PROFESSIONISTI | 31/07/2014 | 15:06 Un caso in rosa, una situazione di clandestinità al Giro d'Italia 2014. E' quanto emerso da un accertamento svolto dalla Polizia di Stato, rivelato oggi dal sito www.irpiniaoggi.it. La notizia era già trapelata al Giro d'Italia, partito dall'Irlanda del Nord, ma era sembrata talmente incredibile da non essere presa in considerazione. Ora è stato accertato che alle tappe di Belfast ha partecipato un corridore venezuelano, appartenente a squadra italiana, sprovvisto del visto di ingresso in Irlanda del Nord e del permesso di soggiorno per svolgere attività lavorativa in Italia. Al riguardo, oltre al procedimento penale, è possibile l'apertura di una inchiesta in proposito da parte della Federazione Ciclistica Italiana e dell'Uci.
E certo, prendiamo e bastoniamolo, l'infiltrato, che per lo meno pedala e non da fastidio a nessuno. Poi però, perché a tutti questi politicanti dimmelma stanno tanto a cuore, tutti questi mambrucchi che senza un lavoro, un posto dove stare e la ben che minima voglia di darsi da fare, stanno comodamente da noi ad entrare nelle case e rubare quel che possano, questi ci stanno bene. E gente come Brett Lancaster, che dava un bel pò di soldi all'erario italico, se ne è dovuto andare perchè extracomunitario che lavorava per una società estera.
Poveri italiani, che popolo di rincoglioniti ...
Venezuelano di squadra italiana...
31 luglio 2014 16:12Giors
...Androni???
ricordo che avevano avuto problemi di visti per un paio di atleti ma ricordavo avessero sistemato tutto in extremis..
io credo che la "colpa" sia solo ed esclusivamente dell'eccessiva burocrazia italiana
Donna abusata, la polizia tiene in mano il corpo del reato
31 luglio 2014 18:18ruotone
In un paese dove prolifera la delinquenza ... cara polizia non avete un cactus altro da fare?!
E oltretutto il Venezuela sponsorizza una nostra società, manda gettito fiscale in Italia e noi indaghiamo i loro atleti.
Roba da pazzi.
Piove governo ladro.
31 luglio 2014 21:20carlino
Sarebbe dovuto scendere da un barcone e tutto era ok!! Mah....
31 luglio 2014 22:58Poldo
Per tutto il Giro è' stato pure scortato dalla Polizia Stradale
Legalita
1 agosto 2014 09:35sasa
Rispettabili tutte le opinioni, anche quelle intrise di qualunquismo e luoghi comuni, ma vogliamo dare un significato e valore alla parola LEGALITA'?
Il ciclismo che continua a essere randellato per storie di doping e altro, può riconquistare credibilità solo quando tutti i suoi rappresentanti sapranno comportarsi in modo corretto, leale e sportivo: senza trucchi.
@Sasa ed a Ruotone
1 agosto 2014 10:51angelofrancini
Legalità nel mondo sportivo vuol dire rispetto delle regole da parte di tutti gli appartenenti ad una federazione: dal presidente federale all’ultimo tesserato!
Quindi sarebbe normale che tutti ci scandalizzassimo davanti a questa notizia, che proviene dal mondo del ciclismo professionistico, quindi quello che più di tutti dovrebbe essere più in regola con le norme sportive e civili.
Ma il mondo professionistico da una quindicina di anni, grazie ad assurde interpretazioni normative rese da consulenti pronti a certificare qualsiasi cosa, è diventato un mondo in cui vige solo il pressapochismo: la cosa più grave è che questa tendenza nasce, non dai team, ma bensì da chi avrebbe il dovere di fungere da controllore e da garante del rispetto delle norme sportive e statali.
Non meravigliamoci quindi se poi capitano i casi come quello di Alessio Galletti: le responsabilità vengono dall’alto e non viceversa!
Innanzi tutto non si sa se il corridore “venezuelano” è tesserato per una squadra avente sede legale in Italia (al giro ve ne erano due nell'Androni ed uno nella Neri), poiché nel caso contrario mi chiedo quale violazione delle leggi statali italiane vi sarebbe: nessuna!
Se dovessimo esaminare questo aspetto (affiliazione, sede, federazione di appartenenza e tesseramento) penso che, grazie a quel “mancato controllo” dell’organo preposto sopra citato, quasi tutte le squadre prof dovrebbero essere fermate poiché fuori regola!
Sul piano internazionale (mancanza del visto d’ingresso in Irlanda) mi sembra una barzelletta, ove l’UCI si dimentica di intervenire sulla Federazione inglese che non garantisce il visto d’ingresso agli atleti per partecipare ad una gara internazionale (capitato anche con i Colombiani): obbligo previsto dalle norme regolamentari dell’UCI!
Ma anche in questo caso, come con il doping, la notizia ha rilievo poiché proviene dal ciclismo e subito tutti a chiedere provvedimenti severi.
Ma quando questo succede nel calcio, o in altri sport importanti, tutti tacciono ed anzi non si sa nulla: ricordiamo tutti cosa capitò all’Inter per la vicenda del “fasullo” passaporto italiano: solo qualche piccolo problema amministrativo, e nel mondo sportivo nulla!
Ma non è che noi del ciclismo siamo un poco autolesionisti!
@Sasa e Angelo Francini
1 agosto 2014 15:28ruotone
Ammetto il tono da luogo comune, ma mi avete un po' frainteso.
Volevo solo sottolineare la mancanza di priorità nelle cose pubbliche italiane, niente più.
Poi forse avete ragione a far notare che le cose possano anche essere più delicate di quanto da me avvertito.
Con Angelo Francini concordo sull'autolesionismo ormai storico del mondo ciclistico.
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