GIRO D'ITALIA. L'Alpe di Pampeago due volte

| 30/09/2011 | 09:32
CONFERMATA ufficialmente dalla stessa Rcs la super-tappa di sabato 26 maggio con Tonale, Mortirolo e arrivo sullo Stelvio (chiediamo venia  
per l’errore sulla località di partenza da noi anticipata: è stata scelta Caldes in luogo della più lontana Cavalese, ma poco cambia...), proviamo ora ad anticipare ciò che accadrà 24 ore prima, nella frazione di venerdì 25, che promette di essere un’altra giornata di grandissimo ciclismo. Perché gli organizzatori, dopo aver studiato un arrivo in vetta allo Stelvio su uno sterrato che porterebbe i corridori oltre i 2800 metri (lo ribadiamo: se non dovesse essere realizzato, sarà soltanto per motivi logistici, ma a noi risulta che il progetto sia ancora in piedi...) per il giorno prima potrebbero realizzare un’altra chicca senza precedenti: la doppia scalata dell’Alpe di Pampeago!

BRIVIDI Andiamo con ordine: quella tappa di venerdì 25 maggio dovrebbe scattare da Treviso e terminare sulla montagna sulla quale il 3 giugno del 1999 Marco Pantani staccò tutti gli avversari prima di rivincere il giorno dopo a Madonna di Campiglio per poi essere escluso dalla corsa la mattina del 5 giugno, in seguito a un valore dell’ematocrito oltre la soglia consentita (quel Giro andò a Ivan Gotti). Sarà una giornata da brividi e di ricordi legati al Pirata, quella di venerdì 25 maggio. Perché da Treviso alla salita della Val di Fiemme, all’ombra del Latemar, i corridori dovrebbero percorrere la Valsugana attraverso Montebelluna e le colline di Valdobbiadene, quindi iniziare una salita di 23,4 chilometri. E’ il Manghen, affrontato dal versante più duro di Borgo Valsugana. La pendenza media è del 7%, anche se gli ultimi 7 chilometri sono quelli più impegnativi con una media del 9.5% e massima del 15%.

MANGHEN L’impervia strada che collega la Valsugana alla Val di Fiemme fu aperta al traffico nell’estate del 1958 e ripercorre il tracciato di una vecchia rotabile militare che saliva fino ai 2.043 del Passo. Durante la prima guerra mondiale transitava lassù la linea di fronte e ai caduti di tutte le guerre venne dedicata una grotta inaugurata nel 1976, lo stesso anno del primo passaggio del Giro d’Italia. All’epoca ancora sterrato, il tracciato fu affrontato nel corso della tappa Vigo di Fassa-Terme di Comano che venne vinta da Luciano Conati, mentre il primo dominatore del Manghen fu lo spagnolo Prieto. Ormai asfaltato, fu teatro dei Giri del 1996 e 1999, con grandi protagonisti Mariano Piccoli e Marco Pantani. La salita è dura perché lunghissima, con un dislivello di 1.658 metri. La discesa verso Molina di Fiemme misura 16,4 km al 7,5% che non consentono grandi recuperi, come testimoniò il tentativo improduttivo del Falco Paolo Savoldelli al Giro del 1999, alla caccia di Pantani.

FIEMME Dal Manghen, come detto, si scenderà verso Molina di Fiemme, attraverso una strada bellissima che comprende un primo tratto di tornanti e un secondo di fittissima vegetazione in mezzo al bosco. Da Molina si risale verso Cavalese, quindi si volta a destra per Tesero - teatro dello sci di fondo e sede dei Mondiali del 2013 - e da qui s’inizia a risalire per l’Alpe di Pampeago. Questa arcigna ascesa fiemmese è stata teatro quattro volte di arrivi al Giro d’Italia: nel ‘98 vinse Pavel Tonkov, con Marco Pantani in maglia rosa; l’anno successivo apoteosi dello stesso Pirata, che come detto dominò invano anche il giorno successivo a Madonna di Campiglio; nel 2003 fu Gilberto Simoni a imporsi mentre nel 2008 toccò al piccolo grimpeur Emanuele Sella.

RADDOPPIO La Rcs ha studiato un bellissimo finale a effetto: salire due volte a Pampeago. Sarebbe davvero un epilogo spettacolare, perché si tratta di una salita arcigna di 7.650 metri cui dovrebbe aggiungersi dopo il primo passaggio un altro tratto attualmente da asfaltare. Anche la discesa che collega la vetta con la Val d’Ega presenta un settore tuttora di strada bianca, per cui la realizzazione del progetto passa proprio attraverso la disponibilità delle autorità altoatesine (ancora scottate da una vecchia abolizione di plan de Corones....), mentre quelle trentine della Val di Fiemme si sono dette entusiaste. Se la cosa andasse in porto, si passerebbe una prima volta davanti alla partenza degli impianti sciistici, proseguendo verso il Passo vero e proprio, raggiungendo il rifugio Zischgalm, quindi scendendo verso Nova Ponente e da qui risalendo al Passo di Lavazé (otto chilometri di salita, con una punta all’11,5%). Nuova discesa sino a raggiungere il bivio verso sinistra da cui poi ci si ricollega alla salita verso Pampeago, ma questa volta prendendo la stessa dall’inizio del tratto più duro, vale a dire nel prospetto  degli ultimi 4.600 metri, con l’arrivo sistemato nel punto classico, poco dopo la galleria. Lo ripetiamo: anche questo progetto, come quello dello sterrato chiamato Stelvio-Bis, è in fase di realizzazione. Sarano decisive le prossime riunioni sportivo-politiche.

da «Tuttosport» del 30 settembre a firma Paolo Viberti

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COMMENTI
Azz..........!!!
30 settembre 2011 10:39 memeo68
Chiamare la salita di Pampeago "arcigna" è un eufemismo, è dura da morire e fatta 1 volta e mezza (il secondo passaggio si imboccherebbe da Stava e da lì se ne taglia metà)diventerebbe forse troppo. Questa estate in valle si era parlato di fare un solo passaggio salendo al passo dove ormai di sterrato ve ne è più poco ed arrivare ad Obereggen, basterebbe già. E poi non si era parlato di fare un giro più umano?

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