LUTTO | 27/08/2014 | 17:41 Una chiesa stipata di
oltre mille amici, atleti, fan, concittadini, tanta commozione, e un
vero e proprio team di campioni veri, iridati con la maglia azzurra, a
tenere alto il feretro del 'grande saggiò del ciclismo, Alfredo Martini.
Si sono svolti così, oggi, i funerali dell'amatissimo ex ct della
nazionale azzurra, spirato a 93 anni lunedì notte nella sua casa di
Sesto Fiorentino. Alle esequie, celebrate questo pomeriggio nella pieve
di Santo Stefano, un vero e proprio fiume di persone, che ha
letteralmente 'invasò la chiesa dove si è tenuta la cerimonia. A decine
sono rimasti fuori, sotto il sole, in attesa di poter dire addio per
l'ultima volta a Martini. A trasportare la bara, una squadra azzurra
d'eccezione, formata da grandi campioni, gente che ha fatto la storia
del ciclismo, con imprese tali da tenere alto l'onore dell'Italia
all'estero, vittorie nel Campionato del Mondo (per non dire delle altre)
che rimarranno indelebili negli annali dello sport, cioè gli iridati
Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e
Paolo Bettini, protagonisti di imprese epocali. L'enorme affetto per il
ct si è sfogato in un grande applauso all'arrivo della bara nella
chiesa gremita. "Alfredo era un uomo di famiglia, in cui tutti noi ci
riconosciamo per i valori che ha espresso in tutta la sua vita", ha
detto nella celebrazione, rivolto in particolare ai familiari dell'ex
ct, il sacerdote don Silvano Nistri. Anche l'arcivescovo di Firenze
Giuseppe Betori ha voluto far arrivare, con un messaggio personale, il
suo omaggio: messaggio in cui riferisce di aver chiesto a Martini la sua
versione sul celebre passaggio della borraccia tra Coppi e Bartali. In
tanti alle esequie hanno preso la parola per ricordare il grande
commissario, con la bara davanti all'altare e sopra una maglia azzurra
recante la scritta 'Italià. Ad offrire al 'maestrò il contributo più
commovente è stato l'attuale ct azzurro Davide Cassani: "Io ho avuto due
padri: il secondo è stato Alfredo. Sono diventato ct a casa sua", ha
aggiunto commosso, ricordando anche che, ancor prima, era stato Martini a
dargli la possibilità di realizzare il suo "grande sogno: mi ha
chiamato ben nove volte in nazionale nonostante non fossi un campione.
Forse perché prima del campione, Alfredo Martini cercava un uomo,
qualcuno che potesse aiutarlo nel suo progetto: lui non era un campione,
era qualcosa di diverso". Moltissimi i rappresentanti del mondo delle
due ruote presenti: tra questi il presidente della Federciclismo Renato
Di Rocco e tanti ciclisti professionisti come il trionfatore del Tour,
lo 'Squalò Vincenzo Nibali, e, tra gli altri, Luca Paolini, Andrea Tafi,
Gilberto Simoni, Vittorio Adorni, Luca Scinto e Michele Bartoli per un
saluto sentito e sincero, che insieme a quello tributato a Martini dalla
gente comune, certifica lo spessore unanimemente riconosciuto a un
grande protagonista.
Anche l'arcivescovo di
Firenze, cardinale Giuseppe Betori, ha voluto salutare oggi, con un
messaggio personale letto durante i funerali a Sesto Fiorentino, il
grande ct della nazionale azzurra di ciclismo Alfredo Martini Nel
documento, Betori ha ricordato di aver chiesto l'opinione di Martini in
merito alla celebre fotografia del passaggio della borraccia tra Coppi e
Bartali, su chi fosse stato tra i due a cedere l'acqua al rivale. Un
enigma mai chiarito con certezza. Ma "Alfredo Martini mi rispose -
spiega nella lettera il cardinale Betori - che questo dato era del tutto
secondario: quello che contava, mi disse, era che tra due uomini ci
fosse stato un gesto di rispetto e fiducia del genere",
"Io ho avuto due
padri: il secondo è stato Alfredo". Lo ha detto, prendendo la parola nel
corso del partecipatissimo funerale dell'ex ct della nazionale di
ciclismo Alfredo Martini, celebrato oggi a Sesto Fiorentino, l'attuale
commissario tecnico degli azzurri, Davide Cassani. "Sono diventato ct a
casa sua", ha aggiunto commosso Cassani, ricordando anche che, ancor
prima, era stato Martini a dargli la possibilità di realizzare il suo
"grande sogno: mi ha chiamato ben nove volte in nazionale nonostante non
fossi un campione. Forse perché prima del campione Alfredo cercava un
uomo, qualcuno che potesse aiutarlo nel suo progetto: lui non era un
campione, era qualcosa di diverso".
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