DOPING | 09/04/2014 | 15:50 L'ACCPI prende posizion - ed è una posizione pesante - nel caso di Stefano Agostini, che nella giornata di ieri l'ACCPI ha scritto al presidente UCI Brian Cookson, e per conoscenza, all'esperta della WADA Francesca Rossi, al presidente del CPA Gianni Bugno e al presidente della FCI Renato Di Rocco perché questo caso sia d'esempio per far emergere un grave problema che riguarda il sistema antidoping attualmente adottato dal ciclismo. L'Associazione Italiana Ciclisti Professionisti Italiani è sempre stata molto severa in merito al doping (il nostro precedente presidente Amedeo Colombo è stato il primo a caldeggiare la squalifica a vita per quanto riguarda casi gravi e acclarati di colpevolezza) ed è particolarmente sensibile alle istanze che interessano da vicino i corridori, come quella affrontata da Agostini nella sua missiva. A questo riguardo il presidente ACCPI Cristian Salvato ha scritto al numero 1 dell’UCI: «Sono convinto dovremmo essere ancora più rigidi quando è evidente che un ragazzo abbia fatto ricorso al doping al fine di alterare le proprie prestazioni e falsare i risultati di una gara, ma, allo stesso tempo, dovremmo prevedere sanzioni più lievi, quando si riesca a dimostrare l'uso terapeutico di un farmaco e la buona fede dell’atleta, come avvenuto e riconosciuto dall’UCI in questo caso. Le nostre leggi vigenti, anche in caso di negligenza, prevedono sanzioni molto severe che possono portare alla fine di una carriera. A nostro parere e secondo i nostri associati questo non è giusto. Si tratta di una questione complessa, molto importante per gli atleti e l'intero movimento ciclistico. Vi chiediamo come UCI di verificare se sia opportuno modificare per il futuro le normative anti-doping in modo da disporre di sanzioni proporzionali agli errori per evitare che un ragazzo per una leggerezza sia costretto a dire definitivamente addio per sempre alle competizioni».
ENGLISH VERSION
Dear Mr. President, I write you to raise awareness about an instance that interested very much our riders. The Italian Association of Professional Cyclists (ACCPI) has always been very strict on doping subject (our previous president Amedeo Colombo has been the first to advocated the lifetime ban for very severe and proved cases), for this reason we want to reflect with you about a serius problem concerning the doping control system we are using. In attached I send you the letter written by one of our associate, Stefano Agostini, who yesterday received and accepted from the UCI a 15 months suspension for his positivity at Clostebol (0.7 nanograms in urine, out of competition test on 21st August 2013) as an example of the many reports we receive from our athletes. I think that we should be even stricter when is evident that the drug-taking is in order to alter performance and distort the results but, at the same time, we should evaluate milder penalties when is demostrated the therapeutic purpose and the good faith of the rider. Our current laws even in cases of negligence provides sanctions which can lead, as in this story, to the end of a career. In our opinion and according to our members this is not fair. It is a complex issue, very important for the athletes and the whole cycling movement. We ask you to check if it is appropriate to modify the anti-doping rule for the future to predict proportional penalties to the faults to avoid that a guy for a imprudence is forced to finally say goodbye to competitions. Thank you for your time. Best regards,
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