E' stato un nuovo debutto quello di ieri al Giro d'Onore per Elia Viviani, il Profeta e simbolo della rinascita della pista azzurra, che adesso è il team manager delle Nazionali strada e pista. A 36 anni, l'olimpionico veronese apre una fase intrigante della sua carriera: «Sì, comincia una grande avventura. Iniziamo a guardare al futuro, ma il futuro è già adesso perché sono appena sceso di bici e mi sono buttato subito in questa nuova sfida».
Come si è mosso in queste settimane?
«Ho già cominciato a parlare con i tecnici, abbiamo già degli obiettivi nelle prossime gare perché gli Europei sono praticamente dietro l'angolo. Il bello è che mi piace sicuramente questa avventura, voglio continuare a dare quello che ho con la mia esperienza. Aiutare i giovani e i tecnici a raggiungere il massimo risultato. Non vedo l'ora».
Sono stati ufficializzati da poco i criteri di qualificazione olimpica: che idea si è fatto?
«Sicuramente sono diversi. Dobbiamo lavorare sull'omnium, dove abbiamo un atleta esperto come Simone Consonni e dei giovani che crescono come Juan David Sierra che possono dare il loro contributo. Partiamo dal Mondiale di Shanghai per poi andare agli Europei, alle Coppe del Mondo. C'è ancora qualche mese per pensare, ma poi dobbiamo spingere il piede sull'acceleratore perché ottobre arriva al volo e vogliamo farci trovare pronti assolutamente e mettere un primo mattone subito pesante per la qualificazione olimpica. Per quanto riguarda la strada, dovremo essere più attenti al ranking rispetto alle ultime Olimpiadi e assicurarci di avere il massimo degli atleti, che sono cinque per le nazioni top».
Riavvolgiamo un attimo il nastro e torniamo alla festa di ieri: le è scappata la lacrimuccia con quel video delle sue imprese e della sua vita?
«Mi ha colpito, sì, è stato un po' come celebrare la mia carriera: vedere da dove sono partito è sempre emozionante. Un po' quasi mi vergognavo, però è bello vedere Elia da piccolo che ancora magari stava sognando il grande ciclismo e poi vedere come ha chiuso con quelle immagini del Mondiale. Sì, è stata una giornata emozionante per tutti».
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