
Nel plotone c’è chi preferisce non parlare dei manifestanti alla Vuelta di Spagna e chi invece, come l'ex campione del mondo Michal Kwiatkowski, ha voluto esprimere il proprio dissenso, sottolineando come a perdere sia stato l’intero movimento ciclistico, incapace di ribellarsi a quanto accaduto alla Vuelta.
Quella che si è conclusa domenica ben prima del traguardo è diventata una Vuelta da ricordare, ma per la ragione sbagliata. I manifestanti filo-palestinesi hanno tenuto la corsa in pugno, con l'interruzione della tappa finale a Madrid: quanto è accaduto è stato trasmesso in diretta in tutto il mondo. Questo ha spinto Michal Kwiatkowski a lanciare un allarme tramite social, esprimendo la propria preoccupazione per tutto quello che è accaduto nelle tre settimane di corsa in Spagna. «La situazione non potrà che peggiorare». Questo è il pensiero del campione polacco, convinto che dopo i fatti di Madrid, il ciclismo possa essere usato ancora in futuro da persone che vogliono manifestare per i motivi più vari.
«Se l'UCI e gli organi competenti non sono riusciti a prendere le decisioni giuste in tempo – ha scritto Kwiatkowski sul proprio profilo Instagram - a lungo termine il fatto che i manifestanti siano riusciti a ottenere ciò che volevano è un vero danno per il ciclismo. Non si può semplicemente far finta di niente».
Secondo l’ex iridato, i manifestanti hanno raggiunto il proprio obiettivo, conquistando intere pagine di giornali e servizi sui telegiornali principali. Ma questo per Kwiatkowski potrebbe essere un precedente molto pericoloso e che in futuro potrebbe essere ripetuto più volte.
«D'ora in poi, è chiaro a tutti che una gara ciclistica può essere utilizzata come efficace palcoscenico per le proteste e la prossima volta la situazione non potrà che peggiorare, perché qualcuno ha permesso che accadesse e ha guardato dall'altra parte. È un peccato per i tifosi che sono venuti qui per assistere a un grande evento. Personalmente, avrei preferito sapere in anticipo che la gara era stata annullata piuttosto che essere portato a credere che tutto sarebbe andato bene. Ci vediamo presto in strada, appassionati di ciclismo».
E’ difficile dire cosa si poteva fare e cosa non si poteva fare per impedire ai manifestanti di entrare sul percorso di gara. L’intento dei sostenitori palestinesi era quello di cacciare la squadra Israel-Premier Tech dalla corsa. L’Unione Ciclistica Internazionale è stata chiara: secondo i regolamenti sportivi, la Israel- Premier Tech non ha commesso illeciti e per questo ha il pieno diritto a partecipare alla corsa.
Intanto l’UCI, ha condannato i fatti della Spagna, evidenziando, come non sia possibile strumentalizzare lo sport e usarlo per fini politici. Nel comunicato si legge: L'UCI condanna fermamente lo sfruttamento dello sport per scopi politici in generale, e in particolare da parte di un governo. Lo sport deve rimanere autonomo per svolgere il suo ruolo di strumento di pace. E' inaccettabile e controproducente che il nostro sport venga distolto dalla sua missione universale.
I corridori sono preoccupati per quanto accaduto e sperano che da parte dei governi e degli organizzatori delle corse siano presi seri provvedimenti, affinchè lo sport non venga usato a fini politici e mettendo sempre al primo posto la sicurezza dei corridori.