VERSO L'8 GENNAIO. Acquarone: «Il Giro deve rivolgersi al mondo»

| 27/12/2012 | 13:56
Dopo l'appello lanciato da tuttobiciweb (/index.php?page=news&cod=54954&tp=n) si è aperto il dibattito riguardante le wild card del Giro d'Italia 2013.
Nella situazione d'emergenza che sta vivendo il ciclismo di casa nostra, la corsa rosa dovrebbe proseguire nella sua mira internazionale o rivolgere un occhio di riguardo verso le squadre italiane?
Abbiamo posto questo interrogativo a stimati colleghi e uomini di ciclismo, fino al fatidico 8 gennaio vi proponiamo una ad una le loro risposte.
Dopo aver letto con interesse gli interventi precedenti, prende la parola oggi il direttore del Giro d'Italia Michele Acquarone per dire la sua sullo stato del ciclismo italiano e per spiegarci secondo quali criteri sceglierà i team da invitare alla prossima edizione della corsa rosa.


È vero che volete posticipare la data di assegnazione delle wild card?
«Non è che vogliamo, temo che dovremo spostare le data leggermente più in là perché al momento la situazione legata alle licenze e al rispettivo diritto di correre un grande giro per un team World Tour come la Katusha è poco chiara. Questa situazione ci ha scombussolato i piani perché stavamo già lavorando con i russi come con tutte le altre grandi formazioni con programmi di marketing per promuovere la partecipazione della squadra alla nostra corsa, soprattutto non mi piace il mistero che c'è dietro a questa decisione dell'UCI. Spero davvero il TAS prenda una posizione in tempi brevi e tutto si risolva al più presto, anche per gli altri team che aspettano di sapere da noi se potranno essere al via o meno. Sono sinceramente terrorizzato dalle tempistiche, mi dispiacerebbe prolungare i tempi per coloro che aspettano una wild card e stanno aspettando di pianificare il loro calendario, ma per noi in questo caos è impossibile prendere una decisione».

Su tuttobiciweb ha letto i commenti di chi l'ha preceduta: quale sarà la vostra linea?
«Io con la mia squadra devo pensare al Giro d'Italia. Il nostro lavoro è la ricerca del meglio per la nostra corsa, se i nostri interessi coincidono con quelli della Federazione, della Lega e del movimento ciclistico italiano bene, altrimenti mi dispiace ma io al primo posto devo mettere il Giro d'Italia. Dal nostro punto di vista l'obiettivo numero uno è portare il maggior numero di tifosi a interessarsi al nostro evento e, vorrei sottolineare, per me i tifosi non hanno nazionalità, colore, età, sesso… Il Giro d'Italia si deve rivolgere al mondo».

Come si fa a generare interesse nei tifosi?
«Purtroppo non c'è una ricetta sicura, ma provo a spiegarvi come stiamo lavorando. In genere parlo ai miei colleghi di una sorta di relazione sentimentale, una relazione d'amore che dobbiamo essere in grado di costruire tra il Giro e il pubblico. Nella vita ognuno ha suoi interessi, il suo lavoro, la sua famiglia, una fidanzata, una moglie, dei figli, la partita di calcio con gli amici, la mostra d'arte, il film da vedere al cinema, lo shopping, i passatempi divertenti e anche tante preoccupazioni. In tutto questo è quindi difficile ritagliare interesse per quello che facciamo noi, per una corsa in bicicletta, ma noi ci proviamo facendoci aiutare in primis dalle squadre e dagli atleti di primo livello. Fondamentali sono anche i media, i broadcaster italiani e stranieri, quanto gli sponsor che investono per un loro ritorno commerciale e a loro volta fanno parlare del Giro. Tutti i nostri partner contribuiscono in qualche modo, ma ripeto il cuore del Giro restano i corridori per questo noi dobbiamo far di tutto per avere nei team presenti i campioni. Detto questo il 90%, forse anche 95%, del nostro lavoro consiste nel portare i grandi campioni dei team World Tour sulle nostre strade, il restante 5-10% lo dedichiamo alle wild card. Se a Napoli alla partenza abbiamo Bradley Wiggins, lui da solo per la sua popolarità, per ciò che rappresenta e il numero di tifosi che riesce a smuovere per noi vale come il ritorno che possono darci le quattro formazioni invitate messe insieme».

Comprensibilissimo. In questa situazione d'emergenza che sta vivendo il ciclismo italiano però non sentite il bisogno di tutelare le Professional italiane?
«Facciamo la nostra parte con l'accordo stretto con la FCI per cui una delle quattro wild card abbiamo deciso di darla alla squadra vincitrice della Coppa Italia. Questa nostra scelta è passata un po' sotto silenzio, da molti viene data per scontata ma non lo è. È importante sottolineare che il 25% delle nostre possibilità le usiamo per sostenere il ciclismo italiano, supportando il calendario italiano, fatto da corse italiane con corridori italiani. Forse solo Gianni Savio con la sua Androni Giocattoli ha capito l'importanza di quest'occasione e ora è l'unico che davvero può leccarsi i baffi perché da ottobre sa che sarà al via del Giro. Se le altre squadre non l'hanno saputa sfruttare non è colpa mia. Mi spiace che ora debbano stare sulle spine, ma per far crescere il movimento italiano non basta che loro siano al via del Giro, si devono impegnare anche nelle altre corse valide per la Coppa Italia, si devono registrare in Italia e fare un salto di livello».

In tanti propongono di ridurre da nove a otto i corridori per squadra così da allargare il numero delle squadre partecipanti a 25, le sembra una soluzione percorribile?
«Ho sentito anche in rete avanzare da molti questa proposta. So che il compromesso di 18 team World Tour più 4 invitati da nove elementi è stato trovato ai tempi di Angelo (Zomegnan, ndr) dopo tante discussioni tra le parti. Le grandi squadre non penso vogliano rinunciare a un corridore in più, prezioso per una corsa lunga e ostica come può essere un grande giro. Dal mio punto di vista non ci sarebbe alcun problema, anzi se lo si decidesse per tempo per risolvere eventuali problemi di logistica, sarei solo che contento perché potrei aumentare gli inviti e i partner con i quali promuovere il nostro marchio ma non è una decisione che posso prendere io. Sarebbe una questione da affrontare tutte le componenti con l'UCI quindi un domani potrebbe andare anche in porto ma ci vorrà senz'altro molto tempo per metter d'accordo tutti. Dal punto di vista sportivo non sono la persona giusta per affrontare la questione perché non ho mai corso in bicicletta perciò se si aprisse un tavolo per discutere questo argomento la sedia di RCS Sport sarebbe sicuramente occupata da Mauro Vegni e non dal sottoscritto».

Cosa avete chiesto alle squadre candidate alle wild card?
«Semplicemente: "perché dovremmo invitarvi?". Il criterio fondamentale per noi, ripeto, è che portino interesse sul Giro a livello mondiale. Per ogni team cerchiamo di capire i rapporti che ha con i media e con gli sponsor, insomma che capacità ha di generare interesse attorno alla sua partecipazione alla corsa, come ha fatto l'anno scorso la NetApp. Siamo stati criticati per aver invitato la formazione tedesca, ma il suo primo sponsor attraverso tutte le sue filiali ha sviluppato un programma di promozione della squadra e della gara per noi molto rilevante. Allo stesso modo quest'anno valuteremo al meglio le possibilità che ci offre ciascuna squadra per attrarre l'attenzione a livello mondiale sul Giro d'Italia, non solo nelle tre settimane di corsa ma anche prima e dopo per far crescere attesa e aumentare la scia dell'evento».

In conclusione che suggerimento darebbe lei al ciclismo italiano?
«Per tornare all'argomento della vostra inchiesta secondo me un Giro che sta bene aiuta il movimento, se la corsa va sui giornali e fa parlare dei campioni che vi prendono parte non può che rappresentare un'iniezione di forza per tutti. Il Giro a mio avviso ha già perso troppi anni stando dietro a queste questioni nazionalistiche, è arrivato il momento di puntare al bersaglio grosso non all'orticello di casa nostra. Per far crescere il ciclismo italiano puntiamo sui nostri giovani e sulla Coppa Italia,  per essere un giorno i migliori nel mondo dobbiamo far crescere l'intero calendario, non focalizzarci solo su una corsa. Personalmente sogno in un prossimo futuro una grande squadra italiana stile Sky per la Gran Bretagna. Una Ferrari del ciclismo con grandi campioni e sponsor italiani. Sarei il primo ad esserne felice e orgoglioso. Per le Professional che abbiamo ora non è l'invito al Giro d'Italia 2013 che le farà svoltare. Mi rivolgo alla Lega del Ciclismo Professionistico: meglio una realtà davvero grossa che cinque piccole».

10.a puntata - segue

a cura di Giulia De Maio

LE INTERVISTE PRECEDENTI

25 dicembre - Gian Paolo Porreca
24 dicembre - Nando Aruffo

23 dicembre - Giorgio Viberti
22 dicembre - Jean Francoise Quenet
21 dicembre - Paolo Viberti
20 dicembre - Paolo Tomaselli

19 dicembre - Angelo Costa
18 dicembre - Cristiano Gatti
Copyright © TBW
COMMENTI
fino 250 unità
27 dicembre 2012 15:39 geom54
numero dei partenti per qualsiasi tipo di gara ma certamente per quelle a tappe

Acquarone
27 dicembre 2012 16:11 MARcNETT
Non ha detto castronerie perchè comunque il Giro non avrebbe un gran ritorno dalle squadre professional italiane,la soluzione migliore sarebbe comunque rimandare a squadre di 8 corridori.
Comunque tutta la vita meglio il ProTour del World Tour almeno sta roba dei punti non era contemplata.E ancor meglio l'eliminazione generale delle corse in cui le squadre siano obbligate a partecipare

Ma cosa dici Acquarone!!!!!!
27 dicembre 2012 18:24 TPXP
ma cosa dici acquarone l'androni giocattoli l'unica a lottare per lo scudetto e l'unica che si è impegnata a fare tutte le gare valide!!! forse dimentichi che la colnago di reverberi è stata a lottare fino all ultima gara con l'androni per pochi punti hanno perso lo scudetto tricolore!!!poi parli delle squadre world tour che danno più prestigioso alla corsa italiana, ma quale? ma di quale squadre parli?di quelle che portavano a spasso i corridori come l'anno scorso?ricordiamo che ci sono state squadre world tour che non hanno visto la testa della corsa!! Ma mi faccia il piacere!! È tutta una questione di soldi!!!

Contraddizione
27 dicembre 2012 21:02 ciclistas
Signor Acquarone prima dice che al centro ci sono i corridori poi parla di ineressi di sponsor che portano visibilità al giro anche prima e dopo la corsa: non è una contraddizione?
L'anno scorso la sola presenza di Stefano Garzelli avrebbe portato più interesse e odiens di tutta la NETAPP figuramoci se avesse rivinto la maglia verde!
Saluti
Claudio Pagani

Parole che si commentano da sole..
27 dicembre 2012 21:06 teos
"Il criterio fondamentale per noi, ripeto, è che portino interesse sul Giro a livello mondiale. Per ogni team cerchiamo di capire i rapporti che ha con i media e con gli sponsor, insomma che capacità ha di generare interesse attorno alla sua partecipazione alla corsa, come ha fatto l'anno scorso la NetApp."

Quindi secondo Mr. Acquarone (eh già, chiamarlo Sig. sarebbe un po' riduttivo per uno che come lui mastica solo brand, partner & broadcasting..) la sublime NetApp con le sue zero 0 zero vittorie avrebbe generato più interesse che so.. di un Rabottini e di un Guardini capaci di vere e proprie imprese atletiche come una vittoria in fuga solitaria sotto un acquazzone o aver sverniciato il campione del Mondo nonchè n°1 delle volate, oppure di un Pozzovivo più volte nominato tra i pretendenti alla rosa durante la corsa e poi nella top ten finale della generale nonchè anch'egli vittorioso con un allungo che aveva cominciato a far smuovere la classifica.. Ma beeene.. Non vediamo l'ora che il C.E.O. di RCS Events ci apparecchi la tavola.. sorry, the table!

Ma mi faccia il piacereeee!!!!
27 dicembre 2012 22:14 killer
Uno come Acquarone alla RCS SPORT e al Giro d'Italia mancava, ora toccare il baratro sarà più facile, questo in testa ha solo il Marketing. Spieghi agli appassionati di ciclismo cosa ha dato in termini sportivi la NETAP al Giro d'Italia!! Lo dico io niente!! Il sig. Acquarone sa cosa significha IL GIRO D'ITALIA? Penso che la botta finale la dia già quest'anno. Il prossimo anno a vedere il GIRO ci saranno il marketing e gli sponsor se andrà di questo passo!!!!, vergognatevi

Aiuto, qualcuno fermi la RCS.............
27 dicembre 2012 22:40 glennpeter
Parole, quelle di Acquarone, che fanno venire i brividi. Sì, brividi, ma brividi di incredulità mista a sconcerto. Acquarone ha gettato la maschera. Con queste parole ha praticamente esplicitato lo scopo della RCS: togliere il Giro all'Italia e agli Italiani. E' emergenza piena. Qualcuno fermi la RCS..............

concordo con Acquarone
28 dicembre 2012 09:03 maicol
Il direttore del Giro è lui è inviti pure chi ritenga idoneo.. la Net App quest anno nn ha fatto un brutto giro..smettiamola di dire che potevano lasciarla a casa..se poi dobbiamo fare i soliti patrioti allora è un altro discorso..
Ma avete visto il livello della maggiorparte delle gare in ltalia ...secondo me sono meglio quelle dilettantistiche...quindi colpa anche di chi gestisce queste squadre che negli anni hanno pensatoa se stessi senza investire nulla nel marketing e ora chi vuoi che metta i soldi nel ciclismo... imparare dall Estero

Inviti
28 dicembre 2012 09:36 paree
Mettetevi il cuore in pace, le squadre invitate saranno Colombia, Iam, Mtn se la Katusha rimarrà fuori, il pensiero di Acquarone è chiaro e lo dimostra il Giro dello scorso anno, il più brutto della storia ma con telespettatori in notevole aumento e quindi + visibilità ecc. ecc. quindi ha ragione Acquarone lui deve vendere e far rendere il Giro...

concordo con maicol
28 dicembre 2012 16:45 mace
E' vero, la NetApp non ha fatto un brutto giro, anzi, meglio di qualcun'altro! Andate a rivedervi qualche tappa...la 6, o la 19, o la tappa di Assisi in cui Huzarski non ha certo sfigurato, arrivando 2°. E non solo quelle. Anche Barta ha ottenuto un 2° posto in una tappa, se non sbaglio! il fatto è che siete partiti prevenuti nei confronti di questa squadra solo perchè per "colpa sua" Garzelli (...!!!) era rimasto fuori.Comunque sia, qualsiasi squadra venga invitata al Giro, qualcuno sarà scontento e qualcuno sarà contento. Impossibile accontentare tutti questi "professori" che vorrebbero decidere al posto di chi di dovere.

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