Il provvedimento, decisamente condivisibile, ripropone in forma più lieve quanto previsto, ad esempio, dal Comitato Olimpico Britannico che sin dal 1992 ha deciso di escludere a vita gli atleti squalificati per una colpa grave in materia di doping.
La decisione del CIO ha trovato molti sostenitori ma anche critici che basano le loro proteste sul fatto che si tratterebbe di una seconda punizione per una infrazione già sanzionata mentre i sostenitori parlano non di punizione di semplicemente di non eliggibilità.
In vista delle Olimpiadi di Londra ci si attende un uragano di ricorsi al TAS, il Tribunale Amministrativo Sportivo, di Losanna, l'organismo indipendente che nei prossimi giorni si dovrà pronunciare sul caso Contador. I casi sono molti e oltre alle situazioni lineari con squalifiche nel corso del quadriennio, vi sono anche situazioni più complesse e discutibili come quelle relative agli atleti trovati colpevoli tra giugno e agosto 2008 che, di fatto, rischiano l'esclusione da due edizioni delle Olimpiadi.
Un caso è quello della nuotatrice statunitense Jessica Hardy, squalificata per uso di clenbuterolo ai Trials americani ad inizio luglio 2008 ed esclusa dalle Olimpiadi di Pechino; caso del tutto analogo è quello della ciclista azzurra Marta Bastianelli, trovata positiva il 5 luglio 2008 alla fenfluramina e squalificata per due anni.
Al fine di evitare una pioggia di ricorsi individuali che peraltro avrebbero potuto avere luogo solo dopo la qualificazione di un atleta "soggetto" alla regola alterando tutti i sistemi di selezione, il CIO e il Comitato Olimpico Statunitense hanno rischiesto al TAS un pronunciamento che, sebbene richiesto per il caso Hardy, sarà di contenuto generale al fine di fare giursiprudenza in materia.
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