PISTA | 06/06/2013 | 16:22 Il Comitato Regionale Lombardo della FCI è lieto di constatare che la chiara presa di posizione assunta ieri sulla vexata quaestio Vigorelli abbia stimolato in rete e su Tuttobiciweb.it in particolare, tra le file dei numerosi appassionati, interessanti rilievi e puntuali osservazioni, finalmente utili allo sviluppo di una franca discussione sul ruolo e le prospettive dello storico impianto milanese. Bisogna infatti riconoscere, con autentico spirito critico e necessaria obiettività, che all’interno del nostro settore per troppo tempo è mancata una seria ed articolata riflessione sulle vere potenzialità, le modalità di gestione e le condizioni tecnico-organizzative e finanziarie necessarie a garantire l’apertura e quindi l’effettivo esercizio del velodromo di Via Arona, che, negli ultimi quarant’anni, non a caso, ha infatti funzionato ad intermittenza, fra trionfali vernissage e meste chiusure. L’ultima, in ordine di tempo, risale alla funesta data dell’11 settembre 2001: cadevano le Torri Gemelle a New York e a Milano veniva naturalmente annullata l’ultima giornata di gare dei Campionati Italiani, che rappresentano ad oggi l’ultima kermesse ciclistica ospitata dal Vigorelli, dopo la sua ufficiale intitolazione al grande Antonio Maspes e l’ingente lavoro di ristrutturazione finanziato da Mapei, alla fine degli anni Novanta, con il sostegno dell’allora Giunta Albertini. Molto naturalmente è cambiato nel corso degli ultimi dodici anni, dentro e fuori il nostro circuito sportivo. Il concorso bandito dal Comune per il recupero dell’impianto ed il suo chiacchieratissimo esito offrono dunque alla vasta platea di appassionati, amatori ed atleti l’occasione utile per rompere il lungo ed assordante silenzio che ha avvolto la struttura, ipotizzandone finalmente un fruttuoso e costante impiego da parte dei ciclisti. La riflessione, al riguardo, non può che partire dalla base, ovvero dal settore giovanile della nostra Regione, cui tutte le istituzioni politiche e sportive, a vario titolo coinvolte nei processi decisionali, dovrebbero assolutamente valutare l’opportunità di concedere la possibilità di allenarsi nel cuore del capoluogo lombardo, tenendo in debita considerazione peraltro la straordinaria ricaduta, sotto il profilo dell’immagine e del marketing territoriale, che una simile svolta potrebbe generare su scala regionale. È dunque sul fronte promozionale innanzitutto che il Vigorelli potrebbe svolgere un ruolo davvero importante, tornando a rappresentare quel luogo magicamente in grado di attrarre appassionati e di fare emergere soprattutto, come nessun altro posto al mondo, il volto incontaminato, trasparente ed umano del ciclismo, troppo spesso sacrificato sull’altare delle polemiche medico-sportive, degli interessi economici e degli aberranti eccessi di agonismo. D’altra parte la mitica pista di 400 metri non rispetta le norme UCI e non potrebbe quindi ospitare competizioni agonistiche di rilievo internazionale. Nulla osta però a che il Vigorelli torni a fare da teatro alle spettacolari passerelle dei principali protagonisti del circuito internazionale o da arrivo di alcune vecchie nuove gare di carattere regionale e nazionale. Proprio come suggeriva il mitico Bruno Raschi, vice di Palumbo alla Gazzetta ed inimitabile cantore del ciclismo, le cui suggestioni andrebbero riscoperte ed utilizzate, tenendo conto delle attuali esigenze. Una su tutte la realizzazione del tanto atteso Palazzo dello Sport, che a Milano manca ormai da quasi trent’anni e di cui l’acceso dibattito divampato sul caso Vigorelli potrebbe contribuire ad evidenziare, qualora mai ve ne fosse la necessità, la drammatica urgenza. Il conseguimento di questo obiettivo passa evidentemente attraverso l’impegno condiviso e la fattiva collaborazione di tutte le federazioni potenzialmente coinvolte nell’utilizzo dell’impianto. In mancanza di questa sinergia operativa, lo stesso Comitato Regionale della FCI si vedrebbe allora costretto a trasformare il proprio sostegno nei confronti della realizzazione di un Palazzo multifunzionale dello Sport in un’incondizionata adesione all’assai meno costoso progetto di costruzione di un nuovo velodromo coperto, esclusivamente rispondente alle esigenze del movimento ciclistico, verso la cui storia e la cui cultura il Comune di Milano in particolare si è finora purtroppo dimostrato poco sensibile. C’è dunque da sperare che questa discussione, insieme ai nuovi suggerimenti e rilievi che il Comitato sarebbe davvero lieto di ricevere, condividere e approfondire, attraverso il sito istituzionale www.federciclismolombardia.it (e.landoni@federciclismolombardia.it), i social networks e i canali del settore sul ruolo del Vigorelli e i problemi dell’impiantistica regionale, possa portare ad un cambiamento di prospettiva tangibile e reale.
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