SANREMO. Michele Dancelli: 45 anni indimenticabili
STORIA | 19/03/2015 | 08:35 Quarantacinque anni fa Michelino Dancelli vinceva per distacco la Milano - Sanremo interrompendo il digiuno italiano che durava da 17 anni, dal 1953, quando si impose Loretto Petrucci. Il 19 marzo 1970 l'Italia era in festa per la ricorrenza di San Giuseppe, che poi sarebbe stata soppressa. Quel giorno fu una gioia indescrivibile soprattutto per i tifosi italiani di ciclismo. È quasi inutile descrivere l'entusiasmo suscitato nella sua Castenedolo e in tutta la provincia bresciana, soprattutto a Ospitaletto, autentico covo dei suoi tifosi capeggiato dal cantore Renato Corradi, che fu poi suo testimone di nozze. Un giorno tanto atteso dall'Italia intera, con l'ex muratorino protagonista assoluto.
UN RICORDO INDELEBILE nonostante l'età: l'8 maggio compirà 73 anni: «Ma quel ricordo è incancellabile - racconta Michele Dancelli -, perché l'Italia scoprì un altro campione: il sottoscritto. Subito dopo il traguardo non riuscii quasi nemmeno a parlare, non capivo più nulla, mentre dall'ingresso in via Roma fino sul palco non riuscii a trattenere le lacrime. Una gioia infinita, un successo di grande prestigio al termine di una cavalcata a quasi 44 chilometri orari».
Una vittoria costruita con la solita audacia: «Per vincere una grande classica bisognava anche rischiare: è quello che ho fatto io. A Novi Ligure andai in fuga insieme a Zilioli, Van Looy, Roger e Erik De Vlaeminck, Aldo Moser, Chiappano, Wolfshohl, Godefroot, Karstens, Soffi, Leman, Ottembros, Simonetti, Soave, Huyasmans, Pella, Van Loo. Mancavano all'arrivo poco meno di 200 chilometri».
Davvero un azzardo. Normalmente queste fughe vengono annullate dal gruppo quando mancano una cinquantina di chilometri all'arrivo: «Quel giorno però non fu così: al traguardo volante di Loano si impone Chiappano ma mentre gli avversari rallentarono per prendere il rifornimento, io andai all'attacco. Ad Alassio con un minuto e mezzo di vantaggio sui miei ex compagni di fuga. Poi diventarono 2'30" a una ventina di chilometri dall'arrivo. Ma Leman scattò al contrattacco riducendo a 1'27" il suo disavanzo. All'inizio del Poggio mi segnalarono che potevo contare ancora su un buon margine di vantaggio e affrontai la salita senza troppi problemi. In via Roma mi presentai in perfetta solitudine con 1'39" sul secondo classificato Karstens che raggiunse insieme ad altri corridori il connazionale Leman per poi batterlo allo sprint».
Tra i battuti di quel giorno c'erano tutti i più grandi campioni del momento: «Certamente. Riuscii a mettermi dietro Merckx, De Vlaeminck, Zilioli, Reybroeck, Jansen, Monserè, Van Looy e tanti altri specialisti delle corse di un giorno. Quella di Sanremo è la mia vittoria più bella, di un valore incommensurabile. Quando scattai a Loano. non ero sicuro di centrare la vittoria tentati ugualmente perché avevo tanta birra in corpo. Rimasi solitario apripista subito e nonostante i chilometri da percorrere non avvertii il benchè minimo segno di stanchezza. La certezza del successo l'ebbi solo sul Poggio quando mi avvertirono che avevo ancora un bel vantaggio su Leman. Da quel giorno anche i media mi considerarono un campione».
MICHELINO DANCELLI vinse la 61a edizione della Milano - Sanremo proprio di giovedì, come oggi al suo settimo anno da professionista. Quel giorno fece impazzire di gioia il popolo del ciclismo, in primis patron Ambrogio Molteni e l'allora meccanico Ernesto Colnago. L'ex muratorino di Castenedolo quel giorno coronò il sogno di tutti gli italiani: bere nel calice della vittoria in piazza Roma, a Sanremo. Cresciuto all'Audaces Nave del dottor Rizzo prima di passare alla Classic Valvola Bonomi di Ballerini e successivamente alla Bober Carpenedolo di Zaniboni e Ghirardi, il campione di Castenedolo passò professionista nell'autunno del 1963. Il 5 aprile dell'anno dopo vinse la sua prima corsa a Col San Martino ma scoprì l'emozione della maglia rosa il 17 maggio al termine della tappa del Giro d'Italia scattata da Riva del Garda, conclusasi in Castello dove vinse e conquistò il primato. Quindi altre stagioni al vertice per terminare la carriera nel 1973 con un palmares di 73 vittorie, l'ultima della quale ottenuta al circuito di Ghedi il 10 agosto 1973 davanti a una marea di gente.
Come festeggerà questo anniversario? «Con gli amici e la famiglia, ma senza strafare».
Il ciclismo nazionale, non solo bresciano, gli deve davvero tanto e quel 19 marzo 1970 rimarrà impresso nella mente di tutti gli appassionati, anche se nel 1980 Pierino Gavazzi riportò nel Bresciano la coppa del vincitore della Milano - Sanremo con una magistrale volata su Saronni, Moser e De Vlaeminck. Angiolino Massolini, da BresciaOGGI
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