I VOTI DEL DIRETTORE. Petacchi eterno, Cavendish isterico
| 08/05/2011 | 18:59 di Pier Augusto Stagi -
PETACCHI. 10. Dieci ad Alessandro, dieci a Hondo, dieci a Damiani, Maini e a tutta la Lampre. Nel finale, dopo la lunga fuga di Lang, scatta Giordani e Righi è lesto ad inserirsi nella fuga. La Lampre si sistema. Petacchi può pensare alla volata. Gli ultimi 450 metri sono da manuale dello sprint: Hondo pilota lo spezzino a regola d’arte, il resto lo fa l’artista delle volate: Alessandro Petacchi, che coglie la sua 22° vittoria di tappa al Giro, che sarebbero 27 con quelle del Giro 2007 tolte per quella positività al Ventolin. Eterno.
CAVENDISH. 4. Perde per pochi centimetri, perché dorme. E’ molto, troppo isolato e sicuro di sé: per questo perde. Pensa di poter fare tutto da solo: cura Petacchi mettendosi alle sue spalle e a fatica lo affianca. Reclama platealmente per una impercettibile sbandata di Ale-Jet, ma c’è poco da fare e soprattutto da dire: lo spezzino lo batte senza se e senza ma. Può una maglia rosa essere un premio di consolazione? Per Cavendish sì.
LANG. 9. Scatta tutto solo dopo un chilometro di corsa. Lo riprendono dopo 220 chilometri di fuga solitaria e un vantaggio massimo di 19’36”. E’ la prima maglia verde del Giro: si fa un mazzo così. Applausi.
GIORDANI. 7. Finita la fuga di Lang, Leonardo ci prova con Bakelandts, Golas, Marzoli, Vorganov, Righi, Pineau e Rovny. Gli otto guadagnano sullo slancio una trentina di secondi, ma ai – 8 il gruppo torna compatto. Ha il merito di provarci. Di tentare il colpo di mano. In una tappa che vive in pratica su tre scatti: Lang, Giordani, Petacchi.
PINOTTI. 10. Sereno come pochi, generoso come nessuno. In maglia rosa fora, si ferma e già che c’è si carica di borracce per i compagni di squadra. Campione di professionalità. Esempio.
NOCENTINI. 6. Corre con una dannata bronchite. Per lui la Alba-Parma diventa una sorta di Mortirolo. Tappa dura, durissima. Quasi impossibile. Ma Rinaldo, che ci ha abituato a ben altro, non si da per vinto e arriva al traguardo terzultimo, a 10’20” da Petacchi. Eroico.
FARRAR. 4. E’ il grande sconfitto di giornata insieme alla sua Garmin che in pratica si sobbarca tutto il peso delle operazioni finali. Poi, sul più bello, quando deve innestare la quarta, perde il trenno, perde le ruote, perde la tappa. Perde.
KATUSHA. 2. Dopo la crono di Torino avevo dato un 5 d’incoraggiamento al team diretto dal bravo Serge Parsani. Poi leggo la «La Zampata» di Mario Cipollini su «La Gazzetta dello Sport», che svela alcuni dettagli e mi si apre come d’incanto un nuovo mondo. Scrive il fuoriclasse toscano: «A Losada s’è abbassato il manubrio, ma la cosa più grave è capitata a Kuschynski, il perno della squadra russa, che ha rotto il pedale nei primi metri. Così ha dovuto cambiare il mezzo e ha corso con la bicicletta da strada». Ringraziamo Mario per le importanti precisazioni e mi complimento con il meccanico che ha preparato la bicicletta a Losada e soprattutto con il team di Andrea Tchmil, che con un budget stellare e progetti megagalattici, non ha in dotazione una bicicletta da crono di scorta. Complimenti davvero. Per questo da 5 scendo a 2.
Egr. Direttore, lo ha scritto Lei, mi permetto di sottolinearlo IO,ma quella positività di Petacchi del 2007, a mio parere, non lo rendono ETERNO, come lo definisce LEI, semmai lo rendono ETERNO con la macchiolina di VENTOLIN.
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