Fanini: da dieci anni ormai combatto contro il doping

| 27/05/2006 | 00:00
"Sono passati dieci anni dalla mia prima importante denuncia sul doping - esclama Ivano Fanini patron dell’Amore & Vita e continua - era il 1996, quando il Giro partiva dalla Grecia e una soffiata sventò il blitz che i Nas di Firenze avrebbero dovuto fare all’arrivo della carovana rosa sulla nave a Brindisi. Tutti, compreso la mia squadra, sarebbero stati quel giorno trovati in possesso di prodotti dopanti. Se non fossero stati avvertiti dal Direttore di corsa e dal Segretario della Lega prima di imbarcarsi per l’Italia, i direttori sportivi non avrebbero avuto il tempo di liberarsi di tutti i medicinali proibiti in loro possesso a quest’ora probabilmente le cose sarebbero molto diverse visto che tutti sarebbero stati colti in frode e non avrebbero avuto giustificazioni. Purtroppo dopo questi anni la situazione è peggiorata. E’ nato il Pro Tour che ha soltanto danneggiato le piccole e medie società e guarda caso a capo di esso c’è proprio Manolo Saiz. Il personaggio Luciano Moggi è niente a confronto di Saiz perché il primo operava a livello nazionale mentre il secondo a livello mondiale. Per fortuna è stato arrestato”. Fanini polemizza poi con il presidente della Liquigas ed afferma “mi meraviglio di leggere oggi che una persona del calibro di Paolo Zani, che già a suo tempo aveva deciso di uscire dal ciclismo a causa di problemi di doping all’interno della sua formazione, dichiari di sospettare che al Giro il doping ci sia solamente tra qualche spagnolo ‘cliente’ del dott. Fuentes. Queste dichiarazioni mi fanno sorridere perché Zani evidentemente non è in grado di controllare quanto avviene tra i suoi atleti. Infatti è assurdo anche solo pensare di allestire una squadra Pro tour e partecipare a tutti e tre i grandi Giri, oltre alle altre competizioni facenti parte di quel calendario, senza far ricorso ad aiuti farmacologici. Questo, il Sig. Zani dovrebbe saperlo molto bene, visto che in passato aveva già avuto problemi all’interno del suo team, quindi è quanto meno da ingenui che sia tornato nel ciclismo con uno squadrone come quello che ha allestito e credere che tutto sia assolutamente pulito. E’ impossibile! Tutti noi che facciamo parte di questo mondo sappiamo benissimo che non è possibile fare certi tipi di corse, come i grandi Giri, con percorsi massacranti a medie elevatissime, senza attingere alla scienza purtroppo sempre in continua evoluzione. Nonostante questa palese conoscenza, è stato inventato il Pro Tour che non fa altro che rovinare ancor di più la situazione e questo soprattutto grazie al Sig. Saiz”. E poi aggiunge “purtroppo per le mie posizioni, di cui vado assolutamente fiero, io sono diventato una vittima. Sono sempre stato criticato pesantemente, anche quando decisi di ingaggiare Jesus Manzano. I fatti accaduti in questi giorni però dimostrano che Manzano diceva la verità e che io avevo fatto bene a dargli la possibilità di redimersi e di parlare per portare chiarezza in questo mondo. Ho subito minacce ed ingiurie di ogni tipo, comunque questo non mi fa paura e, coerente con ciò a cui credo, continuerò sempre a lottare fino alla morte affinché si ritorni in qualche modo ad un ciclismo più pulito, quello alla portata d’uomo, fatto di sacrifici e sudore. Quello di Magni, di Bartali e non quello dell’epo e delle trasfusioni. I corridori di una volta nonostante la loro non più rosea età, sono sempre attivi e pieni di grinta, quelli di oggi invece sono coscienti di vivere giocando alla roulette russa, dato che negli ultimi anni decine di essi sono morti prima dei 35 anni senza che poi nessuno ne chiarisca le cause, anche se tutti sappiamo bene il perché. Tutti gli atleti fondamentalmente hanno paura ma sono costretti ad adeguarsi per restare all’interno del sistema. Adesso, dopo questo ennesimo grandissimo scandalo, spero che qualcosa possa migliorare perché non è più possibile che dopo dieci lunghi anni di scandali le cose continuino a rimanere invariate o a peggiorare. Finalmente oggi, oltre al Nas ed ai gendarmi francesi anche la Guardia Civil spagnola si è buttata a capo fitto in questa battaglia con i presupposti di punire tutti coloro che in qualche modo cercano di barare nel ciclismo ed in tutti gli altri sport”. Conclude Fanini “non ci resta che sperare che anche le varie federazioni decidano una volta per tutte di cambiare le leggi oggi in vigore, perché esse sono semplicemente vergognose. C’è bisogno di squalifiche pesanti e non dei quindici giorni di sospensione che ridicolizzano tutto ancor di più. Inoltre è assurdo che a fine Giro, quando si effettuano i controlli, ci siano atleti con l’ematocrito al limite dei 50 nonostante venti durissime tappe. Questo significa, senza mezzi termini, che tali atleti hanno quotidianamente assunto medicinali dopanti. Pertanto essi devono pagare salato, con un minimo di due anni alla prima infrazione e la squalifica a vita per chi è recidivo. Solo così le cose potranno realmente cambiare, non ci sono altre strade percorribili”.
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