IL MATTINO. Armstrong e la solitudine degli uomini primi

| 18/10/2012 | 17:33
Lance Armstrong ha offerto ieri un estremo, ed inatteso, riverbero di classe, a quanti nell'universo intero, non solo a pedali, hanno amato per anni la sua figura di ciclista e di uomo.
La sua rinuncia alla presidenza della Lance Armstrong Foundation, la Associazione da lui creata per promuovere nel mondo la lotta al cancro, appare, al di là dei sospetti di dietrologia che in questo caso sentiamo peregrini, un gesto di forte carisma. Da rispettare, con riserva, quantomeno. Il campione texano dei 7 Tour vinti consecutivamente e che verosimilmente andranno molto presto annullati dall' UCI per le denunce e le testimonianze di doping dell' USADA, con questa presa di coscienza sembra voler dividere il suo ruolo di un Armstrong ciclista vincente che si è perduto, da quello di un Lance uomo malato che si è a suo tempo ritrovato. Senza retorica.
E con la sua dimissione da un ruolo di vertice formale viene a difendere il valore assoluto della stessa Fondazione: da lui creata, certo, dopo aver sconfitto la sua malattia nel '96, ma che con i suoi errori di sportivo nulla ha a che vedere, e che a causa di questi non deve pagare un calo di immagine o di credibilità, ci sembra di leggere come messaggio fra le righe del suo congedo. Un Tour si può anche perdere, un malato non si deve...
Lontani da un buonismo di occasione, vogliamo credere, come tanti, che Lance Armstrong si sia realmente defilato per consentire a chi nella lotta al cancro si impegna e ci investe di poterlo continuare a fare con serenità, senza l' ambiguità della sua discussa presenza. Senza doping.
Lui, il fondatore di Livestrong, l' ideatore di quel braccialetto giallo di caucciù da one dollar che in tanti - noi compresi - continuano ad indossare al polso come cifra di solidale sensibilità, ha rinvigorito con questo commiato la sua lezione, senza parzialità, nel trovare fondi e contributi nella ricerca sul cancro, appunto.
'Not only bike', non solo ciclismo, in accordo al titolo della sua biografia  pubblicata nel 2000, ed imperniata sulla sua malattia e sulla ripresa del contatto con il quotidiano e con lo sport. E da ieri c' è ancora tanto meno riscontro per il ciclismo, nella vita personale e nella vicenda sportiva di Armstrong, al fondo di una Odissea dall' epilogo non proprio scontato.
Sbugiardato dai suoi luogotenenti, con l' ultimo, Leipheimer appena licenziato dall' Omega, additato come mefistofelico ideatore del più perverso sistema di doping di squadra che il ciclismo abbia conosciuto, tanto da far riguardare come dilettanti quelli della Festina nel '98, Armstrong è stato abbandonato, intanto, ieri, anche dal suo main sponsor, la Nike. 'In seguito alla presentazione di prove apparentemente indiscutibili del fatto che Lance Armstrong ha fatto ricorso a prodotti dopanti e ingannato Nike per oltre dieci anni, è con grande tristezza che siamo costretto ad interrompere il nostro contratto con lui. Nike non approva in alcun modo l'uso di dostanze atte a migliorare le  prestazioni in modo fraudolento', come recita il comunicato.
Armstrong si staglia così più solo: non più al comando nè dei Tour, nè della Fondazione.
Resta con la solitudine degli uomini primi. Ma tirando il sipario sulla sua figura, ci auguriamo lo abbia animato solo - non altro - la memoria di quei ragazzini con cui aveva condiviso la malattia, nella Oncologia di Austin. E che,  a differenza sua, non ce l' avrebbero fatta.
 
Gian Paolo Porreca
da 'Il Mattino', 18 ottobre 2012  

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COMMENTI
19 ottobre 2012 05:02 geom54
..... la solitudine degli uomini primi ..... è tanto più grande se gli altri convivono a volte con l'ipocrisia;
sono convinto che la persona, l'AmeriKano, manifesti tutta la sua sincerità nel ricordo dei ragazzini allora suoi piccoli compagni (AMICI) di malattia;
PORRECA, mi spieghi meglio il significato della frase e del verbo che la sostiene, da Lei scritta a fine articolo: E che, a differenza sua, non ce l'AVREBBERO fatta.

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