Gli highlights (e non solo) di una settimana mondiale
MONDIALI | 30/09/2013 | 09:19 «….And the fiesta was finished» scriveva il grande Ernest Hemingway soltanto qualche annetto fa. Sì, la festa del ciclismo è finita anche a Firenze a capo di una settimana che alcuni hanno vissuto pericolosamente, specialmente i nostri Nibali e Paolini in discesa.
Senza la pretesa di voler dare voti in pagella a nessuno – non mi permetterei mai – ecco secondo il modesto parere di un suiveur disilluso i momenti più belli e quelli più imbarazzanti (ma sì, chiamiamoli così giusto per non offendere nessuno) della già storica rassegna ciclistica iridata sulle strade della Toscana. GLI HIGHLIGHTS.
- Il ricordo doveroso del grandissimo Franco Ballerini, sul San Baronto e a Casalguidi, una marea di tifosi lo ha salutato di nuovo. Senza il Ballero probabilmente non ci sarebbe stato nemmeno il mondiale in Toscana.
- Il coraggio di Vincenzo Nibali in un finale di gara nel quale era lui ad avere tutto da perdere, come un agnello sacrificale nel bel mezzo di un branco di lupi affamati che alla fine, purtroppo, lo hanno sbranato;
- La grinta di “Marine” Giovanni Visconti, all’attacco in condizioni climatiche avverse che spesso lo avevano messo KO in altre occasioni passate;
- La performance della splendida e giovanissima Rossella Ratto, unica italiana a medaglia in un mondiale a senso unico dominato dall’inavvicinabile Marianne Vos;
- I fiorentini che hanno rinunciato per una settimana all’automobile rendendo finalmente umane e percorribili le intricatissime strade della stupenda città del Giglio;
- Le memorabili “prime volte” di due nazioni certo non avvezze a figurare nel gotha del ciclismo internazionale: la medaglia d’oro dello scaltro e forte Rui Costa (un nome e cognome che evocano nei tifosi di calcio fiorentini dei ricordi bellissimi) tra i Pro e quella di bronzo dell’albanese Iltjan Nika tra gli Juniores. “Chapeau” strameritato per entrambi;
- Il fair play di Chris Froome che ha dopo essersi ritirato ha twittato il seguente messaggio: «Mi scuso con i tifosi ma oggi non ce l’ho fatta a causa del maltempo, così auguro buona fortuna a tutti i miei colleghi in gara». Della serie”la classe non è acqua”(ma oggi dal cielo ne arrivava giù tanta…di acqua!).
- Brian Cookson, il nuovo numero uno dell’UCI che sembra avere il grande merito di voler (davvero e finalmente) girare pagina dopo il ventennio più nero del ciclismo mondiale. Lo aspetta un lavoro improbo ma gli auguri sono d’obbligo;
- Il pubblico, numeroso, corretto e caliente specialmente nella domenica del mondiale Elite su strada e nonostante il… monsone. Non saranno stati il milione e mezzo annunciati ma si è visto comunque un notevole spettacolo di folla tra Lucca, San Baronto e Firenze.
- Paolo Bettini, il nostro CT ancora in bilico forse starà ascoltando “should I stay or should I go” dei Clash. Eppure in questi mondiali il Grillo è stato impeccabile, con l’ottima crono di Pinotti e Malori e l’altrettanto encomiabile comportamento degli azzurri nella gara su strada. Stavolta è stata la malasorte a penalizzare la nostra squadra, ma chissà se al campione livornese sarà concessa una prova d’appello?
I LOWLIGHTS.
- Volontari allo sbaraglio troppo spesso preposti ad un servizio d’ordine approssimativo ed esageratamente fiscale. C’era addirittura chi non sapeva nemmeno dove fosse la sala stampa. Domanda: ma questi fenomeni giunti da chissà dove, chi li aveva messi di servizio proprio lì, nella zona d’arrivo?
- Il buen (??) retiro della nazionale inglese, Villa Cappugi a Pistoia, è risultato per i giornalisti un fortino invalicabile, tipo il leggendario Fort Apache. Parafrasando Totò: “campioni si nasce e qualcuno (very british) non lo nacque”. Aggiungiamo noi: anche se ha vinto gare importanti (ogni riferimento a vincitori del Tour de France è puramente casuale).
- Complimenti a Pippo Pozzato che alla conferenza stampa di presentazione degli azzurri, a Montecatini, aveva dichiarato papale papale al cospetto dei media “Io non parlo più con i giornalisti”. Poi, sabato e domenica, sono puntualmente arrivate le interviste con i soliti giornalisti più amici di altri. Ennesima questione di figli, figliocci e figli di…
- Spagnoli giustamente beffati come risultato finale di una condotta tattica incomprensibile e quasi suicida. Purito giustiziere di Nibali in discesa e Rui Costa giustiziere di Purito allo sprint, con Valverde che alla fine è apparso strafelice per il successo del suo compagno di squadra (nella Movistar) portoghese. Vuoi vedere che a pensar male – come diceva qualcuno – è peccato ma talora ci si azzecca?
- Negativo il bilancio dei cronomen azzurri, se si esclude il brodino propinatoci da Pinotti e Malori. Categorie minori da rifondare in questa specialità, ma qualche grossa pecca a livello tecnico c’è stata, eccome. Basti ricordare le parole dell’Under 23 toscano Simone Antonini, preceduto da atleti di nazioni molto meno nobili della nostra e finito nei quartieri bassi della classifica: «Non sono uno specialista delle crono, nel 2013 mi sono dedicato a questa specialità solo in pochissime occasioni e quindi non ho potuto svolgere una preparazione adeguata». Domanda (ovvia): ma allora perché, caso mai, Simone non è stato schierato su strada?
- Indubbiamente Firenze non ha risposto come ci si attendeva al richiamo dei mondiali di ciclismo. Un piccolo esempio: sui lungarni interessati dalla gara c’erano pochissimi segni, nelle vetrine e attorno ai palazzi, che celebravano questo storico evento sportivo. Un romano direbbe; «Nun gliene po’ fregà ‘dde meno».
- Chris Horner, ma chi era costui? Ce lo chiediamo anche noi, dopo aver seguito il suo ritiro quando ancora mancavano parecchi chilometri alla conclusione. Una fine ignominiosa per questo ennesimo fenomeno paranormale del ciclismo made in USA
- Pat McQuaid (e Hein Verbruggen), arrivederci a forse mai per questo irlandese rubizzo che sarà ricordato per poche cose insignificanti. E’ stata dura, ma adesso siamo proprio al game over, mr. McQuaid;
- Gadget e merchandising dei mondiali fiorentini: chi li ha visti? Un errore organizzativo madornale e un’altra occasione persa.
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