OPQS. Iljo Keisse ricorda l'amico Wouter Weylandt. VIDEO

GIRO D'ITALIA | 09/05/2013 | 14:48
Con grande affetto e compostezza Iljo Keisse ha ricordato attraverso una video intervista realizzata dalla Omega Quick Step l'amico fraterno Wouter Weylandt, da quando erano bambini e compagni di scuola alle tante pedalate condivise insieme.
Nel video potete ascoltare le sue parole in inglese, qui sotto vi proponiamo la loro traduzione in italiano.

«Abbiamo frequentato la stessa scuola, ci siamo conosciuti all'epoca. Il primo episodio legato a Wouter che ricordo risale a un giorno di allenamento. Ci incontrammo nel solito punto di ritrovo, vicino al canale, e mentre stavamo andando mi ha affiancato e si è rivolto a me con un semplice "Ehi! Sono Wouter, andiamo alla stessa scuola e anche io sono un ciclista". Lui aveva iniziato a correre da poco, prima aveva praticato atletica, e mi ha chiese se potevamo allenarci assieme. Io ero un po' più grande e arrivando dalla pista anche un po' più fisicato di lui, io ero già campione nazionale e lui un ragazzino molto magro che mi guardava dal basso. Col tempo è cresciuto e diventato grande e grosso, se prima sembrava uno scalatore si è formato man mano il classico fisico imponente del velocista ma ricordarlo allora mi fa sorridere. Ogni volta che raccontavo questo nostro primo incontro lui negava. Era un ragazzone, non voleva si dicesse che da bambino era un "pistolino" (sorride). Abbiamo trascorso bellissimi momenti insieme, dai tempi della scuola ai tanti allenamenti. Abitavamo vicini, praticavamo lo stesso sport e avevamo gli stessi interessi quindi abbiamo passato uniti un'infinità di ore, anche al di là della bici. Andavamo a bere qualcosa in città, a fare shopping, a giocare a calcetto e cose così. Siamo passati professionisti lo stesso anno, io alla Topsport Vlaanderen, lui subito alla Quick Step ed è stato grazie a lui se io sono arrivato in questa squadra. Siamo stati effettivamente compagni di squadra solo un anno perchè poi lui è passato alla Leopard ma ci siamo sempre allenati insieme, andavamo in ritiro insieme e facevamo praticamente tutto insieme. Proprio questo mi manca, queste semplici cose, le chiacchierate che ci facevamo in allenamento e rendevano le lunghe ore in bici più corte e divertenti. Ora fare il lungo da solo è davvero lunghissimo. Dovunque vada ho ricordi che mi riportano a lui, le persone parlano molto di lui e ogni curva che affronto nei percorsi che usavamo per i nostri allenamenti mi riporta ai tanti momenti trascorsi insieme, sia quelli belli che i più duri. I ricordi sono stupendi ma spesso anche molto dolorosi. Il giorno che vinse la tappa al Giro me lo ricordo bene. Ero a casa sul divano a guardare la corsa su un televisore grandissimo quando Ann Sophie è rintrata e mi ha sentito urlare davanti alla tv come un pazzo "Ce la fa, ce la fa! Vince la tappaaaa!". Quando ho parlato con lui al telefono mi ha detto "Perchè non eri lì?" e io mi sono dato del pirla perchè effettivamente Middelburg da dove abitavo non era lontano. Comunque me la sono goduta davanti alla tv e rimane un bel ricordo per me. Oggi chiaramente penserò a lui, come ogni giorno sarà nella mia testa, costantemente. In corsa però devo stare concentrato, se no non potrei svolgere il mio lavoro come si deve e portare Cavendish nella miglior posizione possibile. Ci tengo a disputare una buona tappa e a fare tutto il possibile perchè la nostra squadra vinca. Prima del via e dopo l'arrivo sarà nei miei pensieri, come sempre».

Giulia De Maio
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