
Tadej POGACAR. 10 e lode. Aveva tutto da perdere, poteva restarsene a Montecarlo a godersi in tranquillità la sua maglia iridata, in attesa di Tre Valli e Lombardia. Ma per uno che è un “collezionista”, la maglia di campione d’Europa ha un senso e un significato. Gli manca e vuole avere anche quella, da tenere in bacheca, perché in corsa non la vestirà mai. Aveva tutto da perdere, ma ha vinto, alla sua maniera. Via a 75 chilometri dal traguardo, a gambe levate, con il solito Evenepoel che gli resiste, ma fino ad un certo punto, perché lo sloveno è altra cosa, se ne faccia una ragione. Nella storia il belga può dire di aver vinto una grande corsa – il mondiale di Wollongong -: lui iridato, lo sloveno 19° nel gruppo inseguitore a 2’21”. Poi solo sconfitte. Non c’è mai stata partita, dal Tour alle grandi classiche. Taddeo il collezionista inanella una nuova vittoria, aggiunge una gemma ad una collana composta solo da pietre preziose, ma è lui la gemma più luminosa, la più abbagliante.
Remco EVENEPOEL. 9. Cosa gli si può dire? Nulla, se non ci fosse quello là avrebbe vinto già il triplo di quello che ha vinto. Difatti, con tutto il rispetto, ha vinto l’Olimpiade di Parigi senza Taddeo, ha vinto una Liegi con Taddeo caduto. Se non ci fosse, Remco non lo inventerebbe, ma si farebbe una scorpacciata di vittorie sontuosa perché anche lui è di gran lunga superiore a tutti gli altri. Un po’ come Merckx e Gimondi: due giganti, dove uno, però, era un Cannibale.
Paul SEIXAS. 8,5. Il lionese ha solo 19 anni e talento da vendere. Deve solo ascoltare il suo cuore, le sue sensazioni, guai a dare ascolto ai suoi connazionali, che lo vedono già come il nuovo Hinault, titolo che in questi quarant’anni hanno distribuito e regalato un po’ a tutti, da Pinot a Bardet, passando per Virenque e Voeckler. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, perché ha gambe forti e un naso affilato che fende l’aria.
Christian SCARONI. 8,5. Che rabbia, la medaglia era lì, a portata di mano, invece gli è sfuggita per un niente dal collo. Corsa di livello assoluto, dove il 27enne bresciano ha dato tutto, fino all’ultima goccia di sudore. Si poteva fare di più? Difficile pensare a qualcosa di meglio. Difficile muovere appunti ad una nazionale sperimentale che è stata ben più di un esperimento, per lo più riuscito. Bravo Marco Villa, che nel segreto delle stanze ha caricato i ragazzi: “proviamo a rompere le uova nel paniere, non abbiamo nulla da perdere”. E all’esterno ha tolto pressione, con dichiarazioni del tipo: “Con quei tre là c’è poco da fare”. I ragazzi hanno accettato la sfida, il confronto. Villa (voto 7), uomo della pista, si è messo in strada ed ha assistito a un grande spettacolo, su un percorso esigente e tutt’altro che banale che ha esaltato le individualità: e noi tra questi.
Toms SKUJINS. 6,5. Quinto al mondiale, quinto all’Europeo. Quando c’è da fare fatica il 34enne lituano non si tira indietro e va allo scontro, con generosa volontà. Anche oggi è buon protagonista, in un contesto di corridori di altissimo livello.
Juan AYUSO. 5. Ottavo al mondiale, sesto oggi. Chiaro che da un corridore che non si sente inferiore a nessuno, men che meno a Pogacar, la sconfitta di oggi assume un sapore diverso da tutti gli altri. È lui che si considera diversamente. È lui che si pone su altre basi e cerca altri risultati, ma al momento le parole e le sue intenzioni non seguono di pari passo la realtà: che è ben diversa.
Mattias SKJELMOSE. 6. Il 25enne danese fa corsa d’avanguardia, anche se non riesce a fare la guardia a quei quattro là.
Gianmarco GAROFOLI. 7. Grande corsa del ragazzo azzurro, al pari di Marco Frigo: due uomini immediatamente dietro ai grandi mattatori. Per il 22enne marchigiano un ottimo 9° posto finale, mentre per Marco un 11° posto che dice quanto gli azzurri abbiano corso bene.
Jonas VINGEGAARD. 4. Accetta la sfida, ma la perde subito, perdendo le ruote migliori. Per la cronaca: la corsa l’hanno finita in 17.