EUROPEI DERNY. A Montichiari la sfida «dei coleotteri a pedali»
| 12/11/2011 | 10:05 I più grandi coleotteri che si possano immaginare: lenticolari,
rumorosi, mostruosi. Così antichi da sembrare preistorici, o forse così
avveniristici da rivelarsi fantascientifici. E così giganteschi da
appartenere al «Libro Guinness dei primati». E così ciclopici da avere
addirittura quattro ruote, perdipiù in linea: le prime due motorizzate,
le altre due pedalate. Padellone Oggi, nel velodromo Fassa Bortolo
di Montichiari (Brescia, 250 metri), qualificazioni alle 11, finale
alle 19 (diretta su RaiSport2), va in pista il campionato europeo dei
derny, i più grandi coleotteri — motorizzati e pedalati — che si
possano immaginare. La perfetta simbiosi e osmosi fra moto e bici, fra
allenatore e corridore, fra velocità e vento, fra scacchi e ciclismo.
Davanti l'allenatore sulla moto: leggera, scheletrica, da 80 cc,
monomarcia, due tempi (va a miscela benzina-olio), pedali (un
«padellone» anteriore fino a 75 denti, un pignone dietro fino a 12) e
un parafango carenato posteriore. Dietro il corridore sulla bici: uno
che ha il gusto di girare (20 km, 80 giri, per le qualificazioni a 6;
30 km, 120 giri, per la finale a 8) a 70 all'ora, di giocare a
battaglia navale o spaziale però a forza di pedali, di trasformare un
carosello medievale in un videogioco elettronico.
Chiappe
Derny era il cognome di un certo Roger, un parigino — un meccanico che
si applicava in entomologia, o forse un entomologo che si cimentava in
meccanica — che con i figli preparava queste speciali motorette per una
gara unica nel suo genere: la Bordeaux-Parigi, 560 km, partenza nel
cuore della notte, prima parte in bici, seconda dietro derny, prima
edizione nel 1891 (poco più di 26 ore e mezza), ultima nel 1988 (circa
14 ore). Una folle avventura. E due chiappe in fiamme.
Arte In
pista, il derny è un'arte. E l'artista è proprio l'allenatore: la sua
posizione serve a tagliare l'aria al corridore e dirottarla sugli
avversari. L'allenatore ideale — dicono — dovrebbe avere braccia e
gambe corte, busto lungo, senso della posizione, colpo d'occhio,
sensibilità e complice intesa con il proprio atleta. Questione di
tecnica e tattica, forza e resistenza, ma anche di brividi e
spettacolo. Il corridore deve capire la posizione giusta: e scivola, a
destra e a sinistra, dietro il derny finché la trova. Per aiutarsi, c'è
anche un particolare test: si sputa sulla schiena dell'allenatore, poi
si vede da che parte scivola la saliva. Proprio come fanno certi
coleotteri.
da «La Gazzetta dello Sport» del 12 novembre a firma Marco Pastonesi
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