VERSO L'8 GENNAIO. Crosetti: «Giro senza italiane? Un autogol»

| 28/12/2012 | 12:45
Dopo l'appello lanciato da tuttobiciweb (/index.php?page=news&cod=54954&tp=n) si è aperto il dibattito riguardante le wild card del Giro d'Italia 2013.
Nella situazione d'emergenza che sta vivendo il ciclismo di casa nostra, la corsa rosa dovrebbe proseguire nella sua mira internazionale o rivolgere un occhio di riguardo verso le squadre italiane?
Abbiamo posto questo interrogativo a stimati colleghi e uomini di ciclismo, fino al fatidico 8 gennaio vi proponiamo una ad una le loro risposte. È la volta di Maurizio Crosetti, firma de La Repubblica.


«In un momento non troppo roseo per il nostro ciclismo, anche per la percezione di questo sport agli occhi del pubblico dopo l'ennesimo scandalo, penso non si possa fare troppo i difficili nella composizione delle squadre e nella scelta degli inviti al prossimo Giro d'Italia perché potremmo davvero pentircene nei prossimi anni. Il criterio del merito non può e non deve essere messo in discussione, ma sono convinto che più squadre italiane ci saranno al via meglio sarà, per quest'anno RCS non dovrebbe essere troppo selettiva nei confronti delle nostre Professional. Quando la situazione migliorerà potremo permetterci il lusso di lasciarne a casa qualcuna, ma oggi il ciclismo italiano non può permettersi di scartare team per cui il Giro è vitale. Dobbiamo ricordarci che non siamo al Tour de France, dobbiamo ricordarci la storia della nostra corsa a tappe più importante e tenere bene a mente il rischio che corrono le nostre formazioni. Le due migliori, riconosciute World Tour, sono a forte rischio acquisizione straniera, mentre quelle Professional rischiano di fare la fine della Acquas&Sapone. Il ciclismo italiano va tutelato, non solo da RCS, perché si rischia di veder scomparire il nostro ciclismo d'elite e a cascata a livello generale tutto il movimento. Già oggi gli sponsor ci pensano due volte, se non di più, prima di investire nel ciclismo figuriamoci se scelgono di mettere dei soldi per una squadra che non può mettersi in mostra nella corsa più importante che abbiamo, sarebbe come chiedere a un'azienda di fare pubblicità a un programma tv che viene oscurato. In più il giro ha un significato nazional popolare da cui non possiamo prescindere. La corsa rosa ha un valore collettivo, di aggregazione non solo a livello sportivo, è un simbolo come pochi del nostro paese, quindi è giusto in quanto italiani sentire un senso di appartenenza. Alla lunga rendere il Giro d'Italia meno nazionale sarebbe un autogol».

11.a puntata - segue

a cura di Giulia De Maio

LE INTERVISTE PRECEDENTI

27 dicembre - Michele Acquarone
26 dicembre - Riccardo Magrini
25 dicembre - Gian Paolo Porreca
24 dicembre - Nando Aruffo

23 dicembre - Giorgio Viberti
22 dicembre - Jean Francoise Quenet
21 dicembre - Paolo Viberti
20 dicembre - Paolo Tomaselli

19 dicembre - Angelo Costa
18 dicembre - Cristiano Gatti


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COMMENTI
INCREDIBILE!!!!!!!!!!!!!!!!!
28 dicembre 2012 16:02 ewiwa
In Italia stiamo didscutendo se ammettere squadre Professional in Francia non si creano alcun problema come in Spagna d'altronde......vogliamo dire che per le cose buone siamo sempre gli ultimi?

28 dicembre 2012 22:12 mace
La corsa rosa (...) è un simbolo come pochi del nostro paese, quindi è giusto in quanto italiani sentire un senso di appartenenza. Allora perchè non facciamo un Giro d'Italia con squadre tutte italiane? e un Tour de France con squadre tutte francesi? ma che discorsi.... Un altro patriota attaccato al campanile! Ma siamo cittadini del mondo sì o no?

X Mace
29 dicembre 2012 01:54 valentissimo
Qui non si tratta di essere nazionalisti a tutti i costi, si tratta di capire che il Giro la sua battaglia non la può fare contro le professional italiane ma, deve imporre il minimo di competitività delle pro-tour all'UCI. Non si possono accettare squadre inadeguate che prendono la licenza pro-tour con organici appena decenti e che vengono schierati solo al Tour de France!
Un giro con due sole squadre italiane di diritto e con pochi ciclisti italiani, non è un evento in grado di attirare grandi passioni. Non possiamo pensare che per guadagnare 100.000 spettatori in paesi di scarso assorbimento commerciale (Colombia, Sud Africa etc.), dove il ciclismo significa poco o niente, si possono umiliare ed allontanare qualche milione di spettatori italiani!!
Se un team è troppo debole, vedo quest'anno la squadra di Reverberi ci può anche stare che non partecipi ma la squadra di Scinto è meglio di troppe pro-tour e sarebbe un peccato mortale non averla alla partenza.

Precedenza
29 dicembre 2012 09:23 gipi66
Sarebbe sufficiente dare si la precedenza alle squadre WorldTour, ma lasciare loro la decisione se partecipare o no. Sono certo che alcune lascerebbero volentieri posto ad altre squadre Italiane in quanto, detto in soldoni, del Giro a molte di loro non frega niente, e lo dimostrano regolarmente con l'organico che presentano.

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