REPORTAGE | 31/01/2013 | 12:01 Piccolo viaggio nel mondo della Colombia, il team che si prepara per la prima volta a disputare il Giro d’Italia e che proprio in questi giorni si sta allenando sulle strade della corsa rosa. Abbiamo incontrato gli "escarabajos" del team nel loro ritiro di Arco di Trento e abbiamo cercato di scoprire qualche loro piccolo segreto. Ne è nato un puzzle estremamente variegato di storie, personalità ed esperienze, un quadro che vi proponiamo di scoprire insieme a noi.
Juan Esteban ARANGO CARVAJAL (9.10.1986). Viene dalla pista, ha vinto due coppe del mondo (omnium e scartch): «mi aspettavo tanto dalle Olimpiadi di Londra, ma sono saltato. Questo dimostra che nulla è scontato e che devo crescere». David Evangelista, responsabile stampa del team, confida che è una delle persone più organizzate che abbia mai incontrato: «Gli ho chiesto due note per la sua scheda e mi ha mandato al volo 4 pagine di curriculum». È un rabgazzo a cui piace restituire: ha creato la Fondazione Sonjemos, che offre un’opportunità a chi non ne ha. Anche prima di partire per l’Italia era impegnato a raccoglie penne, gomme, matite per i bambini meno fortunati di lui. Jhon Darwin ATAPUNA HURTADO (15.1.1988). Ultimo di 11 fratelli, figlio di contadini. «Quando lo scorso anno ho vinto al Pordoi ho capito di poter diventare forte, un giorno. Quando andavo alle superiori ho imparato a fare diversi lavoretti, ho costruito un letto in legno e pensavo di poter diventare un falegname. Poi è arrivato il ciclismo e oggi mio papà è contento di avere un contadino in meno». Edwin Alcibiades AVILA VANEGAS (21.11.1989). Campione del mondo corsa a punti 2011, è alto solo 166 cm, lo chiamano “Kalimeno” per riprendere una nota canzoncina colombiana. Da ragazzino era scalatore, oggi buon pistard e stradista veloce. Sembra sempre cadere dalle nuvole ma a settembre, quando ha capito che sarebbe venuto a correre in Italia - opportunità incredibile, se considerate che in Colombia lo stipendio medio è di 350 euro al mese - si è messo subito a studiare italiano on line. «Parlo poco, però capisco» spiega con orgoglio.
Julio Alexis CAMACHO BERNAL (20.6.1990). Scalatore puro che viene dalla Colombia Claro Continental. Non era mai venuto in Europa e in Italia, ha visto la neve per la prima volta il 18 gennaio di quest’anno atterrando a Malpensa ed è rimasto incantato. «Tutti i colombiani sognano di correre in questa squadra, siamo dei privilegiati - spiega l’atleta “pescato” al Clasico RCN -. Mi piacerebbe un giorno creare una fondazione per aiutare chi non è fortunato come me».
Robinson Eduardo CHALAPUD GOMEZ (8.3.1984). Uno dei più esperti. Martedì ha fatto il “geometra”, è caduto in discesa, si è fatto male alla spalla. Voleva arruolarsi quando gli hanno posto l’aut aut - o soldato o ciclista - ha scelto di diventare ciclista.
Jhoan Esteban CHAVES RUBIO (17.1.1990). Viene da Lagonegro e dal triathlon. Quando ha scoperto che andava forte in bici, ha scelto il ciclismo. La prima bici gli fu prestata da Oliveiro Cardenas, oggi diesse della Claro Blanco, poi chiese al papà di comprargli quella bici. Ha una scuola di ciclismo intitolata al suo nome, ad oggi ha un punto di domanda sulle lunghe corse a tappe, non avendone mai disputata una in vita sua. È giunto quarto alla Vuelta a Burgos vincendo la tappa regina e sogna di vincere sulle Tre Cime di Lavaredo, al Giro.
Marco CORTI (2.4.1986). Viene da un anno di stop, ha sostituito Osorio che ha avuto un problema al ginocchio e non è riuscito a recuperare. «Voglio provare a mettermi in discussione ancora un anno, so che ho molta pressione addosso e che il mio ingaggio ha creato polemiche anche in Colombia, ma accetto la sfida». I compagni di squadra sono dalla sua: all’annuncio del suo ingaggio Duarte ha postato un twitter illuminante «Sarà un compagno importante come lo è stato alla Geox»
Fabio Andres DUARTE AREVALO (11.6.86). Ha classe infinita, talento e bellezza in bicicletta. A detta di Claudio Corti deve crescere tanto a livello di testa, se ha pressioni fatica a dirigerirle. Della sua famiglia non ama parlare, in realtà è legatissimo ai nonni materni e se vincesse una tappa in un grande giro, saprebbe a chi dedicarla. L’anno scorso si è piazzato quinto al Giro della California.
Leonardo Fabio DUQUE (10.4.1980). 32 anni, ha saltato il ritiro in Colombia perché gli è nato un figlio ai primi di dicembre. È l’unico atleta della squadra che vive in Francia, dove ha corso per anni con la Cofidis. È sicuramente l’elemento più esperto della squadra, porta un bagaglio importante anche in corse durissime: ha colto un 17° posto al Giro delle Fiandre, per un colombiano un risultato eccezionale. Da professionista non aveva mai corso per un team colombiano.
Wilson Alexander MARENTES TORRES (8.8.1985). Personaggio che salta all’occhio perché è alto 187 cm, lo chiamano “Negrentes” perché è il più “colorato” tra tutti i ragazzi della squadra. Arriva con un bel bagaglio di motivazione perché l’anno scorso è nato il suo primo figlio e nel prossimo mese di giugno la moglie Carolina gli regalerà il secondo figlio. «Avrò un doppio obbligo, devo conquistare gradi risultati» confessa.
Dalivier OSPINA NAVARRO (9.10.1985). È il poliglotta del team, parla quattro lingue (spagnolo, inglese, francese e italiano) perché da under ha corso ad Aigle, facendo parte del progetto Uci della mondializzazione. «Mi sento un gregario che può sfruttare l’occasione giusta, sono un ragazzo che viene dalla cantera della Colombia Es Pasion» spiega con grande lucidità.
Jarlinson PANTANO (19.11.1988). Il più chiacchierone del team, il più simpatico. «Qual è la corsa dei miei sogni? Le Strade Bianche». L’anno scorso a metà stagione è stato bloccato da infezione virale, ha avuto difficoltà a riprendere, ora torna per rifarsi e ci sono buone aspettative. «Mi apsetto molto da lui» dice lapidario Claudio Corti.
Carlos Julian QUINTERO (5.3.1986). È il colombiano che parla toscano, visto che ha corso con Tafi da Under. Parla e scrive italiano, anche su twitter posta messaggi più in italiano che in spagnolo. È innamorato dell’Italia: «Il mio futuro lo vedo più qui, dove mi sento davvero a casa». È l’uomo delle fughe, grazie alla sua grinta non comune».
Duber Armando QUINTERO ARTUNDUAGA (23.8.1990). Proviene dalla Delio Gallina con la quale ha vinto tre corse nel 2012. «Ha disputato con noi il Giro del Portogallo come stagista - spiega Claudio Corti -: abbiamo fatto 9 tappe in linea e lui è andato in fuga quattro volte, conquistando anche un terzo posto di tappa. Ha davvero la fuga nel sangue». In squadra lo chiamano «il primate», il cugino, anche se non è parente di Carlos Quintero. Michael RODRIGUEZ GALINDO (29.7.1989). Scalatore giovane della squadra, lo chiamano “Anturio”. «Mi chiamano così ma non so da dove arrivi questo nomignolo. Vengo da un piccolo villaggio della regione del Boyaca, Jenesano, dove sono considerato una celebrità. Se dite al tassista “Portami a casa del campeon” , ti porta a casa mia». È amico fraterno di Mauricio Soler che vive a Reneriqui: «Mauricio mi dà tanti consigli e ci sentiamo spessissisimo», confida.
Jeffry Johan ROMERO CORREDOR (4.10.1989). È un enigma, un ragazzo introverso come pochi. «È l’unico che non ha voluto parlare con me - confida David Evangelista che è stato anche in Colombia in ritiro con la squadra - non sappiamo quasi niente di lui». Ha buone doti, è veloce e va forte in salita. Se fosse disciplinato, potrebbe essere corridore da classiche. Segni particolati, impenna la bici come Peter Sagan». Juan Pablo SUAREZ SUAREZ (30.5.1985). Il grande enigma del 2012, visto che non è andato come sperava, nonostante nel 2011 avesse vinto. Probabilmente si è adattato poco alla vita europea, ma è convinto di poter fare molto bene. Ora la moglie Carolina e il figlio Geronimo verranno a vivere in Italia (come accadrà per le famiglie di circa metà dei corridori) e questo potrebbe aiutarlo dal punto di vista psicologico. Da ragazzino, aveva 12 anni, insegnando le capitali del mondo a sua cugina le ha imparate tutte ed è diventato un piccolo fenomeno: lo invitarono anche in tv per mostrare le sue capacità. «Nessun ragazzino colombiano sapeva le capitali come me, adesso vorrei andare in tv per un altro motivo».
Juan Pablo VALENCIA (2.5.1988). Neoprofessionista, lo scorso anno ha impressionato in occasione dello stage: dopo essersi piazzato quarto a Capodarco, ha disputato la Tre Valli Varesine restando in fuga da solo per 60 km e al Giro del Veneto-Coppa Placci è stato battuto da Oscar Gatto in volata. «Ero sicuro di me, non conoscevo nessuno, non sapevo che Gatto fosse tanto veloce...» dice con candore. Fisicamente tarchiato, ha 6/7 tatuaggi, il più vistoso dei quali è dedicato al figlio Samuel. Il suo aspetto ingana: sembra un pirata, ma è un ragazzo adorabile. Il suo sogno è quello di rendere orgoglioso il figlio del suo papà.
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