TUTTOBICI | 04/03/2013 | 08:56 Mi è accaduto recentemente di prendere parte a due sedute televisive sul ciclismo, anzi sul mio ciclismo, che per le solite squallide ragioni anagrafiche, fra l’altro sempre più impellenti, è datato assai e corre rischi tremendi di sguazzare nel sentimentalismo: diventare vecchi è fisiologico, diventare vecchi insieme e ritrovarsi e commemorarsi può essere deleterio. A Verona il collega Raffaele Tomelleri ogni anno mi invita ad una trasmissione della tele-emittente del suo giornale, L’Arena, e di solito mi fa trovare gente calcistica del mio Torino che ha avuto qualcosa o molto a che fare con il calcio scaligero: ma questa volta mi ha preparato una sorpresa grossa, facendomi incontrare autenticamente a tavola, le telecamere addosso, con Moreno Argentin, Marino Basso e Michele Dancelli, due veneti e mezzo (Dancelli è bresciano, limitrofo dunque).
A Milano Auro Bulbarelli, vicedirettore di Rai Sport ma prima postero di Adriano De Zan nelle telecronache, mi ha convocato per festeggiare quasi aulicamente i 75 anni di Vittorio Adorni, e c’erano anche Felice Gimondi e Italo Zilioli, per dire di ex corridori, e il collega Beppe Conti che schiodai dai servizi sugli allenamenti per la “rosea” di Juve e Toro chiamandolo a fare ciclismo, suo amore, a Tuttosport. Il reducismo è una brutta bestia, affettuosa in teoria, che finisce per sbranarti di ricordi ma soprattutto le nostalgie e di senso di inutilità nei riguardi del tempo. Si rischia fortemente di scatarrare su quello che fu, pretendendo di emettere musiche sacre anziché gorgoglii quasi osceni. Ci si perde in dettagli finendo per credere che un nostro callo abbia simboleggiato, quel giorno là in quel posto lì, il gran soffrire dell’umanità.
Ovviamente noi tutti abbiamo fatto in queste due telecircostanze del reducismo: io compreso, perché il giornalismo che ho avuto la fortuna di praticare e anche un pochinino di creare, specialmente dietro al ciclismo, è stato pieno di belle battaglie, ricco di vittorie preziose e sconfitte ammaestranti, venato di imprevisti perché è più facile che accada qualcosa di extra in un giorno in cui si fanno tanti chilometri che non in novanta minuti stando seduti nella tribuna-stampa di uno stadio calcistico. Il fatto è che il reducismo ciclistico si ammanta bene del tempo passato, se ne fa un mantello che copre eventuali buchi negli altri abiti vittime dei tarli, e rende tutto bello. Il Mondiale vittorioso di Basso a Gap, con sorpasso di Bitossi negli ultimi metri, quello di Argentin a Colorado Spring, la Sanremo 1970 di Dancelli finalmente restituita ad un nome italiano, tutto è stato facilmente, direi fisiologicamente trasferito nell’epica, quella sera Verona, tra vini e formaggi. A Milano c’erano da impastare di ricordi speciali addirittura i Mondiali di Adorni a Imola e Gimondi a Barcellona, le vittorie in linea e i non mai dolenti secondi posti di Zilioli, soprattutto i grandi Giri d’Italia e di Francia di Vittorio e di Felice (e per il primo anche il Giro del Belgio, a suo modo una chicca).
Sono state due trasmissioni (lunghissima, quasi quattro ore quella milanese) in cui gli interpreti si sono autenticamente divertiti, autenticamente commossi, autenticamente arrabbiati se del caso. A Verona e a Milano sono state rievocate corse in modo così intenso che sembravano essere finite il giorno prima, i corridori protagonisti hanno messo fuori particolari mai svelati prima, hanno discusso e anche un pochino litigato in tema di interpretazione di questa o quella pedalata. Milano ovviamente ha offerto, con le teche Rai, materiale specialissimo, anche inedito, utile per spaziare e per speziare. Normale che questo avvenga, se ci sono le premesse, come appunto il raduno rievocativo? Mica tanto, e non occorre pensare addirittura al Processo di Biscardi per avere l’idea dell’anno-luce quando le cose si evolvono in altro modo. Posso dire che noi tutti, pur essendo vecchie volpi anzi volpi vecchiacce, smagate, ricche di esperienza, ci siamo come esaltati, e saremmo andati avanti per ore e ore; decisiva, fra l’altro, la straordinaria lucidità dei convenuti, tutti in ottima salute mentale e non solo.
Scendendo al caso mio personale, mi sono accorto, intanto che di ogni corsa si succedevano immagini, rievocazioni, commenti, precisazioni, di due cose: 1) che giornalisticamente ho commesso, nel reportage di tante gare, errori non piccoli, e soprattutto ho peccato di mancanza di considerazione particolare per certe situazioni, e insomma davvero potevo scrivere dei pezzi più belli, o meno brutti, di quelli che ho prodotto allora; 2) che non me ne frega niente (mentre altre accertate lacune professionali mi fanno rabbia, mi spingono a sognare di poter tornare indietro), perché il giornalismo ciclistico, almeno con quei campioni e per quelle gare, ti gratifica, ti fa corista della Scala e pazienza se stecchi, insomma fa sì che tu sia una parte, una particella del tutto, e questo tutto è un mondo grande, che riuscirà persino a considerare Armstrong come quello che è andato sulla luna, non come quello che ci ha buttati per terra.
La UAE Emirates continua a stupire, ma questa volta a sorprendere tutti è stato Isaac Del Toro, che nella tappa di Siena ha fatto sua la maglia rosa di leader della corsa. Tutti aspettavano Ayuso, che ha già conquistato una...
Wout Van Aert ha finalmente conquistato la sua prima tappa al Giro d’Italia: il belga, che era partito con l’intento di conquistare anche la maglia rosa in Albania, non è riuscito nel suo intento, ma questa vittoria per lui ha...
Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata,...
Così si fa. Questo si intendeva. Adesso, se Dio vuole, possiamo chiamarlo Giro d'Italia. Senza vergogne e senza imbarazzi. D'altra parte, se non si danno una mossa da soli, basta mettere la ghiaia sotto le ruote e la polvere in...
Una giornata di festa, di aggregazione, di sport e di grande sole per la 54esima edizione della Novelli che si conferma la regina delle Granfondo con la sua atmosfera unica. A trionfare nel percorso lungo è stato Alberto Nardin, arrivato...
Le strade bianche senesi non hanno tradito le attese e hanno ridisegnato il volto del Giro d'Italia numero 108. E nel cielo della corsa rosa sono spuntate due stelle: quella giovane di Isaac Del Toro e quella tanto attesa...
Volata vincente di Jack Stewart nella quinta e ultima tappa della 4 Giorni di Dunkerque, la Wormhout-Dunkerque. Il britannico della Israel Premie Tech, vincitore del recente Tour del Kumano, ha preceduto un brillante Alberto Dainese della Tudor Pro Cycling e...
La Federciclismo chiarisce che fra la scelta della sede di Montalcino, capitale del vino, e le decisioni adottate dall’ultimo consiglio federale non c’è alcuna relazione. Radio corsa specifica che con la frase ‘fuggitivi e gruppo in...
Con la vittoria nella quinta e ultima tappa, la Etyek-Esztergom, del colombiano Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) su Danny Van Poppel e Tim Torn Teutenberg (Covi 10°) si è conclusa la 46sima edizione del Giro di Ungheria che ha...
Il cinquantottesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona lo sloveno Zak Erzen. Il portacolori della Bahrain Victorius Development Team scrive il proprio nome nell’albo d’oro della corsa lombarda svoltasi oggi sulle strade di Cremona con la regia organizzativa del Club...
TBRADIO
-
00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.