
Tra le protagoniste del Tour de France Femmes che si è concluso domenica con la vittoria di Pauline Ferrand-Prévot è d’obbligo inserire anche Kim Le Court. La mauriziana della AG Insurance - Soudal Team ha vinto la tappa di Guéret ed indossato, prima atleta africana nella storia la maglia gialla, rimanendo in testa alla classifica generale per quattro giorni. La grande prestazione della 29enne di Curepipe ha suscitato molto interesse e animato i connazionali di Kim che, sull’isola e fuori dai confini del Paese, hanno fatto il tifo per lei. Per conoscere maggiormente il movimento ciclistico dell’Ile Maurice, tuttobiciweb ha intervistato Michel Mayer, presidente della federazione mauriziana.
Presidente Mayer buongiorno e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Ci racconta le emozioni che ha provato vedendo ciò che Kim Le Court è riuscita a fare al Tour?
«Tutta l’Isola in questi giorni ha trattenuto il fiato e seguito il Tour de France, Kim ha fatto davvero qualcosa di grande. È una combattiva, non si arrende mai ed è arrivata dove voleva arrivare. Siamo tutti molto fieri di lei. Siamo molto fieri anche di quello che le gesta di Kim hanno scatenato in tutta la nazione, per farvi capire la pagina facebook della federazione mauriziana ha avuto più di un milione di visualizzazioni solo in questi giorni».
Le Court ha fatto la storia dell’Ile Maurice ma anche del continente africano.
«Certamente, e posso assicurarvi che tutti i cinquantadue membri della La Confédération Africaine de Cyclisme, fieri dei risultati e di ciò che Kim sta riuscendo ad ottenere».
Le imprese di Kim sono state raccontate anche dai giornali dell’Isola?
«Sì, assolutamente. Domenica sera sono stato anche al telegiornale nazionale per parlare di Kim e del ciclismo. Anche il Governo mauriziano e tutta la classe politica del nostro Paese ha seguito con attenzione quello che succedeva. Anche il Primo Ministro ha inviato dei messaggi personali a Kim per congratularsi».
Abbiamo visto che sabato i tifosi di Kim si sono radunati a Gros Bois per fare il tifo per lei.
«I genitori di Kim abitano in questo piccolo villaggio a sud dell’isola noto inizialmente per la coltivazione della canna da zucchero che ora sta diventando un centro residenziale. Qui ci sono davvero tanti giovani e da qualche anno ragazzi e ragazze si sono appassionati alla bicicletta e pedalano. Possiamo dire che si sta sviluppando una grande “comunità ciclistica”, sta diventando un villaggio di ciclisti! E questo è incoraggiante per tutto il movimento».
Nella penultima tappa Kim ha perso la maglia gialla e purtroppo è anche caduta in discesa ma ha dimostrato di non darsi mai per vinta. La tenacia è un tratto distintivo del popolo mauriziano?
«Credo che vada sottolineato il fatto che Kim si è messa al servizio di Sarah Gigante che è una scalatrice pura. Avrebbe potuto essere più “egoista” e dire alla squadra che era in forma per provare a vincere, aveva la maglia gialla. Ma non si è risparmiata, si è messa al servizio della compagna di squadra, rischiando in discesa e sacrificandosi. È questo il temperamento di Kim, ciò che la contraddistingue. Ha un grande spirito di squadra, è una guerriera e una professionista esemplare che non ha paura della fatica. I mauriziani sono dei grandi lavoratori».
Le Court ha dichiarato più volte di essere fiera di rappresentare l’Ile Maurice e si è augurata che i suoi risultati possano essere di ispirazione ad altre ragazze e ragazzi. I giovani mauriziani si stanno appassionando al ciclismo?
«Kim vuole essere una ambasciatrice del ciclismo e lo sport mauriziano. Mi auguro che quello che lei ha costruito e l’attenzione verso Maurice non sia un fuoco di paglia, spero che fra sei mesi tutto questo non sia dimenticato. La federazione mauriziana lavora per far crescere altri atleti e altre atlete come Kim, abbiamo diversi progetti per far crescere il ciclismo mauriziano. Faccio solo alcuni esempi: la sicurezza sulle strade, la creazione di corsie separate per chi va in bici, il miglioramento dello stato delle strade. E ancora la costruzione di un velodromo dove i giovani possano allenarsi in sicurezza ma anche un luogo potremmo organizzare delle gare. Vogliamo anche lavorare sulla Mountain bike che è una buona base di partenza per poi passare a correre su strada. Infine vogliamo far crescere il Tour dell’Isola, una gara 2.2 a livello internazionale UCI che consenta di farci conoscere, coinvolgere persone e turisti che vengano sull’isola. Per questo il ministero del turismo dovrebbe aiutarci. Sono sicuro che lavorando su questi tre fronti riusciremo ad attirare ancora più giovani e far crescere il nostro ciclismo».
Quanti tesserati ha la federazione mauriziana attualmente?
«Sfortunatamente non sono tantissimi, circa 300 tesserati in totale, una ventina di ragazze di cui 4 o 5 sono élite».
Organizzerete una festa per accogliere Kim al suo ritorno sull’Isola?
«Kimberley ha un obiettivo, i mondiali a Kigali e, da quello che so, farà un periodo in altura per preparare l’appuntamento iridato. Non credo che torni a Maurice a breve, ma tornerà alla fine della stagione e sicuramente organizzeremo qualcosa in quella occasione. Già dopo la vittoria alla Liegi Bastogne Liegi avevamo preparato una festa di ben tornata, ma dopo ciò che ha fatto al Tour de France l’accoglienza sarà grandiosa. Posso già dirlo, certamente ci saranno le autorità, i politici e le più alte cariche dello stato».
Il ciclismo mauriziano non è solo rappresentato da Kim Le Court, quest’anno anche Alexandre Mayer ha avuto un contratto per correre in Europa nella Professional Burgos Burpellet. Un altro orgoglio per Maurice?
«Alex è il primo mauriziano a far parte di una squadra professionistica. È riuscito a raggiungere l’obiettivo che aveva da diversi anni. Purtroppo il Covid e la pandemia hanno bloccato la sua carriera e lui, che è un grande lavoratore, ne ha approfittato per concludere gli studi. Ora sta vivendo questa opportunità con la Burgos, poi vedremo. Bisogna essere realisti, alla sua età (27 anni,ndr) è un po’ complicato che riesca a raggiungere i livelli più alti del ciclismo, anche perché sappiamo che nel ciclismo maschile il livello è davvero molto alto. L’augurio è che possa vivere pienamente questa esperienza».
Ci sono altri ciclisti mauriziani che corrono in squadre straniere?
«Sì, Aurelien de Comarmond corre per la Continental cinese The Hurricane & Thunder Cycling e sta facendo molto bene; lo Juniores Tristan Hardy fa parte di una equipe francese, ha grandi doti e la nostra speranza è che passi presto professionista. Tra le ragazze abbiamo Lucie Lagesse che fa parte di un club inglese ed è alla ricerca di un contratto da professionista. Posso però aggiungere una cosa?».
Prego.
«Da un paio d’anni, diversi ragazzi si stanno avvicinando al ciclismo. Abbiamo diversi atleti nelle categorie Cadets e Junior (Allievi e Juniores per usare la denominazione italiana ndr), credo proprio che avremo presto dei buoni corridori che andranno a gareggiare all’estero».
Magari anche in squadre italiane.
«Perché no, è possibile. L’Ile Maurice è piccola ma il nome della nostra nazione è riconosciuto. Siamo dei grandi lavoratori e, come accennavo prima, sappiamo lavorare in squadra e per il bene del gruppo. Queste caratteristiche potrebbero attirare delle squadre italiane».
Recentemente la squadra nazionale di Maurice è stata impegnata in Namibia al Windhoek Women Tour. Come è andata la trasferta?
«Per la prima volta in questa trasferta abbiamo creato una squadra mista con atlete mauriziane e di Reunion. Le ragazze sono andate molto bene: Lucie Lagesse ha conquistato il terzo posto nella prima tappa e la vittoria nella seconda, anche se una caduta a 15 chilometri dal traguardo dell’ultima tappa le ha fatto perdere terreno. Ma, oltre al risultato sportivo, ciò che è estremamente importante sottolineare è il grande spirito di squadra, la collaborazione e la coesione tra due isole. Questa unione di forze tra L’Ile Maurice e Reunion andrà certamente riproposta».
A livello organizzativo anche nel 2025 è in programma il Tour de Maurice, quando si correrà esattamente?
Sfortunatamente il Tour de Maurice non si svolgerà nel 2025 ma tornerà nel 2026. Nella pianificazione del calendario di quest’anno ci sono stati un po’ di spostamenti: per evitare la concomitanza con i campionati africani che avrebbero dovuto svolgersi in Congo ci era stato chiesto di modificare la data del nostro Tour e avevamo deciso di spostarlo in settembre ma poi ci siamo resi conto che non era la soluzione migliore: squadre e atleti sono impegnati in altre gare e altri progetti di preparazione anche in vista dei mondiali, quindi abbiamo fatto slittare la gara al prossimo anno. Sapete però quale è la questione vera ora?»
Ci dica.
Attualmente non sappiamo ancora quando si svolgeranno i campionati africani 2025 e in Africa attualmente non ci sono competizioni, questo si traduce in mancanza di possibilità di fare punti per la qualificazione degli atleti ai Mondiali in Ruanda; Maurice è al limite per la qualificazione di un solo atleta e nella nostra stessa situazione forse ci sono altre nazioni africane. È davvero un peccato, perché rischiamo di essere penalizzati rispetto a nazioni di altri continenti hanno possibilità di gareggiare. Ed è scoraggiante ancor di più avere i campionati del mondo in Africa ma nazioni africane penalizzate».
A proposito di Mondiali, come si sta preparando Maurice?
«Avremo una delegazione di tre Juniores e tra gli Elite faremo la staffetta mista con Alexandre Mayer, William Piat, Aurelien de Comarmond, Kim Le Court, Aurélie Halbwachs e Lucie Lagesse. Vogliamo fare bene proprio in questa specialitá».
Kim Le Court potrà essere protagonista nella gara su strada?
«Certamente, credo il percorso sia adatto a lei, e potrà certamente giocare un ruolo da protagonista. La supporteremo nel migliore dei modi, non vogliamo lasciare nulla al caso perché possa raggiungere l’obiettivo. Grazie al ministero dello sport e al nostro sponsor principale potremo garantirle la migliore sistemazione e il migliore trattamento. Ci saranno delle inevitabili differenze con il resto della rappresentativa nazionale, lo abbiamo chiarito, è stato accettato e compreso da tutti ma comprese e accettate da tutti. È una occasione troppo importante, la corsa in linea è il suo obiettivo e per questo Kim potrà contare sul suo staff che si focalizzerà solo su di lei. Il resto della delegazione sarà seguito da un nostro direttore sportivo con un paio di collaboratori».
Siamo in conclusione. Vuole rivolgere un messaggio agli appassionati di ciclismo italiani e europei per far conoscere ancora maggiormente il movimento ciclistico mauriziano?
«Certo. A L’Ile Maurice abbiamo la base del movimento ciclistico, ma per crescere e migliorare ciò che facciamo c’è bisogno di confrontarsi con il mondo: andare a correre in Francia, in Italia e nei paesi dove si “corre” spalla a spalla con 200 corridori. Bisogna fare esperienza. Fortunatamente riusciamo due volte l’anno a mandare qualche atleta delle categorie giovanili in Francia. Lo ripeto, perché non pensare anche all’Italia? Se ci sono squadre strutturate che possono accogliere alcuni dei nostri ragazzi ben venga. Noi siamo molto limitati a livello finanziario, facciamo il possibile col supporto del nostro sponsor MCB e del ministero dello sport ma la voglia di crescere non ci manca».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.