Maurizio Marchetti condannato a risarcire il CONI

STORIA | 23/12/2014 | 07:36
Maurizio Marchetti era un buon dilettante nei primi anni Novanta ed è stato il primo a dichiararsi vittima del doping. È l'inventore, tra l'altro, della maglia etica ma ora è in grave difficoltà perché il tribunale di Tivoli lo ha condannato a versare 23.800 euro al Coni. A raccontare la storia è stato Valerio Piccioni sulle pagine romane de La Gazzetta dello Sport e noi ve la proponiamo.

Voleva diventare il Bosman del ciclismo, ora va a dormire con l’incubo che gli ufficiali giudiziari bussino a casa sua. Maurizio Marchetti da Sezze è il ciclista della «maglia etica», presentata durante i Mondiali di Firenze di un anno fa. Da quasi vent’anni, gira le scuole di tutta Italia per raccontare ai giovani il suo no al doping. Era un bel dilettante nei primi Anni 90, ma il suo professionismo durò solo qualche mese nella stagione più buia del ciclismo: poi chiese e ottenne dalla Gazzetta, la possibilità di pubblicare i suoi dati ematici, un modo per dire «io sono pulito». I numeri del suo sangue arrivarono sul giornale, ma Marchetti una squadra non la trovò mai.

Quindi un giorno, il ciclista «etico» trovò sui giornali la famosa dichiarazione del procuratore antidoping del Coni di allora, Ettore Torri: «Tutti i ciclisti si dopano» o «tutti i ciclisti dicono che tutti i ciclisti si dopano», secondo le diverse interpretazioni. Furono parole bomba che approdarono in Tribunale perché il magistrato e il Coni furono citati in giudizio dall’ACCPI (l’associazione dei corridori ciclisti professionisti), e dalla Liquigas. Lui provò a entrare nella partita. «Una frase del genere è la testimonianza che in questi anni non si è tutelata la possibilità di correre alla pari». Un atto di opportunismo? Una «lite temeraria» come ha detto il Tribunale di Tivoli? Fatto sta che «tutte le parti, escluso il Marchetti, hanno confermato il raggiungimento di un accordo transattivo» e quindi «andrà dichiarata la cessazione della materia del contendere con integrale compensazione delle spese». A uscire, insomma, con le ossa rotte è stato il solo Marchetti, che ora deve pagare al Coni 23.800 euro, una mazzata. «Non so che fare. C’erano in ballo richieste milionarie e grandi avvocati. Possibile che io debba pagare per tutti? Quei soldi non li ho. Sono stato ingenuo o temerario? Avevo dei sogni, mi sono stati rubati, questa è la verità». Il legale di Marchetti ha presentato ricorso in Appello, ma intanto il provvedimento è esecutivo. Cosa che non è accaduta, almeno per il momento, per altri 23.800 euro che l’ex ciclista dovrebbe dare pure all’ex procuratore Torri. Per spese legali.

Marchetti è tornato in questi mesi in bici. «Ho 49 anni e una gran voglia di pedalare. A Forano, in Sabina, ho finito l’ora in pista all’aperto sopra i 38,750 chilometri, ora voglio riprovarci a Montichiari. Il ciclismo mi manca, mi è mancata soprattutto la possibilità di provarci ad armi pari. Fra i dilettanti, ho vinto al Blockhaus, ero qualcuno. Poi, passato professionista, cominciai a non tenere più le ruote del gruppo». Quel momento in cui si sentì privo di forze dice di ricordarlo ogni giorno. Lo condivide con chi ha accompagnato i suoi progetti, dall’Associazione Nazionale dei Veterani Sportivi ai tanti che lo invitano a parlare contro il doping nelle scuole. E forse neanche il fantasma con cui convive, gli toglierà il desiderio di pedalare.

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COMMENTI
Ma...
23 dicembre 2014 17:33 antani
Conosco la storia di Marchetti e trovo paradossale che il CONI invece di premiarlo per le tante iniziative sostenute e per tutto quello che fa per i giovani all'insegna di un ciclismo pulito e credibile (come ad esempio quella della maglia etica tra gli Juniores o interventi nelle scuole), gli chieda un risarcimento danni. E' una vergogna. E lo è ancor di più se si va considera che il presidente del CONI poi va a premiare certe squadre dove il loro passato (a dir poco burrascoso) parla da solo.

Ancora una volta...
23 dicembre 2014 22:10 warrior
...si conferma una regola: non vedo, non sento, non parlo. Così non ho guai.

Il CONI gattopardesco
24 dicembre 2014 09:34 Zem81
Questa storia dimostra come il Coni sia ancora sordo e immobile verso chi davvero si IMPEGNA SERIAMENTE DA ANNI per uno sport libero dalle menzogne: invece di incaricare Marchetti a portabandiera della lotta al doping, anche a livello internazionale, lo si punisce oltremisura! Caro Coni cosa vuoi fare da grande? Dov'è il Malagò innovatore? In più egli dimostra la sua vitalità atletica con questo 38,750, "a prima vista" non eccezionale. In realtà gli addetti ai lavori sanno quanto sia impegnativo girare in pista (all'aperto livello mare) a quelle medie...complimenti Maurizio!

Il bandito ed il campione
24 dicembre 2014 11:29 Melampo
Estratto dalla famosa canzone di Francesco De Gregori:

"cercavi giustizia, ma trovasti la legge" ...

MAURIZIO MARCHETTI un INNOCENTE GARANTITO !
24 dicembre 2014 11:44 renzobarde
Alla ingiustizia sportiva italiana mancava solo questa ! Ovvero di accusare un personaggio specchiato come Maurizio Marchetti. Non aggiungo altro perché un sito "preda" di anonimi al 99 per cento non mi interessa . Spero che chi di dovere si convinca che i dibattiti vanno fatti tra persone che hanno un volto ed un nome . Renzo Bardelli ( Pistoia)

voce grossa
24 dicembre 2014 13:54 canepari
con i modesti e accondiscendeza con i potenti....è sempre così.

Maurizio Marchetti (una vera "aquila temeraria")
24 dicembre 2014 18:59 Bartoli64
Mi spiace veramente ragazzi, ho letto i Vs. appassionati post ma debbo proprio farVi rilevare che le cose non stanno estattamente come l’articolista vorrebbe far intendere.

Vedete, quello della lite temeraria è un istituto giuridico volto a tutelare il corretto iter delle cause civili e che mira non intasare i Tribunali da cause e “causelle” intentate per ragioni di “fuffa” com’è stata, per l’appunto, quella di Marchetti.

A parte il fatto che ho conosciuto il soggetto nel 1983 (e Vi posso assicurare che è dotato dell’elasticità mentale di un sampietrino), ma qualcuno mi spiega sulla base di quale principio di “lesa maestà” questo ex prof. (parliamo di 6 mesi di carriera negli ormai lontani anni ’80 dove non ha lasciato alcuna traccia), si sia sentito in diritto di tutelare la sua “immagine” di professionista onesto dalle dichirazioni (presunte) del Dr. Torri?

Ragazzi è veramente da ridere! Ma chi sarà poi stato quel fenomeno di legale che lo ha consigliato nell’intentare una causa così bislacca quanto fondata sul nulla? Di certo una vera aquila come lui!

Le condanne per lite temeraria in Italia sono putroppo rare (e questo è uno dei tanti motivi peri quali i Tribunali Civili sono sempre intasati), ma negli USA sono molto più frequenti e questo fa si che il primo “pincopallo” ci pensi almeno 10 volte prima di trascinare qualcuno in causa, perchè se poi il suo pretendere non è fondato su ragioni concrete il Giudice gli fa un “mazzo” così (esattamente come è successo a Marchetti).

Se fossi Malagò e Torri, considerata la pochezza della controparte, lo “grazierei” rinunciando alla mia (giustissima) pretesa risarcitoria ma non dopo avergli fatto fare una delle scalinate di “Palazzo H” sulle ginocchia, così il Marchetti impara a vivere prima di andare a parlare nelle scuole di quello che gli sarebbe (il condizionale a questo punto è d’obbligo) capitato da corridore.

“Mentre tu sei l’assurdo in persona e ti vedi già vecchio e cadente, raccontare a tutta la gente del tuo falso incidente” (Edoardo Bennato – Un giorno credi).

Bartoli64

La Storia
27 dicembre 2014 10:23 Zem81
Mi ricollego idealmente al Sig. Bardelli di Pistoia, con il quale sono d'accordo sia nel merito che nel metodo (proposto per questo interessante dibattito). Invito quindi, umilmente (nella mia posizione so bene che non spetta a me), "Bartoli64" a firmarsi: soprattutto per il contributo che ci ha fornito con questo suo scritto che denota una conoscenza approfondita della vicenda qui dibattuta. Dagli articoli di giornale che negli ne hanno raccontato la storia e gli sviluppi che man mano si succedevano, ho potuto constatare che Marchetti può rappresentare una occasione di rinascita per il ciclismo. In ogni caso tutti i contributi utili a raccontare nel complesso questa storia ben venga! Francesco Toldo (Latina)

Rispondo a Zem81
28 dicembre 2014 18:20 Bartoli64
Egregio Zem81,
La ringrazio per aver ripreso il mio post anche perchè mi dà modo di re-intervenire su una faccenda che mi sta a cuore, anche se debbo deluderLa due volte.

La prima perchè ho l’intenzione di avvalermi del diritto di utilizzare soltanto il mio nickname nel firmare i miei interventi (ed il perchè l’ho già spiegato decine di volte).

La seconda è perchè non ho tutta questa conoscenza così approfonditra dei fatti, bensì quello che ha riportato l’articolista, la mia memoria e qualche conoscenza del diritto. Orbene, è solo in base a quello che ho appena scritto che mi esprimo, anche se ritengo possa essere già sufficente.

Vede, il buon Marchetti, all’indomani di richieste di risarcimento milionarie per danni d’immagine che con tracontanza il patròn di Liquigas aveva chiesto, unitamente all’Avv. Scaglia di ACCPI (che pur qualcosa doveva fare nella sua posizione), decise di salire anche lui sul carro degli “accusatori e dei “diffamati” perchè - a suo dire - l’allora capo della Procura Nazionale Antidoping, Dr. Ettore Torri, con quella famosa dichiarazione (abbondantemente artefatta e strumetalizzata dai giornali) aveva macchiato la sua figura di professionista integerrimo...

MA PER FAVORE! Ma quale professionista poi? Il Marchetti ha svolto appena qualche mese da Prof. (e parliamo più di vent’anni fa) quando la P.N.A. neppure esisteva! Ed ora che fa? Tenta di azzannare al collo questo Magistrato dalla carriera specchiata ed al quale la Giustizia sportiva, non solo italiana, deve molto.

Come giustificare dunque questo comportamento? Avido? Opportunista? Stupido? Ossessionato? Protagonistico? Io non lo so e credo che forse non lo sappia bene neppure Marchetti, ma fatto sta che questo “paladino dell’anti-doping” ha tentato di spillare soldoni e macchiare l’onorabilità di chi il doping lo ha combattuto veramente ed ora (GIUSTISSIMAMENTE) se ne trova a pagare le conseguenze!

Alla luce di ciò credo che Marchetti NON possa davvero essere un testimonial da spendere nelle scuole per diffondere la cultura dello sport pulito.

Fermo restando che, a quanto ricordo, non possiede neppure la dialettica necessaria per trattare di fronte a studenti (spesso “scafatissimi”) un tema così complesso e delicato, ma è il suo stesso atteggiamento tenuto nei confronti del Dr. Torri a NON renderlo - a mio personalissimo avviso - “moralmente affidabile”.

Quando nel periodo più buio del doping mise in mano le sue analisi del sangue al giornalista della Gazzetta il Marchetti dimostrò di avere il coraggio delle proprie azioni ma il suo “momento di popolarità” si esaurì lì, e non poteva certo essere la sua vittoria da dilettante sul Block Haus a garantirgli, da sola, la brillante carriera che si era immaginato (ci sono stati fior di dilettanti molto più vincenti di lui che hanno fallito da Prof.).

Mi creda, caro Zem81, se cerca testimonial da impiegare tra i ragazzi per parlare delle nefandezze del doping lasci stare il Marchetti ai suoi fantasmi ed alle sue protagonistiche (ed anche un pò vili) mire da martire.
Dal suo coraggioso compaesano (parlo di Simeoni) Marchetti deve ancora imparare molto.

Cordialmente.

Bartoli64

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