Bordonali: un passo indietro per ripartire

PROFESSIONISTI | 01/02/2013 | 08:56
Al ventesimo anno da direttore sportivo Fabio Bordonali fa un passo indietro, per spiccarne uno in avanti ap­pena la crisi economica e del ciclismo sarà passata. È una promessa, quella dell’ex corridore bresciano che per il 2013 ha scelto di costruire un team Continental dal cuore italo-ungherese, invece di prendersi un anno sabbatico «che per il morale e la testa forse sa­rebbe servito, ma non potevo mollare per tutte le persone che lavorano con me».
Prosegue l’avventura con la Utensilnord, ma sarà ridimensionata.
«Esattamente. Visti i tempi economicamente difficili e i pochi punti di riferimento che ci offrono le istituzioni del ciclismo ho scelto, per la prima volta da quando ricopro il ruolo di team manager, di dare vita a una formazione Continental. Considerato il morale e la situazione difficile che sta vivendo il nostro paese e il nostro sport avrei for­se fatto bene a tirare il fiato un anno, ma visto che con me lavorano altre persone, non mi riferisco solo ai corridori ma soprattuto allo staff, ho scelto di continuare il progetto nato con la Uten­silnord con altre ambizioni. La­voreremo come sempre in maniera professionale e seria, ma più rilassati. Di­cia­mo che per una stagione staremo alla finestra del grande ciclismo per rientrare sul palcoscenico più importante con grandi ambizioni non appena la situazione sarà migliorata. In­somma teniamo duro, anche se come tut­ti gli altri team, anche quelli più vincenti, stiamo vivendo grosse difficoltà».
Si spieghi meglio...
«Non capisco dove sia finita la meritocrazia sportiva e il ciclismo al momento non è un prodotto vendibile, o meglio non come potrebbe essere. Quello che si è appena concluso è stato un anno davvero difficile, anche per chi ha ottenuto risultati prestigiosi. Pensiamo so­lo alla Katusha che non ha ricevuto in prima istanza la licenza World Tour, nonostante sia ben strutturata e abbia tra le sue fila il nu­me­ro uno al mondo Joaquim Ro­dri­guez. Come è possibile avvicinare le aziende se le regole del gioco non sono chiare? Non possiamo dare la colpa so­lo alla crisi economica, dobbiamo attribuirla anche a noi stessi, al nostro mo­vimento, a chi ci governa. Ormai la qua­lità dei corridori sembra essere finita in secondo piano e, per chi come me ama profondamente que­sto sport, è desolante».
Com’è nato l’accordo con Ferenc Stuban?
«Grazie all’amico Piero Pieroni ab­bia­mo scoperto di avere gli stessi obiettivi e di poterci completare alla perfezione. Per questioni di tempistica e norme abbiamo op­tato per l’affiliazio­ne un­gherese, ma il cuore del team resta tricolore. Ferenc ha corso in Italia da di­lettante, parla italiano e nel suo pae­se ha sviluppato una buona struttura, noi possiamo offrirgli il supporto di cui aveva bisogno per quanto ri­guarda i mezzi e qualche sponsor che continua a credere in noi. Abbiamo unito le forze e messo in piedi un team ben strutturato con 18 corridori, metà italiani e metà ungheresi. Svolgeremo una doppia attività, gli ungheresi saranno impegnati nel calendario dei paesi dell’Est, gli azzurri in quello italiano. Se, come spero, verremo in­vi­tati a cor­se importanti, in quel caso mescoleremo le carte per presentarci al via con la formazione migliore».
Presentiamo allora i corridori.
«I confermati sono Bosisio, Rocchetti, Visconti e Zanotti, ai quali si aggiungeranno Omar Lombardi, che arriva dalla Colnago, un paio di giovani e un corridore più esperto che annunceremo a me­tà gennaio. Otto invece sa­ran­no gli ungheresi: gli esperti Cador e Der, il campione nazionale Kusztor, Lovassy e i giovani Hol­lò, Palotai, Simon, Stuban e Radonics».
Lo scopo di quest’anno?
«Ci tengo a ribadire che per il sottoscritto e per le ambizioni del team, il 2012 non è stato esaltante. A parte la par­tecipazione a corse prestigiose che ci hanno fatto molto piacere, come la Milano-Sanremo, il Giro del Trentino e di Polonia, la Milano-Torino e Il Lom­bardia, speravo in una crescita rispetto alla stagione precedente che invece non c’è stata. La volontà è quindi quella di ripartire con nuovo entusiasmo. Il 2013 sarà un anno di transizione, in cui faremo del nostro meglio per ben figurare e ripagare soprattutto la fiducia di sponsor come Diego Turato che ci fornirà le splendide bici Bottecchia e il ma­teriale indispensabile per correre, e Simone Fraccaro della GSG che ci do­terà del nuovo abbigliamento. Il loro supporto ci ridà l’entusiasmo e la forza di non mollare nonostante la difficoltà del momento. Come si dice, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!».

da tuttoBICI di gennaio a firma di Giulia De Maio
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