fare di piu' se semplicemente avessero potuto schierare il tanto bistrattato Rebellin. Si dira' aveva una spalla in disordine causa caduta al giro di Turchia gia'ma anche fosse stato fisicamente al meglio RCS avrebbe posto il solito assurdo veto nonostante tutto.
VOTI
1 giugno 2015 14:52marek79
Ma un bel 10 e lode alla signorina Chiabotto??
Poi ha ragione foxmulder la giant è stata la più disponibile addirittura concedeva interviste da corridori con erano al giro più di così
1 giugno 2015 15:08BARRUSCOTTO
CARO P.A. STAGI TI SEI DIMENTICATO DI DARE UN VOTO AI NOSTRI POLITICI CHE CON UN GIRO COSI BELLO AN SNOBBATO IL GIRO ANCHE STORIA D'ITALIA SIAMO LONTANO DAI FRANCESI E INGLESI SIAMO DA TERZO MONDO SI VERGOGNINO
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