
D’accordo con Vegni gli atleti intervenuti al "Processo alla Tappa".
Michael Matthews (Orica GreenEdge): «La strada era davvero scivolosa, con gli altri uomini di classifica volevamo rischiare il meno possibile così abbiamo parlato con gli organizzatori per trovare una soluzione. Se avete visto un po’ di confusione è perché quando stava iniziando a piovere c’era chi voleva fermarsi sotto il traguardo e chi preferiva proseguire ad andatura regolare. Alla fine, tra tutte le lingue che si parlano in gruppo, ci siamo capiti e siamo stati tutti d’accordo sulla decisione presa».
Alessandro Petacchi (Omega Quick Step): «La corsa l’abbiamo fatta, non ci siamo tirati indietro anche se avevamo paura. L’ultimo giro non si stava più in piedi, se fossimo partiti forte fin da subito avremmo visto gente con le gambe all’aria ben prima del finale. Ho parlato con Velo e Vegni e alla fine personalmente mi è dispiaciuto che siano stati tolti gli abbuoni perché oggi avevo in mente di fare la volata (in caso di vittoria avrebbe vestito la maglia rosa, ndr) ma è stata la scelta più sensata. In macchina o davanti alla tv è facile giudicare, vi assicuro che era difficile stare in piedi. E visto che come dicono tutti sono vecchio e un po’ di corse le ho vissute sapevo che sarebbero caduti. Purtroppo non mi sono sbagliato, anche perché bisogna dire che Ratto non ha fatto una grande curva».
Giacomo Nizzolo (Trek Factory Racing): «Mettere d’accordo 200 teste non è semplice, alla fine si è delineato lo scenario migliore che potessimo augurarci considerato il tempo e com’era disegnato il finale. Noi sprinter abbiamo fatto il nostro lavoro, non ha senso criticarci per l’andatura che abbiamo mantenuto nella prima parte di gara. Anche nei paesini percorsi prima del circuito si scivolava parecchio».
Elia Viviani (Cannondale): «Siamo qui per correre in bici, il rischio fa parte del nostro mestiere. Ritengo che la decisione presa dalla giuria sia stata saggia perché ha ristretto il numero di atleti per il finale. La scivolata dei miei compagni non ci voleva, considerando che sono caduto anche io ai -3 km arrivare nei 10 in un finale così è già un successo. Secondo me non ha senso fare polemica».
Roberto Ferrari (Lampre Merida): «La tappa era disegnata così, abbiamo usato il buonsenso. L’asfalto era molto scivoloso, le cadute hanno condizionato la volata. Peccato per l’ennesimo piazzamento, speravo in qualcosa di più».
Sonny Colbrelli (Bardiani CSF): «Peccato perché sia io che Ruffoni eravamo messi bene nel finale. Sono stato letteralmente falciato da altri atleti scivolati».
Simone Ponzi (Neri Sottoli): «Non si stava in bicicletta, abbiamo provato comunque a dare spettacolo, sfortuna vuole che diluviasse proprio sul finale. È stato molto pericoloso, sono contento di essermelo messo alle spalle».
Michele Scarponi (Astana): «La tappa è stata tappa breve, abbiamo preso un po’ d’acqua, ma non abbiamo preso troppi rischi. Speriamo il tempo migliori per le prossime giornate».
Luca Paolini (Katusha): «Siamo stati sfortunati per il tempo, le strade erano scivolose. Noi e le altre squadre che vogliono salvaguardare la classifica generale abbiamo chiesto di verificare la sicurezza del circuito finale e la neutralizzazione all’ultimo giro. L’organizzazione ci ha ascoltato. Per i prossimi giorni ci aspetta ancora acqua? Mantelline e guanti lunghi sono sempre pronti».