INIZIATIVE | 14/11/2013 | 14:40 Nel 2013 le moto staffette sono diminuite del 4% rispetto l’anno scorso. Forse la crisi ha prosciugato qualche serbatoio, forse le politiche di sostegno non sono state così efficaci, forse i troppi tesseramenti e aggiornamenti non sempre sono colti come una opportunità. Forse solo una parentesi contingente, di scarso impatto, visto che nello stesso periodo le gare ciclistiche su strada sono diminuite del 10%. L’attività di motostaffetta è svolta sopratutto da volontari piuttosto avanti negli anni. Il 51% della categoria è collocata tra i 50 e i 70 anni, il 27,5% tra i 56 e i 65, mentre gli arzilli “vecchietti” della fascia 66-70 anni, con il loro 4,8%, sono di poco inferiori a quelli fino ai 30’ anni, fermi ad un modesto 5,3%. Questo è quanto emerge esaminando i dati anagrafici degli oltre mille tesserati alla FCI. Dati che non sorprendono gli addetti ai lavori, ma che, una volta estrapolati, possono aiutare ad individuare le iniziative migliori per promuovere la categoria, così come a far comprendere quanto fossero miopi quelle scelte che, dopo aver escluso per qualche tempo dall’attività gli ultra 65’enni, puntavano addirittura al limite massimo dei 60, come per il personale della polizia stradale, senza accorgersi che in quel modo avrebbero escluso il 17% dei volontari disponibili. Quando invece, secondo noi, andrebbe tolto ogni limite di età, sia per rispettare il disciplinare tecnico che non li prevede, sia perché - lo diciamo per l’ennesima volta - le moto di grossa cilindrata le guidano solo coloro che si sentono fisicamente a posto, anche se avanti negli anni. Detto questo, nulla ci vieta di riflettere sul perché questo genere di attività non attiri particolarmente i giovani, il cui contributo ovviamente sarebbe auspicabile. Una realtà tangibile è che tra i giovani ci sono molte meno moto, considerando che la precarietà dei loro redditi, unita all’esigenza di mettere su casa, non consente di fare spese straordinarie. Oltretutto, quando si è giovani e si ha la moto, la tendenza è quella di utilizzarla per “darci dentro” oppure per andare a spasso con la morosa. Condizioni, passioni e sentimenti che trovano un loro maggiore assestamento verso i 50 anni, quando incominci ad avere qualche soldo in più sul conto corrente e quando i figli e le mogli incominciano a gradire l’idea di andare a spasso per conto loro. Ecco allora una seconda giovinezza: la moto, il gruppo e una passione che finalmente puoi vivere anche come segno della tua libertà personale. Una condizione ottimale che si raggiunge quando si è sufficientemente maturi, anche per andare in moto e magari per fare la motostaffetta, dove puoi scoprire il piacere di agire prudenti, di rendersi utili agli altri, di proteggere i giovani che fanno sport, di appartenere ad un gruppo di amici e con loro divertirsi facendo cose serie. Per giunta con il rimborso della benzina. Ma questo non basta. E in futuro, dopo aver pensato come ottenere l’attenzione di quelli molto “maturi” che presto andranno in pensione solo dopo i 65 anni, per la categoria delle moto staffette sarà importante attrarre il maggiore numero possibile di giovani. Non solo per gli interessi del ciclismo, ma anche per l’incolumità degli stessi giovani. In che modo? Una proposta su tutte: con il sostegno delle prefetture, della polizia stradale e delle varie istituzioni, farsi accreditare presso le scuole guida per illustrare l’uso prudente e consapevole della moto, proponendo forme alternative come quella della motostaffetta, dove la maturità di comportamento, il senso di responsabilità e la bassa incidentalità sono ottimi antidoti per determinare livelli di sicurezza stradale più accettabili, senza tristi ed inaccettabili primati propri dei motociclisti.
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