L'ABC di COSTA. CLAMOROSO: I CORRIDORI HANNO FATTO I CONTROLLI

GIRO D'ITALIA | 29/05/2015 | 18:11
di Angelo Costa    -

L come Lelli. Nel senso di Max, voce dalla moto Rai. Negli ultimi chilometri prima di Cervinia affianca Hesjedal e dice: «Lo vedo rassegnato. Ma non si rassegna».

M come motorini. Nel senso di propulsori invisibili nascosti nelle bici. Parlarne è il passatempo preferito di molti addetti ai lavori: una volta si discuteva delle salite troppo dure o delle alleanze in corsa, adesso non c’è tema più gettonato di questo. E’ un po’ come il meteo: non ci sono più gli argomenti di una volta. Delle bici motorizzate, in realtà, si parla da almeno cinque anni: è stato proprio questo sito a denunciarne l’esistenza. Suscitando immediatamente le più disparate reazioni: soprattutto, incredulità e derisione. Almeno fino a quando della questione non ha cominciato ad occuparsi l’Uci: ai controlli ematici da un paio d’anni si sono aggiunti quelli sui telai. Con la stessa, avvilente conseguenza: se un ciclista cambia la bici in corsa o se a fine tappa sbucano gli addetti ad esaminare i mezzi appena usati dagli atleti, i professionisti del sospetto si riaccendono. Questo tipo di controllo viene vissuto come un evento, quando invece sta diventando la norma: ogni giorno i corridori vanno all’antidoping, ma fa notizia solo chi viene trovato positivo. Così dovrebbe essere anche per gli eventuali motorini. Al Giro di indizi legati ai motori se ne sono visti un paio: alla partenza di Forlì è sbucato Nicky Hayden, a Lugano si è presentato nientemeno che Jorge Lorenzo, entrambi piloti di motogp con la passione per la bici.

P come polenta. Nel senso di piatto tipico della Val d’Aosta generosamente offerto sul traguardo dal locale comitato di tappa. Burp.

S come slogan. Nel senso di frase ad effetto per colpire il pubblico. La più bella resta quella che accompagna il Giro: la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo. Quest’anno si è tornati finalmente a quel livello, dopo edizioni che non erano riuscite ad avvicinare i fatti (e il percorso) alle parole. Un po’ come accade ad alcune squadre, che qui  sono accompagnate da slogan non sempre fedeli alla realtà. Sul pullman della Lotto Saudal c’è scritto ‘live your dream’, vivi il tuo sogno: probabilmente era vincere una tappa, perché dopo averlo realizzato Greipel se ne è tornato a casa. Meno facile ancora da comprendere una scritta sulle auto di uno dei principali sponsor della corsa: recita  ‘Sos grandine’. E’ il nome di un altro sponsor: in tanti l’hanno scambiato per una previsione meteo.

 
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