CPA: screditati gli atleti senza motivo

DOPING | 25/07/2013 | 08:54
Il CPA constata che la Commissione d'inchiesta del Senato alla fine ha scelto di non pubblicare l'elenco dei nomi dei corridori presumibilmente testati positivi per EPO durante il Tour de France del 1998 e del 1999, ma che la Commissione ha comunque fornito prove per consentire agli osservatori di accusare, sotto la loro responsabilità, alcuni corridori.
Il CPA ricorda che i risultati pubblicati non possono in alcun modo valere come riconoscimento di doping. La Commissione d’inchiesta stessa sottolinea negli allegati della sua relazione "che nessuna sanzione può essere presa sulla base di tali elementi da uno studio a scopo scientifico e pubblicato 15 anni dopo i fatti" e il relatore ha ricordato durante la conferenza stampa che questi elementi non costituivano "una lista di sportivi" e che conveniva essere "estremamente prudenti e cauti nell'uso" degli stessi.
La Commissione ha allegato alla sua relazione la lettera con cui il CPA, attraverso la voce dei suoi avvocati, aveva evidenziato gli argomenti che dovevano condurre a non pubblicare elementi la cui affidabilità e accuratezza non potevano essere garantiti.
Il CPA si rammarica per la pubblicazione di questi elementi che tornano, nonostante tutte le riserve della Commissione, a screditare gli ex corridori per dei fatti risalenti a più di 15 anni fa. Non lasciando loro alcuna possibilità di difendersi e di contestare la loro messa in causa soprattutto in assenza di possibili contro-perizie, come il CPA affermava già nel suo comunicato stampa del 18 luglio scorso.

comunicato stampa CPA
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COMMENTI
E smettetela!!!!!
25 luglio 2013 09:31 Bastiano
Ma quando la smetteranno i ciclisti di essere ipocriti per cominciare a debellare un cancro che li vede vittime?
E' ora di dire tutti uniti no al doping e cominciare a pensare che coprire il sistema, continua a tenere tutti sotto scacco e tutti costretti a spendere buona parte degli stipendi per avvelenarsi con sostanze che alla lunga potrebbe portarli a gravi disfunzioni.
Sono d'accordo che oggi parlare di nomi di 15 anni fa non serve a nulla ma, si potrebbe partire da subito con serie proposte per evitare di continuare a convivere con un sistema che tra 15 anni potrebbe lasciarci di nuovo a fare le stesse considerazioni odierne.

Mah
25 luglio 2013 12:23 Ruggero
Il buon Gianni pensa che abbiamo tutti l'anello al naso.

Osservate meglio il fenomeno nel complesso
25 luglio 2013 12:42 ruotone
Da qualche tempo leggiamo questo tormentone della "retroattività" da rendere regola.
L'idea della retroattività prolungata potrà apparire ad alcuni come qualcosa di forte, di veramente deterrente. In realtà è solo una parziale ed apparente soluzione che rischia di fare più danni e confermare un sistema ipocrita (inteso come entità di persone e ruoli) che è la vera cellula metastasi dell'intero problema.
Può essere un deterrente per l'atleta, certo, ma non mi convince per nulla. E dirò perché.
Il deterrente può apparire formidabile per chi vive di antidoping (limitato ai ciclisti), ma certamente non è un deterrente per tutto il contorno (chi ci guadagna davvero), che resiste e prospera attorno agli atleti, tutti gli atleti e di tutto lo sport.

Se un atleta oggi formidabile è stato "curato", quando fra sei-otto anni emergeranno i suoi peccati chi pagherà?
Lui e soltanto lui, magari pagando pure con la propria salute più avanti.
Ma tutto il codazzo di markettari, procuratori avrà incassato un bel malloppo nel frattempo e lo avrà messo a frutto per allargare il campionificio e magari pagare perché qualche occhio si chiuda dove va chiuso e dove si parlerà per l'ennesima volta di "sport finalmente pulito".
E il sogno di tanti ragazzi continuerà, ovviamente nello sport "pulito" (per sei anni almeno).
I ragazzi atleti-marionetta cambieranno, qualcuno di loro entrerà nel sistema, ma i grandi burattinai del sistema resteranno, magari pronti alla prossima ennesima amnistia per perdonare coloro che avranno nel frattempo sbagliato.

Tornando in tema, per quali e quanti sport andrebbe in vigore questa retroattività?
Stranamente ed ancora una volta, il ciclismo fa da cavia a livello mondiale. Il senato francese ha in pratica "indirettamente" divulgato una lista che non avrebbe mai avuto la possibilità di divulgare, perché quegli esami ex post non potevano prevedere la controanalisi.
Ci sono però in giro altri "campioni per analisi" che invece possono essere rianalizzati, come affermato dal nostro più prestigioso dirigente antidoping italiano, il prof. Fabio Pigozzi (relatore della tesi di laurea di Renato Di Rocco), che in una intervista al Corriere (http://archiviostorico.corriere.it/2013/giugno/20/Contro_doping_serve_fucile_precisione_co_0_20130620_8be0d9b6-d96d-11e2-99cf-8166d752c4b3.shtml) affermò quanto segue:
«Non serve il mitra, ma il fucile di precisione. L'importante non è la quantità, ma la qualità dei controlli, cioè indirizzarli verso l'atleta o la disciplina che è più a rischio.
...
Da dieci anni i controlli sono stoccati a Losanna, tutti i campioni possono essere rianalizzati. Questo è comunque un importantissimo deterrente».

Secondo voi i campioni stoccati a Losanna saranno mai rianalizzati? O saranno rianalizzati solo quelli degli atleti a rischio delle discipline a rischio?
E chi lo dice quali sono le discipline a rischio?
Il prof. Fabio Pigozzi è lo stesso di Villa Stuart dove famosi calciatori vengono sottoposti a terapie geniche con le staminali per recuperare?
E' lo stesso Pigozzi ex medico sociale della mitica Roma degli anni 90?
Che sarà mai? Solo piccoli conflitti di interesse!

Ps. chi crede che voi abbiate l'anello al naso? Bugno o quel sistema al quale i nostri dirigenti partecipano distruggendo il nostro sport per loro personale interesse?
Apriamo gli occhi e lasciamo perdere le autoflagellazioni.

che faccia tosta
25 luglio 2013 14:04 naiquintana
io voglio sapere chi si è dopato e chi no..anche 50 anni dopo..bugno coda di paglia???

per NAIQUINTANA
25 luglio 2013 15:20 emmemme53
Con tutto rispetto dei grandi del passato e della buon'anima di Fiorenzo Magni su quello che sono sempre stati gli "aiutini" le stesso Fiorenzo ha più volte asserito: ma noi si prendeva cose innocenti. In sostanza anche nei tempi remoti si prendevano quelle cose che c'erano sul mercato. Oggi la medicina è molto più avanti e si prendono le cose che oggi sono sul mercato. E' come dire: ma io una volta usavo il fax cioè una cosa allora modernissima che oggi è un reperto di antiquariato.

x ruotone
25 luglio 2013 15:57 Bastiano
Per me la retroattività deve andare in vigore per tutti gli sport, è ora di smetterla di nascondersi dietro pseudo discriminazioni, quì i discriminati sono i tifosi che non sanno mai, come certi risultati vengono ottenuti. Altri discirminati sono quei ragazzi che non vogliono sottometttersi alla legge del doping e deve abbandonare lo sport che ama. Oggi non mi interessa tantissimo sapere che si dopava nel 1998 ma nel 2007 magari si e, credo che rianalizzare i campioni del Giro vinto dal turista Contador, potrebbe portarci a scoprire che la Cera non si era usata solo nel Tour successivo dove Riccò e Pipoli vennero scoperti in modo plateale.
In prima fila a lottare per far scomparire il doping, vorrei trovare quelle associazioni di atleti che invece oggi sono solo associazioni di ipocriti.
Leggiamoci tutte le dichiarazioni che hanno rilasciato prima di essere scoperti e capiremo meglio con chi abbiamo a che fare.

x tutti
25 luglio 2013 16:22 marcog
la retroattività non deve esistere assolutamente!!! Deve esistere il concetto di pena certa ed infinita: l\'impossibilità a vita di tesserarsi, anche per il gioco delle biglie. Se vogliamo fare della demagogia e vogliamo fare i puri/verginelle perchè non partiamo ad analizzare dai tempi di Alfredo Binda, perchè non rianalizzare Gimondi e compagnia bella degli anni 70? Il doping c\'era allora come ora. Era diverso? Sicuramente ma pur sempre di doping si trattava, non si facevano di Epo/Cera ma di stimolanti e roba varia.
NB. QUESTO VALE PER NOI (CICLISMO) COME PER GLI ALTRI SPORT.
Marco

Bugno e il CPA pensate a Galletti...
26 luglio 2013 11:51 pietrogiuliani

Il presidente Gianni Bugno si lamenta…..io credo che dovrebbe “sgridare” tutta la sua categoria di ex, che al momento per lo più sono d.s. e manager, e certi corridori che ricorrono ancora oggi a prodotti che sicuramente sono “più avanti” ai controlli anti-doping. Sicuramente tra 10 anni anche i prodotti “fatti dai potenti” che adesso non si trovano verranno scoperti e rivivremo magari eventi analoghi se non peggio di quelli del 1998. Poi, cosa molto grave, non viene fatto niente quando Muore un corridore. Ho saputo proprio in questi giorni infatti che la moglie e i due bambini del povero Galletti (morto in gara in Spagna) non hanno avuto un euro di risarcimento da nessuno. Nessuna assicurazione o fondi tipo quello l’Associazione corridori che proprio Bugno presiede o dell’UCI ha fatto niente o dato un euro di aiuto.
Bugno dovrebbe sapere quando e come intervenire e preoccuparsi delle cose davvero gravi del ciclismo invece di preoccuparsi solo quando si parla troppo di doping. La colpa e' solo dei corridori e dei medici e anche delle famiglie che a comodo chiudono gli occhi .
Caro Bugnò sei stato comunque (doping o NO) un VERO campione come lo e' stato Mario Cipollini che dello stesso Galletti per anni e' stato il suo fido gregario in corsa ed in allenamento.
Perché con la vostra associazione ed i vostri avvocati non vi interessate di un vostro collega morto in corsa? E con le assicurazioni obbligatorie che pretende l’U.C.I. perché dopo così tanti anni NIENTE è arrivato alla povera moglie ed ai figli di Galletti?

X GIULIANI
26 luglio 2013 16:21 antani
Hai fatto bene a tirare in ballo la storia del povero Galletti.
Gianni Bugno, ma non solo aggiungerei anch'io l'UCI la F.C.I. ed anche Mario Cipollini (suo capitano per molti anni e fido compagno di allenamenti). Tutti l'hanno dimenticato, lasciando sola la famiglia Galletti. Speriamo che qualche buon giornalista come il direttore Stagi prenda a cuore questa triste storia perchè il povero Alessio a cui tutti in gruppo sembravano voler bene, non venga dimenticato.

Alberto Dardi

Concordo con Giuliani
26 luglio 2013 16:42 roger
La storia di Galletti porta il Ciclismo e chi ne fa parte ancora piu' a fondo!!! E' triste Che tutti si siano dimenticati di lui. Questa storia deve far riflettere tutti e qualcuno che conta dovrebbe aiutare la famiglia Galletti invece si pensa troppo a coprire altre cose! Povero ciclismo!!!

27 luglio 2013 13:34 Bufalino
Ho letto i commenti e apprezzo chi ha tirato fuori la questione Galletti. A questo tema tengo particolarmente, perché Alessio era un pisano doc, come lo sono io. So che la famiglia è stata lasciata sola e solamente Francesco Moser, che ho incontrato questo novembre proprio nella nostra città toscana, ha fatto qualcosa per lui. Possibile che le istituzioni del ciclismo non facciano niente? Possibile che la famiglia, ancora adesso, a distanza di anni, non abbia avuto niente a livello assicurativo e solidaristico?
Dato che Bugno risponde a molti temi, che lo faccia anche su questioni delicate come questa, e che anche Cipollini, da amico qual'era, possa dare una mano per risolvere al meglio questa brutta situazione.

Michele Bufalino

Argomento scottante, meglio non parlare
27 luglio 2013 14:48 lgtoscano
Questa è l'Italia, si cerca di parlare e confondere le idee, mentre ci sono delle problematiche molto più gravi e tristi come il caso Galletti.
Tutti bravi e uniti per cercare di difendere il proprio orticello, con la paura di venir scoperti degli scheletri che abbiamo nell'armadio e tutti hanno da nascondere chi più chi meno.
Mentre un problema serio e reale come quello di Galletti è finito del dimenticatoio, UNA VERGOGNA..... cara FCI, cara ACPI , paladini della lotta al doping, chi sbaglia chi ha sbagliato deve comunque pagare, ma cercate di unirvi per qualcosa di veramente importante, come risarcire la famiglia di un ragazzo morto in gara, dove sono i Campioni e gli amici che condividevano fatiche e allenamenti ? Fate finalmente qualcosa che vi possa rendere onore alla vostra persona.

Tutto il Mondo reagise
27 luglio 2013 15:07 venetacyclismo
Avete notato, nei Team che si rispettano , dove esiste un po' di onorabilità, sempre che esista in questo mondo, chi viene implicato retroattivo o no, si allontana o viene allontanato, da noi nooooo, assolutamente, anche perché poi chi guiderebbe le ammiraglie, chi farebbe il Manager, insomma qui vale la regola politica, la poltrona non si lascia mai.

27 luglio 2013 21:19 AndreaTino
Apprezzo molto le parole di Bufalino, roger e pietrogiuliani. Sì, sono con la famiglia di Galletti!

Che la FCI si vergogni, come ha detto lgtoscano!

considerazioni.
28 luglio 2013 17:08 angelofrancini
Leggendo un articolo di un paio di giorni orsono sulla Gazzetta, firmato da Pier Bergonzi, sono rimasto colpito dalla domanda che Bergonzi si e ci poneva : perché sempre e solo il ciclismo?
La mia non vuole essere un'assoluta verità, ma una chiave di lettura dei fatti che videro l'Italia al centro dell'attenzione mondiale a cavallo del 96/97 con la vicenda Conconi - Acquacetosa e le dimissioni del Presidente del Coni Pescante.
In tre concetti espongo il mio pensiero.
PRIMO
In quel periodo storico la FCI è stata usata dal CONI poiché come Federazione rappresentava, per lo stesso Ente, l'anello forte fra tutte le Federazioni che facevano parte di quel sistema "doping di stato" in auge in Italia (Conconi, ecc., ecc). Anello forte, poiché solo per alcuni versi era possibile coinvolgere la FCI nella responsabilità delle pratiche dopanti che i ciclisti praticavano (quindi loro personali, dei loro medici e dei loro gruppi sportivi).
Infatti che colpa si poteva attribuire alla FCI se un atleta veniva trovato positivo nel corso dell'anno, quando quel dato atleta era convocato dalla FCI in nazionale un solo giorno l'anno per partecipare al mondiale (che si correva nella prima decade di ottobre)?
Nessuna responsabilità e nessun coinvolgimento dell’ente Federazione Ciclistica.
Nella logica, per la "istituzione CONI", il ciclismo rappresentava (in quel dato frangente storico) un ottimo anello di salvataggio del predetto “sistema doping”: si poteva usare e sporcare il “movimento ciclismo” in quanto, comunque, la Federazione Ciclistica Italiana risultava non coinvolgibile nella responsabilità di ciò che accadeva nel suo movimento (perché accadeva anche da noi, non facciamo finta che non vi era).
SECONDO
La stessa logica operativa il CONI non poteva sostenerla per le Federazioni di quegli sport che, per durata fatica preparazione della gara, sono similari allo sport ciclistico.
Non era praticabile perché negli “altri sport”, a differenza del ciclismo, l’atleta svolgeva la sua attività agonistica (dalla preparazione iniziale alla fine della stagione agonistica) che durava mediamente dieci mesi l’anno sempre e solo come squadra nazionale: l’unica gara che facevano con il loro club erano i campionati italiani (uno o due giorni all’anno).
Se in queste federazioni fosse scoppiato lo scandalo che uscì nel ciclismo, che fu scientemente instaurato dai vertici sportivi nazionali con fini di depistaggio, sarebbe emerso che il doping era un faccenda "di stato" poiché era allora ed oggi evidente che erano quelle federazioni responsabili delle pratiche su molti atleti.
TERZO
Al Centro antidoping di Roma all’Acquacetosa vennero ritrovati ogni tipo di droghe: nessuno però disse a cosa ed a chi servisse: anche allora si disse che era per studio scientifico.

CONCLUSIONE
Ora credo di aver spiegato quello che sostenni in Consiglio Federale a quell'epoca e che ribadisco ancora oggi: perché sempre e solo il ciclismo?
In Francia è stata fatta oggi, più o meno, la stessa cosa che è successa in Italia alcuni anni prima di quello che viene citato nel “francese 1998”: dopo l'affaire Conconi sappiamo tutti quali erano gli sport e quali erano gli atleti di vertice coinvolti!
Che fine hanno fatto quei nomi?
Dimenticati nell’oblio generale, come quelli sull’operacion Puerto, su Fuentes ed oggi in Francia.
E non vi siete mai chiesti oggi dove siedono quegli atleti finiti in quel italico “dimenticatoio”?

Ed allora finiamola di sputtanarci solamente fra di noi e, cerchiamo di capire che il passato è passato e non serve nulla cambiarlo. Cerchiamo di capire che dobbiamo tutti insieme lottare per cambiare il sistema per il futuro: non a parole come fanno i vertici, ma con fatti concreti.
Perché più parliamo di doping nel ciclismo, più gli altri ci sguazzano e se la godono….

tanti discorsi ma niente su Galletti
1 agosto 2013 17:12 pietrogiuliani
E'triste vedere che nessuno ha speso una parola sulla morte del povero Galletti.
Francini parla ma nemmeno una parola su quella vicenda.
Bugno parla, ma solo quando qualcuno viene accusato di doping, forse perchè ha paura che facciano i controlli anche per il 1992....
E di un ragazzo, morto sul lavoro, e a cui tutti in gruppo sembravano voler bene - quando faceva comodo apparire - adesso non parla più nessuno...
Mi auguro che qualche giornalista serio come per esempio il direttore Stagi, possa prendere a cuore questa vicenda e fare chiarezza affinchè la famiglia possa ricevere un minimo di aiuto (che in tutti questi anni non è mai arrivato).

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