Giro d'Italia: il CPA protesta per i lunghi trasferimenti
| 27/06/2006 | 00:00 Stress da trasferimenti unito a tappe pesanti e dal tracciato pericoloso: il sindacato internazionale corridori (CPA) ha riunito in una lettera inviata all'UCI le problematiche emerse nell'ultima edizione del Giro, temi che verranno dibattuti a breve da Jose' Luis Rubiera, rappresentante atleti in seno al Pro Tour. ''E' stata esagerata la lunghezza dei trasferimenti: un insopportabile carico di lavoro in piu' - si legge nel documento dell'associazione presieduta da Francesco Moser - Collocare un viaggio di 2700 chilometri tra Belgio e Italia, dopo appena quattro frazioni, e' stato un evidente errore di programmazione specialmente se si considerano i 1500 km. affrontati dalla Puglia alla Toscana prima della cronometro di Pontedera. I giorni di riposo non devono essere occupati da viaggi pesanti ma servire, come da regolamento, al recupero psico-fisico degli atleti''. Rubiera, punto di forza della Discovery Channel dove ha supportato fino all'anno scorso Armstrong nei suoi successi al Tour, dovra' puntare particolarmente sul tasto stress: ''In molte occasioni non e' stato possibile per i corridori ricevere i dovuti massaggi e alimentarsi in tranquillita', per assoluta mancanza di tempo, una volta raggiunti gli hotel dopo i lunghi spostamenti dalle sedi di arrivo delle tappe: in un Giro che ha reso obbligatorio l'uso di rapporti raramente impiegati per scalare tante montagne le conseguenze sono state evidenti con molti ritiri e crolli di condizione''. La frazione da Livorno a Sestri Levante e' stata per il CPA il momento di maggior pericolo per l'incolumita' dei corridori: ''La discesa finale con le cadute emblematiche di Mori e Sella e' un cattivo spot per la sicurezza in corsa che in futuro non dovra' assolutamente ripetersi''.
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