Così Mori si fa le ossa

FIGURE E FIGURINE | 15/05/2014 | 16:44
di Angelo Costa                -   
Gira tutto imbustato, ma non è una ballerina di can can. Ha sempre due viti a portata di mano, ma non fa il falegname. Sulla maglia ha scritto Lampre Merida, ma in realtà Manuele Mori è il testimonial del ministero della Salute: reparto ortopedia. E’ l’unico corridore al quale la squadra non chiede di farsi trovar pronto, ma anche soccorso. In fatto di infortuni, non si fa mancare nulla: in carriera non c’è osso che non abbia passato ai raggi ics. Tanto che, quando gli hanno detto che uno degli arrivi adatti a lui potrebbe essere Panarotta, ha risposto: ‘Perfetto, anche se non so che parte del corpo sia questa pana’.

Questo è Mori, uno che non recita la parte pur essendo figlio d’arte: il padre, ex ciclista, si chiama Primo perché nell’ordine d’arrivo di famiglia è arrivato davanti a lui e all’altro figlio Massimiliano. Manuele, reduce da una stagione per lui inusuale (zero infortuni in 101 corse), a questo Giro è arrivato direttamente dall’infermeria: in una caduta alla Coppi e Bartali, a fine marzo, ci ha rimesso un mignolo, oggi tenuto insieme da un paio di viti soltanto per poter fare ciao con la manina, e si è visto ricucire un sopracciglio con 15 punti, neppure validi per la classifica Uci. Quando si è ripresentato a casa, si sono spaventati: sembrava reduce da una discussione per il parcheggio con Tyson.

In Irlanda ha fatto il resto: finendo a pelle di leone sull’asfalto bagnato, si è piegato un paio di costole come un boomerang. Avviandolo all’ospedale per i controlli, Orlando Maini, tecnico che a sua volta non la dà mai vinta al dolore, lo ha salutato dicendo ‘qualsiasi cosa ti dicano, tu non ti ritiri’: che non fosse un incoraggiamento lo ha capito solo quando lo hanno rimesso sulla bici. Legandolo al telaio.

Va avanti Mori, con le sue movenze da robot e un dito girato all’indietro come quelle asticelle che indicano il vento contrario. Lo fa per il suo compagno di camera Diego Ulissi, il suo esatto opposto: pisano lui, livornese l’altro, tifoso della Fiorentina lui, juventino l’altro, così malconcio da non chiudere occhio la notte lui, regolarissimo nel sonno l’altro. Sentendo Ulissi che raccontava di essersi immaginato la vittoria di Viggiano prima di addormentarsi, in camera gli hai chiesto: ‘Visto che hai le visioni, sai dirmi se domani resterò in piedi?’.
 
La frase del giorno. «Pozzo, non azzecchi una previsione meteo» (Ivan Basso conferma che fra gli scalatori sono già iniziate le scaramucce).

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