| 08/05/2011 | 17:19 di Angelo Costa - Bella vita, quella in rosa: lo dice soltanto chi non l’ha provata. Certo, mettersi la maglia del primato, anche solo una mezza giornata, e portarla a spasso lungo l’Italia fra la gente in festa, è un’emozione impagabile. Ma anche il mestiere di leader, come tutti quelli che sembrano invidiabili, ha il suo lato B: non necessariamente inteso come didietro. Prendi Pinotti: sovrapponendo il rosa al suo tricolore, fa un bel regalo a se stesso, ma ancor di più al Giro che sprizza patriottismo come non mai. Nel Giro dell’Unità d’Italia, nel giorno della sfilata degli alpini, un vincitore così è l’ideale. Come persona, prima ancora che come personaggio: uomo di specchiata onestà, da buon laureato sa anche mettere i congiuntivi in fila, quando parla e pure quando scrive per l’Eco di Bergamo. Uno così va sventolato ai quattro venti: invece, lo nascondono. Quando si presenta alla rituale conferenza stampa che aspetta il leader, trova la sala vuota: l’organizzazione, così tempestiva nel buttare i ciclisti giù dalla bici appena tagliato il traguardo per consegnarli sudati e sporchi alle telecamere, si dimentica clamorosamente di avvertire i giornalisti. ‘Ci sono rimasto male: speravo almeno che i miei ‘colleghi’ bergamaschi almeno una domanda venissero a farmela’, l’amarezza di Pinotti. Ci restano male anche i giornalisti, ai quali peraltro vien data una primizia: mai a una maglia rosa era stato riservato uno sfregio simile. E’ solo un episodio, ma serve a Pinotti per capire subito cosa nasconda l’altra faccia della vie en rose. Intanto la prima notte la trascorre a Sommariva Perno, località nemmeno ridente nella Provincia Granda: non sarà Parigi né Torino, ma pazienza, c’è da festeggiare. Ma peggio ancora è la sua prima giornata in rosa: tra Alba e Parma, deve fare un paio di pit stop perché si accorge di avere la ruota posteriore frenata. Quando si avvicina all’ammiraglia per chiedere soccorso, viene riempito di borracce: ‘Allungale tu ai compagni, vestito così ti riconosceranno subito’, gli dicono. Povero Pinotti, nemmeno 24 ore ed è già stanco di quella maglia: quest’anno è il simbolo dell’Unità d’Italia, ma togliendola a Parma ha festeggiato la Liberazione.
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