VERSO L'8 GENNAIO. Guy Vermeiren: «Io dico italiane»
| 05/01/2013 | 11:20 Dopo
l'appello lanciato da tuttobiciweb
(/index.php?page=news&cod=54954&tp=n)
si è aperto il dibattito riguardante le wild card del Giro d'Italia
2013. Nella situazione d'emergenza che sta vivendo il ciclismo di
casa nostra, la corsa rosa dovrebbe proseguire nella sua mira
internazionale o rivolgere un occhio di riguardo verso le squadre
italiane? Abbiamo posto questo interrogativo a stimati colleghi e
uomini di ciclismo, fino al fatidico 8 gennaio vi proponiamo una ad una
le loro risposte. Oggi scopriamo che ne pensa il collega belga Guy Vermeiren della Gazet van Antwerpen.
«Il Giro d'Italia è di fronte a una scelta difficile. Da una parte c'è la grave crisi che sta vivendo il ciclismo italiano: una soluzione strettamente sciovinista porterebbe ad assegnare la corsa rosa a squadre italiane. C'è da sottolineare come i due team italiani che fanno parte del WorldTour abbiano in organico numerosi corridori stranieri e non è certo possibile pensare che schierino solo atleti italiani al via del Giro. Ma è importante, per il Giro d'Italia, avere al via molti corridori di casa, soluzione che rappresenta anche il solo modo di permettere ai giovani di misurarsi in corse ad alto livello. D’altra parte, bisogna sottolineare come il Giro d'Italia non sia solo una gara di alto profilo, ma come da sempre rappresenti l’occasione per i corridori delle squadre più piccole di mettersi in mostra agli occhi dei team più forti. Vincere una tappa del Giro significa dimostrare di essere più forti, più veloci o più in telligenti di un sacco di campioni. Questo è il modo in cui ogni piccola squadra deve affrontare tutte le corse, questo è l’unico modo per cercare nuovi talenti». E ancora: «Prendete il Tour de France. Questa gara è forse l'unica ragione di esistere per le piccole squadre francesi. Negare loro una wild card potrebbe significare - ed è già successo - l’allontanamento degli sponsor e la fine del progetto. E lo stesso pericolo lo corrono le squadre italiane. D’altro canto, però, l’organizzatore deve fare i conti con il business. Se gli organizzatori del Giro d'Italia sono determinati a far crescere la corsa e a consolidare la posizione di seconda corsa a tappe del mondo, hanno alcuni obblighi da rispettare. Vale a dire apertura a squadre internazionali che portino le loro stelle e creino uno spettacolo appetibile per sponsor internazionali. Gli appassionati in Italia vorrebbero applaudire decine di ragazzi italiani, il pubblico internazionale vorrebbe applaudire i corridori più forti del mondo. Acquarone ha il compito di trovare una soluzione che accontenti tutti. Un compito impossibile, se chiedete il mio parere. Se fossi nei suoi panni: non avrei dubbi e l’Italia sarebbe al primo posto. L’Italia con le sue squadre e i suoi corridori, in mezzo ai loro tifosi».
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