MESTIERI DEL CICLISMO. Bontempi, Viviani e la pista

| 22/11/2011 | 15:06
Ieri sera, 21 Novembre, nello spettacolo del Velodromo di Montichiari, si è svolto il primo incontro dell’edizione 2011 dei Mestieri del Ciclismo organizzato dal Velodromo Fassa Bortolo di Montichiari e dalla Ciclistica Pompiano.
Il pubblico presente sugli spalti ha potuto partecipare ad un’interessante tavola rotonda a cui hanno preso parte Daniele Fiorin (tecnico del Velodromo), Guido Bontempi (Direttore Sportivo Astana), Elia Viviani (Professionista del Team Liquigas Cannondale), Roberto Salvadeo (esperto di tecnologie del ciclismo) ed Enrico De Angeli (esperto di ciclismo di ultradistanza).
Dopo il saluto delle autorità Piero Bregoli, che ha ricordato il lavoro del Velodromo come fiore all’occhiello dell’Italia, e Priscilla Bontempi, che ha centrato il saluto in particolare sul mondo amatoriale, scolastico e disabile, la parola è passata immediatamente a Daniele Fiorin, tecnico del Velodromo e di tante campionesse quali Maria Giulia Confalonieri e Chiara Vannucci: “La Pista fa benissimo all’attività su Strada, ti fa fare il salto di qualità; è importante attirare i bambini a fare la più multilaterale attività possibile valorizzando anche altre discipline sportive non solo ciclistiche: qualsiasi attività sportiva, infatti, porta degli insegnamenti”.
È stata poi la volta di Guido Bontempi, per due 2 Record del Mondo e 2 Argenti Mondiali in carriera proprio su Pista: “È molto importante stimolare i ragazzi all’attività su Pista, obbligarli non serve, anzi può servire solo a farla odiare. Devono poter venire a provare per capire come la Pista serve poi su tutti i terreni, in particolare a stare in gruppo quando non si devono toccare i freni”.
Il terzo relatore era, in un certo senso, il più atteso della serata, la sua stagione divisa tra l’attività su Strada e Pista gli ha fruttato numerose vittorie fino anche un’Argento ai Campionati del Mondo in Olanda a Marzo; Elia Viviani parla così della sua stagione: “La mia stagione è stata lunga e mi ha permesso di confermarmi nel professionismo: lunga, sì, ma programmata bene, ad Astana (in Coppa del Mondo) io stavo ancora bene, non ero stanco né fisicamente né mentalmente. È stata un’ottima stagione soprattutto perché sono andato ad ogni gara per vincere, per merito mio, della mia squadra, della nazionale e anche della mia famiglia. Io mi sono sempre ispirato al modello inglese e australiano, fin da juniores vedevo i miei coetanei inglesi e australiani come idoli e io ho solo cercato di riportare su di me quello che facevano loro. Ho come obiettivo le Olimpiadi di Londra 2012 su Pista anche perché sono realista, non potrei mai giocarmi un Olimpiade su Strada, non ancora”. Ha voluto poi porre l’accento sul ciclismo moderno: “La mia buona stagione è frutto di una programmazione, il ciclismo moderno è questo, e tutti dobbiamo aprirci a questo. Programmazione e cura dei dettagli come possono essere le tecnologie su abbigliamento e mezzi”.
Quello di Elia Viviani è un passaggio di testimone perfetto per Roberto Salvadeo, esperto di nuove tecnologie per Beltrami: insieme a lui si è discusso del monopolio del carbonio, a cominciare dalle biciclette dopo i primi anni di incertezza sulla rigidità, dell’importanza, ormai sempre più elevata, degli studi sulle parti rotanti (come i cerchi) e dei dettagli che fanno la differenza come possono essere i pedali speedplay che permettono al piede di stare molto vicino al pedale. Come per il ciclismo pedalato anche nello studio dei materiali esistono nazioni più avanzate di altre: “Le nazioni leader nella ricerca e nello sviluppo dei materiali sono ancora quelle anglosassoni e in particolare l’Australia, loro sono abituati a passare mesi a testare i materiali nuovi soprattutto in Pista dove le condizioni non sono modificate da agenti esterni come vento e pioggia”.
L’ultimo intervento della serata è sicuramente stato il più curioso, il relatore era, infatti, Enrico De Angeli uno specialista dell’ultra distanza che si è cimentato nella Race Across America, una corsa di 4980 km dal Pacifico fino all’Atlantico in poco più di 9 giorni, pedalando per 22 ore al giorno: “L’ostacolo più grande in queste gare nostop non è la privazione del sonno, ma l’alimentazione. Un’alimentazione per 20-22 ore di sforzo non può basarsi sull’integrazione alimentare. La Race Across America è una corsa estremamente impegnativa, per partecipare occorre prima qualificarsi, serve inoltre un equipaggio di 12 persone, almeno 2 auto e un camper oltre che notevoli costi, anche fino a 35.000 euro”.
La serata si è conclusa con un interessante dibattito sulla crescita del settore Pista dopo di che sono stati rinnovati gli inviti per il secondo incontro sui Mestieri del Ciclismo che si terrà nell’Auditorium di Pompiano (Brescia) Lunedì 28 Novembre e a cui prenderà parte anche il Dottor Simonetto.
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