UTENSILNORD. Bordonali: «Una strada nuova»

CONTINENTAL | 24/11/2014 | 07:58
Con Fabio Bordonali ripercor­ria­mo la stagione del Team Utensilnord, formazione un­ghe­rese dal cuore italiano che nel 2014 ha corso praticamente in tutto il mondo: dal Marocco all’Italia passando per paesi dell’Est come Po­lonia, Slo­vacchia, Romania, Unghe­ria e chi più ne ha più ne metta.

Come valuti la stagione appena conclusa?
«Abbiamo svolto attività soprattutto all’estero ma disputato anche tante prove im­portanti in Italia. A differenza dell’anno scorso, abbiamo dato decisamente più spazio ai giovani ungheresi quindi l’obiettivo non era puntare al risultato ma far accumulare loro esperienza preziosa per il futuro, farli crescere, insegnare loro il mestiere. Il nostro team comprende numerosi ragazzi di 19-20 anni dai quali al momento non pretendiamo vittorie ma solo he crescano come si de­ve guardando al futuro. In termini di ri­sultati non mi attendevo più di quello che abbiamo raccolto, sapevamo che sarebbe stato un anno di transizione».

La vostra è stata una scelta ben chiara.
«Sì, abbiamo deciso di puntare sui paesi dell’Est, sui loro atleti e mercati an­cora inesplorati dal mondo delle due ruote. Nel complesso è stato un anno positivo, per il quale ringrazio Bot­tec­chia, Uten­sil­nord, GSG e tutti gli sponsor che ci supportano. Sarebbe stupendo poter fare le cose più in grande, speriamo in un mo­mento migliore per l’economia e in un prodotto ciclismo più spendibile».

Cosa bolle in pentola per il 2015?
«Continueremo con il progetto di questa squadra Continental affiliata in Un­ghe­ria, puntando a una buona attività internazionale. Abbiamo riconfermato i giovani magiari per i quali abbiamo in me­n­te un progetto a lungo termine e, per quanto riguarda gli italiani, stiamo considerando la conferma di Alessandro Maz­zi che in questa stagione si è ben comportato, facendo bene al Giro del Ma­roc­co e alla Coppi & Bartali, banco di prova importante per il nostro team».

L’anima del team resterà italo-ungherese?
«Sì, parte dello staff e degli sponsor è italiano quindi di “nostro” c’è molto, ma per quanto riguarda gli atleti ci stiamo spingendo in modo sempre più convinto verso l’Est, per far emergere nuovi talenti e far crescere il ciclismo in una terra che non ha tradizione ciclistica. L’Ungheria, come i paesi con cui confina, ha molti margini di crescita in questo senso, si stanno aprendo nuovi orizzonti in campo sportivo e speriamo crescano aziende vogliose di investire nelle due ruote. In quella terra mancano indubbiamente le professionalità che abbiamo noi in Italia e in Europa ma vengono organizzate tan­te corse, palcoscenico ideale per i nostri giovani, e c’è tanta voglia di fare. La federazione ungherese sta seguendo con interesse il nostro lavoro. Il ciclismo non è il primo sport del paese e noi siamo l’unica squadra professionista esistente, ma ab­biamo mosso qualcosa, infatti un anno fa la tv nazionale ci ha dedicato ampio spazio per l’appuntamento iridato di Fi­ren­ze. Speriamo di interessare le multinazionali di questa nazione per poter crescere un po’ alla volta e tornare tra le Pro­fes­sional al più presto».

Anche un team piccolo come il vostro gira il mondo da gennaio a ottobre: ti piace questo ciclismo moderno e globalizzato?
«Ha i suoi pregi e i suoi difetti. Il mio sogno è di tornare a fare ciclismo di alto livello con una squadra importante, ma potrà esaudirsi solo quando avremo differenti possibilità economiche e il ciclismo sarà un prodotto chiaro e dai costi adeguati. Vedo quasi tutte le squadre in difficoltà, eccezione fatta per alcuni team di stato o con grandi capitali. I costi del World Tour d’altronde sono folli, sono imbarazzanti da proporre agli sponsor, tanto che io personalmente non li ho mai presi in considerazione preferendo volare bas­so con una formazione di fascia inferiore. Questo pensiero lo espongo dal 2004, ma vedo che nulla è cambiato, anzi... In Italia nello specifico siamo mes­si male, è sotto gli occhi di tutti quanti posti di lavoro si stanno perdendo».

Cosa ti resta di quest’annata di ridimensionamento?
«La convinzione di aver preso la decisione migliore perché mancavano i presupposti per allestire una squadra più grande. Ho recuperato mentalmente, mi sono rilassato, ho fatto scelte meno frenetiche e più distaccate. Se siamo ancora qui a parlare di ciclismo è perché negli anni scorsi comunque ho seminato bene, pos­so fare affidamento su una struttura consolidata e in fondo sono ottimista per lo sport che amiamo. È sopravvissuto a se­coli di storia, guerre e quant’altro, prima o poi tornerà ad essere uno sport meritocratico in un mondo meno ipocrita».

Cosa ti auguri per il 2015?
«Vivo giorno per giorno e non mi pongo limiti. Voglio costruire una squadra all’altezza e non è problema di atleti, ce ne sono tanti meritevoli che cercano ingaggio. Prima di creare il roster definitivo, bisogna gettare delle basi solide. Sin­ce­ramente non vedo l’ora di tornare a mi­surarmi con i miei colleghi per accaparrarmi il corridore migliore a suon di quattrini, ma non è questo il momento. Nel ciclismo di oggi, prima si devono trovare le aziende che investono per poter mettere in piedi la squadra, poi si pensa ai ciclisti».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di novembre
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COMMENTI
PIU' CORAGGIO
24 novembre 2014 11:11 Cristallo
Sig. Bordonali,
visto che la sua squadra è Italo-Ungherese dovrebbe dare la possibilità anche a qualche italiano in più di poter emergere.
La maggior parte delle squadre da più spazio agli stranieri.
E ai nostri ragazzi????........
Poi vi lamentate e dite che il ciclismo italiano è in crisi, ma siete voi che chiudete loro la porta in faccia e gli fate appendere la bici al chiodo dopo mille sacrifici per arrivare al professionismo.
Forse bisognerebbe AVERE PIU' CORAGGIO.....ma io non lo vede in nessuna squadra.

Senza contratto.
24 novembre 2014 16:19 warrior
Bordonali fa bene il suo lavoro. Evidentemente queste sono le possibilità finanziarie che gli vengono offerte. Comunque è vero che ci sono tanti corridori senza contratto: alcuni sono giovani e altri si sono distinti come bravi gregari. Quello che mi lascia stupito è che ci sia ancora senza contratto l'ultimo vincitore del Giro dell'Emilia (una tra le più dure e importanti classiche). E comincio a chiedermi se il motivo è nella crescita della sua squadra e negli inviti che si prospettano per il prossimo anno. Forse c'è qualcuno in alto che non lo vuole in certe gare e ne sconsiglia l'ingaggio?

@warrior
25 novembre 2014 12:52 Melampo
Il motivo potrebbe essere l'età dell'ultimo vincitore del Giro dell'Emilia ...

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