Applausi sinceri a Paolo Tiralongo, il nero di
Avola: come il vino di casa sua, invecchiando diventa più buono. Non a
caso, viene premiato per il gesto più nobile: dopo la caduta di
Montecassino, invece di risalire in bici e ripartire, si ferma ad
assistere il suo amico e compaesano Caruso, che corre con un’altra
squadra: vedendolo immobile in terra, si preoccupa più di lui che della
corsa. ‘Solidarietà fra picciotti’, scherza lui, orgoglioso delle radici
sicule. Fair play vero, diciamo noi: rispetto a tanti che ne hanno
parlato a vanvera, lui ci ha messo lealtà e rispetto. Bravo Tiralongo:
fra ciclisti che non si fermano quando i colleghi cadono, ciclisti che
non si fermano sotto la neve, ciclisti che non si fermano davanti alla
voglia di sparare un vaffa in mondovisione e ciclisti che non si fermano
e basta, non c’era bisogno di un altro Tiradritto.
Aiutare è un
compito che riesce benissimo a Tiralongo: al Giro sta facendo crescere
Aru, dopo aver dato una mano a Nibali a vincere lo scorso anno. E prima
ancora è stato il miglior sostegno di Contador. Ce l’ha nel dna: Paolino
aiuta sempre tutti. Aiuta i compagni in corsa, ma anche fuori corsa: li
assiste in salita e quando salgono le scale dell’albergo, non li lascia
soli nemmeno in ascensore. Aiuta il personale della squadra a sistemare
le bici sul camion, i massaggiatori a riempire le lavatrici. Aiuta
anche il personale degli hotel, quando sparecchiano la tavola e mettono i
piatti nella lavastoviglie. Ma è soprattutto nello spirito che dà il
meglio di sé: quando vede qualcuno giù di corda, è subito pronto a
offrire il suo sostegno. Usa metodi così dolci che lo chiamano Tiramisù.
E’
il gregario vecchio stile, di quelli che fanno la fortuna di un
giovane: ti insegnano tutto. Ad Aru sta dando lezioni dentro e fuori la
corsa: gli spiega come muoversi alle partenze, come comportarsi con i
tifosi, come affrontare i giornalisti. Per quanto riguarda le salite, si
limita a un consiglio: ‘Vai e non aspettarmi’. Non è generosità: vuole
evitare al compagno il Tiramolla.
Complimenti Tiralongo, uno di
quelli che porta sul volto la fatica di questo mestiere: nell’era dei
piercing e dei tatuaggi, l’unico trattamento che usa è il sole che cuoce
la pelle dei ciclisti. E’ un modello di semplicità che Aru non ha
difficoltà a seguire e che il buon Paolo non ha mai avuto la tentazione
di abbandonare. Nemmeno quando gli hanno proposto di rendere moderna la
sua pettinatura, facendosi allungare un ricciolo sulla fronte. Ha
cordialmente declinato: niente Tirabaci, resto Tiralongo.
La
frase del giorno. «Questa bici ha il cambio sugli spinaci». (Max Lelli
magari non è pronto per il Processo, ma può puntare alla Prova del
cuoco).
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