Pelucchi: «Felice, peccato però per la polemica di Bouhanni»
PROFESSIONISTI | 02/04/2013 | 20:41 A rovinare la festa di Matteo Pelucchi che oggi ha centrato la sua prima vittoria stagionale in Francia, arrivano le parole del campione transalpino Nacer Bouhanni che accusa il velocista brianzolo di comportamento scorretto. Queste le sue dure dichiarazioni riportate nel comunicato stampa della FDJ: «Non mi piace perdere, non mi piace, ma oggi mi sono imbattuto in un pazzo. Nello sprint ero a ruota di Coquard e a 200 metri dal traguardo, quando volevo saltarlo sulla sinistra, proprio da sinistra sono stato stretto da Pelucchi che mi ha agganciato il manubrio. Questo ragazzo è un pericolo pubblico! Non so come ho potuto evitare la caduta e, probabilmente, fossi caduto avrei tirato a terra con me tanti altri atleti. Viaggiavamo a 60 km/h... Un comportamento così dovrebbe essere proibito. Questo tipo è disposto a rischiare la propria vita e quella degli altri per uno sprint! Ha vinto e avrei preferito veramente avesse vinto un altro. Sono decisamente arrabbiato che abbia vinto lui. Dopo il traguardo, sono andato a parlargli, si è scusato ma so che in realtà se ne frega di quello che gli ho detto. In fondo lui ha vinto!». Mentre Bouhanni, per la cronaca, ha chiuso in quarta posizione.
Matteo, stupito dalle gravi accuse, tiene a rispondere pubblicamente: «Sono contento per questa vittoria e ci tengo a ringraziare la squadra e tutti coloro che mi hanno fatto arrivare i loro complimenti. Mi dispiace per le dichiarazioni di Bouhanni che mi ha definito "un pericolo pubblico". In volata c'è stato un contatto tra me e lui, non lo nego, ma non è stato certo intenzionale. Io avevo un altro corridore alla mia sinistra, mi sono trovato in un "panino", e posso capire il suo nervosismo nell'adrenalina dell'arrivo ma vorrei ricordargli che anche io ho rischiato di cadere e di certo non mi piace rischiare la vita come sostiene lui. Sono cose che succedono in volata... Non condivido quello che ha dichiarato e mi sembra che quella che ha voluto alzare sia proprio una polemica inappropriata e senza fondamento».
Non essendo presenti alla corsa non possiamo sapere chi abbia ragione (abbiamo chiesto agli altri italiani davanti nel finale di corsa ma nessuno sembra aver notato nulla di strano, ndr), conoscendo però Matteo e la sua storia facciamo fatica a credere che per una vittoria di tappa sia disposto a mettere in pericolo la sua sicurezza quanto quella di un collega. Fortunatamente nessuno si è fatto male. Chiudiamola qui.
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